Jannik Sinner è risultato positivo a tracce di Clostebol, una sostanza proibita rilevata nelle sue urine in quantità infinitesimale, inferiore a un millesimo di grammo, si legge. La positività risale al mese di aprile, ma la si conosce solo adesso, a iter concluso da parte della International Tennis Integrety Agency. Non entro nel merito della questione perché ovviamente non conosco il caso e aggiungo senza malizia di essere assolutamente contento che il tennista numero uno al mondo sia riuscito a dimostrare la propria buona fede, sia riuscito a dimostrare che il problema era riconducibile al suo fisioterapista, che aveva usato un prodotto contenente la sostanza proibita per curarsi un dito ferito e durante il massaggio è entrato in contatto con una ferita di Sinner.
Insomma, non c’è stato dolo, ma non c’è stato nemmeno clamore o gogna mediatica. È stato mantenuto giustamente e fino a prova contraria il basso profilo e un rispettoso silenzio. La domanda è: e se fosse successo ad un ciclista? La storia ci dice in maniera chiara e inequivocabile che il mondo delle due ruote uno come Sinner lo avrebbe mandato al macero, senza alcun problema. Il tennis non lo fa. Per la serie: noi continuiamo a chiagnere, ma a fotterci siamo solo noi. Con le nostre mani.