
Si sente un eroe, perché sfida i giganti. Bruno Reverberi è uno dei grandi animatori del ciclismo nazionale, uno di quelli ai quali andrebbe fatto un monumento, per quello che ancora riesce a fare con suo figlio Roberto e gli sponsor che non chiedono la luna, ma si accontentano di svolgere un’attività sportiva-sociale.
«Quello possiamo fare – dice a tuttobiciweb il capitano di lungo corso, 83 anni da compiere a metà agosto – è portare in giro un buon messaggio, di noi e dei nostri sponsor, che amano il ciclismo e hanno sposato il nostro progetto: puntare sui giovani, che però anno dopo anno diminuiscono a vista d’occhio. Appena qualcuno si palesa e dimostra d’avere qualche numero, va in una “Devo” e il discorso si chiude. L’assurdo è che stiamo vivendo forse il momento più bello di ciclismo da tanti anni, ma quello che deve preoccuparci è che la base si sta polverizzando. Siamo come un ghiacciaio: anno dopo anno si ritrae».
Sempre meno corridori, sempre meno qualità, in compenso i costi sono lievitati a dismisura. Prendiamo la Tirreno-Adriatico che si sta correndo in questi giorni: tra i ProTeam, la Uno X ha un budget di 19 milioni di euro; la Tudor di 25; la Q36.5 di 19. «In compenso noi della VF Group Bardiani CSF Faizané abbiamo un budget di 4 milioni, e la Polti Visit Malta di poco superiore (4,5), per non parlare della SolutionTech, che penso non arrivi a 2 e mezzo. Noi e Ivan Basso facciamo i miracoli – prosegue Bruno Reverberi -. Cerchiamo di fare il massimo con quello che abbiamo e cara grazia che ce l’abbiamo, ma è sempre più difficile per noi trattenere ragazzi di prospettiva, come per noi Pellizzari o per loro Piganzoli. La nostra attività ormai più che sportiva è sociale, teniamo i ragazzi lontani da brutti giri, incentiviamo il ciclismo e uno stile sano di vita, promuoviamo l’industria delle due ruote e una mobilità alternativa. Mettiamo in moto la bike-economy, ma chiaramente per noi diventa quasi impossibile vincere, perché i corridori vincenti li hai solo se riesci a trattenerli o a prenderli, come ha fatto la Q36.5 che si è assicurata Tom Pidcock garantendogli 4 milioni di euro a stagione. Ho letto con interesse l’intervista di Cristiano Gatti a Ivan Basso: chiaro che la sua è una provocazione. Dateci una mano e consumate ciò che noi proponiamo sulle maglie, ma questo significa anche dire una cosa semplice e chiara: per noi si è fatta durissima e restare sul mercato è diventato difficilissimo. Noi, Ivan Basso, Serge Parsani andiamo avanti, siamo pur sempre dei ciclisti, ma un dato è sotto gli occhi di tutti: se hai budget vinci, se non ce l’hai insegui».