Ad applaudire Tom Pidcok oggi all'Izu Bike Park ho trovato Julien Absalon, il biker più di successo della storia della mountainbike. Le Roi, come è soprannominato per il suo parlmares sterminato e, finora ineguagliabile, è impegnato a Tokyo2020 con la tv francese e domani tiferà per la compagna Pauline Ferrand Prevot, tra le favorite per il cross country femminile.
In carriera Absalon ha conquistato la medaglia d'oro ad Atene 2004 e Pechino 2008, 5 titoli mondiali (Les Gets 2004, Livigno 2005, Rotorua 2006, Fort William 2007 e Hafjell 2014), 33 tappe e per 7 volte la classifica generale di Coppa del Mondo (2003, '06, '07, '08, '09, '14 e '16), 5 Campionati d'Europa (Lamosano 2006, Berna 2013, St. Wendel 2014, Alpago 2015 e Huskvarna 2016) e 14 titoli nazionali dal 2003 al 2016. Nessuno come lui, almeno finora.
Pidcock lo ha impressionato e, alla nostra richiesta di definirlo con una sola parola, non ha avuto dubbi nel battezzarlo come “fenomeno”. Basta e avanza per rappresentare un ragazzo che a 21 anni, alla prima partecipazione olimpica, ha centrato l'oro facendolo sembrare un gioco da ragazzi. «Si è fatto proprio un bel regalo di compleanno in anticipo» aggiunge Julien, che prima del via era in difficoltà a sbilanciarsi in un pronostico visto l'altissimo livello dei partenti, e casualmente abbiamo ritrovato a cena per un buon sushi.
Se Pidcock sorride sul gradino più alto del podio, tutti gli altri che hanno qualche anno in più e watt in meno di questo impressionante baby fenomeno hanno ben poco da stare sereni. Il più abbacchiato e dolorante dopo la gara di oggi è senz'altro Mathieu van der Poel, altro talento indiscusso, che solo pochi giorni fa ci commuoveva in maglia gialla al Tour de France. Mi è dispiaciuto moltissimo non poter assistere al duello preannunciato tra l'inglese e l'olandese, soprattutto per come è uscito di scena il secondo. Al primo salto MVDP non prende la necessaria velocità e sbaglia traiettoria in modo clamoroso, convinto di poter passare sulla passerella che era stata usata durante le prove per evitare di far correre rischi inutili agli atleti. Al di là del fatto che fosse giusto o meno inserirla per le prove e poi rimuoverla per la gara (era già accaduto al test event, che van der Poel non aveva disputato, ma personalmente non la trovo una grande idea, ndr), nella riunione dei team manager la comunicazione è stata chiara tanto è vero che nessun altro corridore ha commesso l'errore di Mathieu.
Vedo già che c'è chi scrive che Mirko Celestino dovrebbe dimettersi perchè i nostri azzurri non sono stati all'altezza delle aspettative, ma io mi chiedo: il CT dell'Olanda allora dove dovremmo spedirlo? La squadra orange, dopo il “suicidio” di ieri delle donne nella prova in linea, ha dimostrato tutti i suoi limiti dirigenziali anche oggi. Schierava uno dei favoriti assoluti che, a conti fatti, non conosceva un passaggio chiave del percorso. I problemi di comunicazione in Casa Olanda sono evidenti, sarà il caso che li risolvano prima di rimediare ossa rotte e crisi di nervi. Scivoloni come quelli degli ultimi due giorni non sono ammissibili. Siamo ai Giochi Olimpici, mica a giochi senza frontiere.
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