
Beppe Martinelli taglia oggi il traguardo dei 70 anni. In una bella intervista concessa a Pietro Pisaneschi per il Corriere Brescia, il tecnico di Rovato ha raccontato emozioni e pensieri di una lunga carriera.
Ve ne proponiamo qualche estratto per rendere omaggio ad un personaggio che ha scritto tante pagine di storia.
LA FRASE. «Ho avuto veramente molta fortuna nel mio lavoro. Non mi rendo conto sia passato tutto questo tempo ma, forse, stare in mezzo ai giovani e in un mondo che ti piace, ha fatto sì che non me ne accorgessi».
OGGI. «Il ciclismo lo guardo in tv, anche tre corse in contemporanea: dalla San Geo non ho ancora perso una gara e la domenica vado a vedere i giovani».
L’INIZIO. «Partecipai alla prima edizione dei Giochi della Gioventù. A me in realtà piaceva l'atletica ed ero anche bravino. Poi un direttore sportivo del GS Europack mi disse di provare con il ciclismo. Iniziai così ad andare in bici. È stato l’inizio di una storia che mi ha portato ad essere professionista dal 1977 al 1985 dopo essere stato medaglia d'argento da dilettante ai Giochi di Montreal nel 1976».
I CAMPIONI. «In ammiraglia ho guidato Pantani, il corridore per cui ho gioito e sofferto più di tutti, Garzelli, Simoni, Cunego, Nibali, con il quale siamo andati sempre d'accordo in tutto e per tutto, e Aru».
LA SCELTA. «Quella di smettere è stata una mia scelta. Gli ultimi anni sono stati difficili, con pochi risultati. Lo ammetto: a me piace vincere. Ho fatto gli ultimi anni pensando alla logistica con mia figlia Francesca accanto: mi piaceva un sacco. Poi, quando lei ha scelto di andarsene alla Tudor, ho iniziato a maturare l'idea di smettere».
FANTASIA. «Nonostante strumenti e tecnologie, anche nel ciclismo moderno ho cercato di ritagliarmi un angolo di fantasia dove poter inventare qualcosa, ma ormai era diventato impossibile. La performance ha superato il direttore sportivo, contano di più preparatori e nutrizionisti».
ENTUSIASMO. «Il ciclismo sa ancora emozionare, chi dice che adesso è noioso non credo sia un vero appassionato. Avete visto la foto di Pogacar in Piazza del Campo a Siena? La metterei in tutte le scuole per invogliare i bambini a fare il ciclismo, per far vedere loro la bellezza di questo sport».
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