Oggi è stata una giornata da emozioni forti a Izu, domani lo sarà anche di più. Gli azzurri hanno fatto registrare il nuovo record del mondo dell'inseguimento a squadre e tra qualche ora si giocheranno la finale per la medaglia d'oro.
Al termine di 3'42"307 da sballo, volati via a 64,775 km/h, la curva tricolore impazzisce di gioia. Il presidente federale Cordiano Dagnoni sventola la bandiera, il team manager delle squadre nazionali Roberto Amadio alza le braccia al cielo, il CT Marco Villa non riesce a trattenere le lacrime. Al box Italia per la verità piangono tutti, ma chi va avanti per minuti più lunghi di quelli che equivalgono al nuovo record del mondo è Liam Bertazzo. La nostra riserva oggi ha messo piede sulla pista per portare la bici del compagno Simone Consonni, per abbracciare lui e gli altri fratelli azzurri dopo l'impresa che con loro insegue da anni deve attendere che scendano, con il fiato corto e le gambe piene di acido lattico.
Nel pianto genuino e ininterrotto di Liam è racchiusa la frustrazione per l'infortunio alla schiena che non gli ha permesso di conquistare un ambito posto tra i 4 in gara e, al tempo stesso, l'orgoglio di far parte di questa squadra che stagione dopo stagione è cresciuta in modo esponenziale. «Sono felice come se avessi pedalato con loro e spero che il futuro mi riservi altre occasioni. Ho provato un'emozione indescrivibile, sono cresciuto con questi ragazzi e sono felicissimo per quanto sono riusciti ad ottenere. Come spesso ci accade, eravamo in svantaggio, abbiamo recuperato, mettendoci il cuore. Domani dimostreremo ancora una volta di che pasta siamo fatti. Non sarà facile contro la Danimarca, ma io ci credo» ci racconta il 29enne veneto dopo essere riuscito a ricomporsi ed essersi scusato (non ce n'era bisogno) per averci fatto aspettare in zona mista. L'emozione è stata davvero forte e andava vissuta.
«Fare la riserva mi regala alti e bassi. Io ci tenevo tanto a gareggiare qui, ho fatto tutto quello che potevo per arrivarci nella migliore condizione possibile, ma mentre si disputavano i mondiali di Berlino 2020 ero in sala operatoria per colpa di un'ernia. Ho sofferto tanto, tenuto duro, ma avendo corso poco è andata così. Il CT ha fatto le sue scelte e, a conti fatti, sono state le migliori. Ad ogni modo sono qui con loro e sto vivendo quest'avventura intensamente. Quando parte la gara non capisco più niente, sono con loro comunque».
Oro o argento che sia, la medaglia che domani si metteranno al collo Filippo Ganna, Francesco Lamon, Jonathan Milan e Simone Consonni è frutto del lavoro e della dedizione di Liam come di quella di Michele Scartezzini, degli altri atleti e dello staff azzurro che ha lavorato per arrivare fino a questa finale olimpica. Sono 23 le persone che fanno parte del gruppo whatsapp chiamato “Chi non sopporta Villa”, creato nel gennaio 2016 dai ragazzi per prendere in giro affettuosamente il loro amato CT che li fa faticare non poco in allenamento, comprende lo stesso commissario tecnico, i corridori e il personale del gruppo pista della Nazionale Italiana. Tutti uniti anche quando distanti, come ora tra chi è in Giappone e chi palpita davanti alla tv da casa, tra un messaggino e l'altro. Sono pronta a scommettere che, oggi, ogni elemento di questo gruppo a vedere Marco esultare non è riuscito a trattenere la gioia in corpo. Come Liam, che già mi immagino quanto piangerà domani.
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