In occasione del suo primo successo in Coppa del Mondo da Elite, a Nove Mesto a metà maggio, Thomas Pidcock dichiarò: «Sono nato per correre in mtb». Non con il fare da sbruffone, ma con la gioia di chi realizza di essere davvero portato per quello che sta facendo. Oggi il 21enne britannico ha conquistato i suoi primi Giochi Olimpici dominando la prova cross country e confermando una volta di più di essere un fuoriclasse. Da oggi è il più giovane della storia della mtb a mettersi al collo la medaglia olimpica del metallo più prezioso.
«Per mantenermi calmo questa settimana mi dicevo che già partecipare alla sfida a cinque cerchi era un grande traguardo, riuscire a vincerla al primo colpo è il massimo. I Giochi Olimpici sono sconfinati, vanno al di là del mondo delle due ruote e dello sport. Hai tutto un paese alle spalle, l'orgoglio nazionale a spingerti e ti fanno conoscere a livello internazionale» racconta ai giornalisti presenti a Izu ammaliati dalla sua prestazione.
Gli chiedono della caduta di Mathieu van der Poel e se gli è dispiaciuto non averlo potuto sfidare alla pari fino alla fine. Il ragazzino risponde deciso: «Beh, Mathieu era in gara. Ha commesso un errore. Quando ho visto che prendeva così lento il salto (l'olandese viaggiava a 21 km/h, come dimostra la foto scattata al momento giusto e al posto giusto dal nostro fotografo Luca Bettini, ndr) ho rallentato per lasciare un po' di spazio tra me e lui perchè sapevo non sarebbe andata a finire bene. Sembrava quasi non si fosse accorto che non c'era la passerella, io lo sapevo, non so lui. Ha commesso un errore, le cadute fanno parte del gioco. Ovviamente spero non si sia fatto troppo male e di ritrovarlo in gara, magari già all'ultima prova di Coppa del Mondo a Snowshoe, in America, a settembre».
E pensare che il suo avvicinamento a Tokyo2020 non è stato ideale: è caduto il 31 maggio mentre si stava allenando ad Andorra su strada e il 2 giugno è stato sottoposto a un'operazione per ridurre la frattura della clavicola, rotta in 5 punti. Dopo 6 giorni era già in bici e postava video in cui faceva le flessioni. «La spalla sta bene, mi da fastidio solo quando indosso uno zaino e mi batte dove ho rotto l'osso. Per il resto penso di aver dimostrato di essere in ottima condizione e di essermi messo alle spalle la sfortuna». In questa stagione per il fuoristrada ha usato una BMC camuffata perchè Pinarello non ha ancora in catalogo una gamma mtb, alla quale sta lavorando proprio con il talento inglese.
Pidcock è un talento multiforme, davanti a sé ha infinite possibilità per il futuro. Ha l'imbarazzo della scelta: potrebbe continuare con la mtb, puntare alla strada, per eccellere tanto nelle prove in linea che nelle grandi corse a tappe, cimentarsi nel ciclocross in cui è un numero 1. «In calendario per quest'anno ho ancora la Vuelta di Spagna, ma ora lasciatemi godere questa medaglia. Sono stati giorni molto stressanti, adesso voglio tornare a casa e festeggiare il mio compleanno (il 30 luglio, ndr) con la mia famiglia e gli amici che oggi si sono svegliati presto per tifarmi».
Da Natale in poi dovrebbe cimentarsi nel ciclocross e l'anno prossimo puntare al mondiale di mtb oltre a inseguire altri risultati importanti su strada con il Team Ineos Grenadiers. Come MVDP e Wout van Aert non ritiene sia arrivato il momento di scegliere e, giustamente, visto che è vincente in tante discipline vuole continuare a tenere aperte diverse porte. «Il tempo è dalla mia parte. Visto i risultati che sto ottenendo direi che sono sulla strada giusta» conclude saggiamente, prima di rivelarci un desiderio glamour. «Voglio una bici dorata e farla sbrilluccicare in giro».
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