
Sul volto di Mattias Skjelmose l'incredulità si è installata quasi fosse una maschera e sembra non volersene andare più. Il ventiquattrenne danese della Lidl Trek lo ripete una, due, dieci volte: «Non ho davvero idea di cosa sia successo...».
E racconta la sua corsa con la massima sincerità: «Quando inseguivano Pogacar ero completamente esausto, continuavo a dire a Remco che ero vuoto, che doveva tirare lui in salita. Ero davvero al limite e collaboravo come potevo pensando unicamente ad ottenere un posto sul podio, perché per me sarebbe già stato un grande risultato. Pensavo solo a tenere gli inseguitori il più lontano possibile e temevo che mi venissero i crampi e di essere costretto a fermarmi».
Però nei muscoli di Skjelmose qualche goccia di energia doveva esserci ancora così come nella sua mente non è mancata la lucidità: «Allo sprint ho cercato spazio a destra perché il vento arrivava da sinistra, ma Evenepoel mi ha anticipato e Pogacar lo ha seguito, quindi a me non è restato altro da fare che scegliere il centro della strada. E lo ripeto ancora: non ho davvero idea di cosa sia successo».
In realtà è successo che il danese ha ottenuto una delle vittorie più prestigiose della sua carriera in un momento non facile. «Ho avuto molta sfortuna in questa stagione, è stata molto dura per me soprattutto dal punto di vista mentale. E poco più di un mese fa ho perso anche mio nonno: voglio dedicare a lui questa vittoria».