Elia parte in prima posizione. Il campione olimpico di Rio2016 dell'Omnium è lui. Il format è cambiato, lui arriva da due anni difficili e oggi non è il favorito. Questo ruolo lo ricopre Benjamin Thomas. Il francese sorride, Elia no. È concentrato, teso, nervoso.
Si inzia con lo Scratch. 40 giri. Elia parte in testa. Nella prima fase cura gli avversari più temibili. Quando a metà gara si rompe la corsa, non è pronto a seguire i primi, cerca allora di reagire a 10 giri dalla fine ma i 5 di testa ormai sono andati e riescono a prendere il giro. La prima prova se la aggiudica l'inglese Walls, davanti al francese Thomas, all'olandese van Schip, al kazako Zaharov e al danese Larsen. 13° posto per il nostro alfiere, che sicuramente avrebbe voluto partire meglio ma ci ha abituato a rimonte sorprendenti. È dura, ma continuo a dire a chi mi sta vicino in sala stampa che nel giro di qualche ora dovremo scrivere di una medaglia.
Dopo aver sciolto un po' le gambe sui rulli, è ora della Tempo race. Altri 40 giri. La prova più difficile per le caratteristiche di Elia, è come una corsa a punti in miniatura. In palio c'è un punto a giro per chi passa in testa. A metà gara il nostro alfiere conquista il giro che vale 20 punti insieme agli uomini più pericolosi: Larsen, Thomas, Walls e Van Schip. Quest'ultimo è tatticamente il più furbo, prima di completare la rimonta sul gruppo racimola più punti possibili. Elia chiude 8° e risale un paio di piazzamenti nella generale.
A metà gara passa in zona mista e ci conferma le nostre impressioni. «Sono partito male, sto inseguendo. Speriamo che l'eliminazione dia una bella svolta». Arriva l'Eliminazione, la sua prova. Mi scrive mio fratello Alfredo, che fino alla categoria Under23 in pista ha corso e ha vinto. Non ha la classe e il talento di Elia, ma è una vecchia volpe e tante volte ha primeggiato nelle prove di gruppo più per furbizia che forza. Lo aggiorno su come sta andando la gara e mi dice solo: «Non conosco nessuno più bravo di lui in questa prova». Nemmeno io. Elia non delude i fratelli De Maio, di cui potrebbe incarnare alla perfezione il motto “testa, cuore e gambe”, e tutti i fratelli d'Italia. Vince la prova di cui è maestro. Il messaggino che gli ha inviato la sua Elena, le parole del CT Marco Villa che non può guidarlo a bordo pista come di consueto, le urla del team manager Roberto Amadio e il suo carattere da campione creano la combinazione che ci serve per far svoltare questa corsa.
Per riuscirci bisogna prendere un giro nella corsa a punti. Elia lo sa, lo dice, lo fa. Nella gara che decide tutto getta il cuore oltre l'ostacolo, dimostra una gran gamba, corre con l'autorevolezza che ha tutto il diritto di dimostrare. Io mi godo la sua prova dalle tribune, in mezzo a quei ragazzi e ragazze che sono cresciuti seguendo la sua scia e ieri ci hanno regalato una giornata che non dimenticheremo mai. Quella che lui voleva vivere e che aveva preannunciato nella zona mista in Brasile cinque anni fa. Ganna analizza gli avversari, Lamon prevede le mosse di quelli contro cui ci giochiamo l'argento o il bronzo, Consonni fa i calcoli fino a tre giri dalla fine quando anche lui perde i conti. Anche se un volontario continua a sventolarci in faccia un cartello che ci invita a non urlare, continuiamo a farlo (anche chi è completamente senza voce come Vittoria Guazzini, l'ha finita ieri per incitare il quartetto) e dobbiamo farlo forte perchè Elia ci senta nonostante le mascherine e la distanza.
Tutti in piedi ad applaudire capitan Elia e ad imparare da lui l'ennesima lezione. Dopo una medaglia d'oro la strada non è tutta in discesa come può apparire: arrivano i soldi e la gloria, ma anche le pressioni, le aspettative, i dubbi di non essere in grado di ripetersi. Anche i più grandi possono vacillare, ma stringendo i denti e facendosi affiancare dalle persone giuste trionferanno, di nuovo. Elia accarezza la sua medaglia di bronzo, non luccica come quella di Rio ma i suoi occhi sì. E anche i nostri, che hanno ammirato un'altra giornata memorabile.
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