
Mattias SKJELMOSE. 10 e lode. Provate a chiedere a questo 24enne ragazzo danese cosa significa vincere un’Amstel battendo sia Pogacar che Evenepoel, vale a dire il campione del mondo e quello olimpico. Provate a chiedergli cosa si provi, quale sia la libidine, altro che noia e corse scontate. Questo è possibile perché ci sono due corridori universalmente più grandi degli altri, Tadej e Remco, completi come pochi (Van der Poel è fuoriclasse assoluto per un certo tipo di corse) e universali come nessuno. Mattias non ha sbagliato nulla, ha resistito come pochi, ha rilanciato quando c’era da rilanciare, ha sprintato come non mai, sorprendendo se stesso, sorprendendo il mondo, e lasciandosi due campioni del mondo alle spalle. Si può battere Pogacar? Certo che si può. Basta essere alla sua altezza, basta crederci, basta tenere la ruota di due fuoriclasse e lui l’ha fatto: da campione.
Tadej POGACAR. 8. Prende la ruota di Alaphilippe che accelera sul Gulperberg, scatta e fa il vuoto a 45,5 chilometri dal traguardo. Poi ai - 42,4 sul Kruisberg se ne va da solo senza nemmeno scattare, senza nemmeno alzarsi dai pedali. Dopo una vittoria all’Amstel al termine di una fuga di 28 chilometri prova a migliorarsi, ma non è il miglior Pogacar, le scorie della Roubaix – forse – gli sono rimaste addosso. Forse anche le pedivelle più corte sono meno efficaci per una volata, visto che di volate finali ne ha perse diverse. Ma una cosa è certa: se c’è lui c’è battaglia, c’è competizione totale e assoluta. Non vi piace? Guardate Norris oppure Piastri: è il vostro sport.
Remco EVENEPOEL. 9. Infrangibile, indistruttibile, incontenibile e infaticabile: gigante. Se quello là è pazzesco, questo qui non è da meno. È forse meno universale di Tadej, che in ogni corsa fa quello che vuole, che se lo vuole lo ottiene, ma Remco è di una dimensione “monstre” e “strong”. Oggi i due danno segno della propria grandezza, pari alle loro ambizioni, poi ci lasciano le penne, perché anche loro hanno due gambe un cuore e un serbatoio e oggi i due sprecano tanto, danno fondo ai loro fondi e Mattias li affonda. Delizia per chi ama questo sport, goduria assoluta per chi come noi si ciba di campioni. Se Taddeo è l’erede di Merckx, Remco lo è di Hinault. Pensate che fortuna abbiamo: viviamo ad occhi aperti un momento magico, in un ciclismo nel quale corrono contemporaneamente assieme Merckx e Hinault, e non è un videogioco: è molto meglio. È la realtà.
Wout VAN AERT. 5,5. Certo, un quarto posto, ma nel vivo della corsa non c’è mai, è sempre là dietro a rincorrere e a inseguire. Subisce la corsa come ormai gli accade da troppo tempo. Buono sul passo, molto meno nelle variazioni di ritmo.
Michael MATTHEWS. 6. A 34 anni è ancora là, a lottare come un bimbo. Perde la volata con Wout, ma è chiaro che per l’australiano questa sconfitta è meno sconfitta che per il belga.
Louis BARRÈ. 7,5. Pedala bene questo 25enne ragazzo transalpino della Intermarché Wanty. Un 6° posto prezioso, che si va ad aggiungere a diversi piazzamenti ottenuti quest’anno.
Romain GREGOIRE. 7,5. Il 22enne della Groupama conferma il proprio talento con una prova di assoluto valore tecnico e un piazzamento che non lo rende un piazzato, ma in prospettiva un corridore di valore assoluto.
Thomas PIDCOCK. 5. È la sua corsa, visto che l’ha vinta e qui ha ottenuto anche due podi, ma oggi resta nel gruppetto dei migliori senza incidere mai.
Ben HEALY. 5. Ha gamba, voglia, ma sbaglia tutti i tempi, restando sempre e costantemente dietro. È un continuo sparare, spesso a vuoto.
Thibau NYS. 6,5. Ha soli 22 anni e dà l’impressione di poter restare con l’elite del ciclismo, ci arriva lì vicino, ma qualcosa paga. È la seconda corsa in carriera che fa oltre i 200 chilometri, ma alla Freccia vedrete che è lì a giocarsela.
Julian ALAPHILIPPE. 5,5. Finisce la sua fatica al 20° posto, dopo averci illuso con quella bellissima azione alla quale sa rispondere solo Pogacar. Poi improvvisamente si spegne e la sua corsa si fa rincorsa.
Davide FORMOLO. 5,5. È il primo degli italiani (27°), troppo poco per uno come lui, che ambisce a ben altro.
Marc HIRSCHI. 4. Per il momento lo svizzero è la brutta copia di quello che ammirato a lungo la scorsa stagione.
Remi CAVAGNA. 6,5. Il 29enne TGV di Clermont Ferrand prende e va, trascinando via la fuga di giornata, con sette vagoncini appresso, da Michel Hessmann (Movistar) a Robert Stannard (Bahrain Victorious), da Emiel Verstrynge(Alpecin Deceuninck) a Cedric Beullens e Jarrad Drizners (Lotto), fino a Hartthijs De Vries e Jelle Johannink (Tietema Rockets). Azione sontuosa quella condotta dal corridore transalpino della Groupama FDJ, che tolto Hessmann che è l’ultimo a cedere, lui si arrende poco prima.