
Se ne facciamo una questione di allargare gli orizzonti, la Burgos Burpellet BH è probabilmente tra le compagini professionistiche che più ha applicato questo principio nel comporre i propri roster nelle ultime stagioni. Più di alcune concorrenti, sia a livello World Tour che ProTeam, la formazione spagnola recentemente non si è limitata a innestare il proprio organico con soli elementi spagnoli (o provenienti comunque da contesti dalla forte tradizione a pedali) ma ha guardato altrove, scandagliando luoghi e latitudini dove il ciclismo ricopre un ruolo secondario (se non decisamente marginale) e aprendo così, con un approccio per certi versi pionieristico, i confini del professionismo a nuove realtà.
Lo dimostrano i passaggi in maglia rosa-viola del monegasco Victor Langellotti (ora alla Ineos-Grenadiers), del campione di Mongolia 2023 Jambaljamts Sainbayar, dell’uruguaiano Eric Fagúndez, del greco Georgios Bouglas e del guatemalteco Sergio Geovani Chumil. Quest’ultimo, in particolare, è passato recentemente alla cronaca per essere stato il solo in grado d’interrompere il dominio di Derek Gee e Magnus Cort all’ultima O Gran Camiño vincendo in un serrato testa a testa proprio col canadese della Israel Premier Tech la tappa regina della corsa iberica.
Tale vittoria, definita a caldo dallo stesso corridore come “la più importante della carriera”, non ha tardato a produrre conseguenze positive per il giovane classe 2000 di Tecpán che, qualche giorno dopo l’affermazione in terra galiziana, ha messo la firma sul rinnovo del contratto fino al 2027 dando così una reale svolta alla sua parabola (e ai suoi sogni) nel professionismo ma anche alla sua vita.
E, a proposito di vita, il sorprendente trionfo alla O Gran Camiño ci ha spinto a conoscere un po’ meglio questo corridore dal sorriso coinvolgente e dai toni pacati che, sebbene risultasse ignoto ai più, in realtà, come dimostra la vittoria nella frazione più impegnativa dell’ultima Volta a Portugal, qualche segno delle sue buone qualità lo avevo già dato l’anno scorso alla sua prima esperienza tra i grandi del pedale.
Avvicinandolo di persona, Sergio dunque ci ha raccontato di come sia arrivato a correre per gradi in una nazione che non ha nelle ruote il suo principale focus sportivo: “Ho iniziato ad andare in bici grazie a un amico. All'inizio uscivamo a pedalare così, per puro piacere, poi a poco a poco mi sono appassionato sempre più finché non ho iniziato a frequentare un’organizzazione sportiva in Guatemala che mi ha permesso di migliorare gradualmente. Purtroppo, a dire il vero, nel mio Paese il sostegno al ciclismo è molto scarso e non pensavo che sarei diventato un professionista ma, grazie a Dio, adesso sono qui e sto sfruttando questa opportunità”.
Un’opportunità che Sergio, dopo essersi laureato vicecampione nazionale a livello élite a 20 anni, si è guadagnato trasferendosi in Spagna nel 2022 per correre coi colori dell’Equipo Cortizo, la formazione giovanile affiliata alla Burgos. Con essa, il primo anno Chumil ha ottenuto il 2° posto nella prova di Copa de España a Vigo e il 5° nella Volta a Portugal de Futuro mostrando lampi di quelle qualità che, la stagione successiva, gli hanno permesso di fare ancora meglio conquistando prima, in Guatemala, tre tappe e la generale della Vuelta al Altiplano Marquense e il 4° posto della Vuelta Bantrab, poi, in terra iberica, la gara di Copa de España a Vigo, la seconda frazione della Vuelta a Navarra e la generale (con annessa vittoria di tappa) della Vuelta a Zamora. Spinto da questa serie di risultati, a inizio agosto 2023 il management della Burgos Burpellet BH si è convinto a fargli fare il grande salto offrendogli un contratto biennale che, una volta firmato, ha reso Chumil il primo guatemalteco di sempre a sbarcare tra i professionisti, un traguardo storico il cui raggiungimento non ha placato minimamente la voglia di mettersi in mostra ed esplorare i propri limiti del ragazzo.
Nel 2024, una volta conseguito il titolo nazionale in linea, Chumil non ha tardato ad alzare per la prima volta le braccia al cielo da pro’ nel Vecchio Continente imponendosi sul traguardo in salita di Torre, un successo che forse, per la limitata risonanza della corsa portoghese unita all’assenza di formazioni World Tour e rivali di grido, non è stato accolto con eccessivo clamore mediatico ma che, certamente, ha evidenziato quelle due doti che poi, lo scorso 1° marzo a O Cebreiro, gli hanno consentito di esultare nuovamente davanti a Derek Gee a un parterre di rivali parecchio più qualificato: resistenza in salita e spunto veloce.
Le stesse, forse non a caso, di uno dei corridori che Sergio ha ammirato e seguito con più trasporto prima di assaggiare il mondo dei professionisti ovvero Alejandro Valverde: “Quando ero più piccolo in TV guardavo lui, ma anche Alberto Contador, Chris Froome e, tra i latinoamericani, Nairo Quintana, che è stato ed è un grande corridore. Qui ho avuto addirittura l'opportunità di gareggiare con alcuni di loro (Quintana, ndr) qualche volta”. E come loro spera di ritagliarsi il proprio spazio al livello di sopra, tramutando così in realtà quello che è diventato il suo secondo sogno dopo l’approdo al professionismo: “Entrare in una squadra del World Tour. È uno dei miei sogni più grandi, non importa quale sia la squadra”.
Molto in questo senso passerà dalla sua “fame”, dalla sua capacità di crescere interiorizzando i consigli che gli verranno dati e chiaramente, in un ciclismo sempre più legato a punti UCI e prestazioni, dai risultati che egli saprà conseguire capitalizzando le opportunità che la strada gli regalerà. A Sergio, quindi, toccherà farsi trovare pronto e per esserlo, considerando quanto ottenuto finora, verosimilmente continuerà a fare la spola tra casa sua, in Guatemala, e la sua residenza spagnola.
“È molto bello pedalare in Guatemala, mi piace allenarmi nella mia terra. Vivo ad un’altitudine di 2.500 metri e per me è fantastico. Credo personalmente che sia meglio potermi preparare a casa per arrivare qui in Europa nelle migliori condizioni: è così, ad esempio, che ho fatto per la O Gran Camiño. Quando sono in Spagna, vivo all'Hotel Ciudad de Burgos e mi alleno nei dintorni della città. Il clima? Fa parecchio freddo ed è molto ventoso e questo non semplifica le cose”.
Le condizioni atmosferiche spesso non amichevoli del nord della Spagna però non hanno fermato Chumil che, mosso dai propri sogni, ha continuato (e continuerà) a lavorare per diventare un corridore migliore: “Penso che il ciclismo, alla fine, sia una questione d’imparare ogni giorno qualcosa e a me piace apprendere cose nuove. Voglio migliorare in diversi aspetti ed essere un po' più professionale ogni giorno”.
Una predisposizione questa che potrebbe, allo stesso tempo, condurre Chumil molto lontano e avvicinare nuova gente del suo Paese e del Centro America, ispirata da questo esempio, a farsi incantare dalla bicicletta e dal suo variegato universo.
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