Ciao a tutti,
come state? Io sto ricaricando le pile al termine della stagione agonistica. Il mio 2021 si è concluso con la prima Paris-Roubaix femminile della storia, un'esperienza per me poco fortunata ma bellissima e che non vedo l'ora di ripetere. Da seguire dal divano di casa sono sicura sia stata una gara appassionante e spettacolare, per noi che ne siamo state protagoniste è stata una prova durissima, di cui essere orgogliose.
Dopo due anni di rimandi avevamo una grande voglia di correrla, come team Ceratizit-WNT Pro Cycling avevamo buone aspettative, dopo il campionato del mondo sapevo di avere buone gambe e anche Lisa Brennauer eravamo fiduciosi sarebbe stata della partita. L'Inferno del Nord, reso ancora più imprevedibile dal maltempo, si è dimostrato un terno al lotto. Fin dai primi 5-6 settori c'è stata una grande selezione in gruppo tra chi forava, chi cadeva, chi non riusciva a tenere il passo.
Eravamo rimaste in una quindicina all'inseguimento di Lizzie Deignan, alla fine vincitrice di questa edizione che resterà nella storia, quando una delle prime atlete è finita a terra e io con altre quattro non siamo riuscite a evitarla. A causa delle botte rimediate e della difficoltà a recuperare la bici ci ho messo troppo a rimontare in sella e non sono più riuscita a rientrare nel drappello delle migliori. Lisa è riuscita a chiudere quarta, io mi sono dovuta accontentare della 22a piazza nonostante le mie gambe sono convinta valessero di più. Ad ogni modo, non vedo l'ora di disputare di nuovo la Roubaix ad aprile.
Spero in un pizzico in più di fortuna, elemento fondamentale in questa gara, e di provarla in versione asciutta. A causa della pioggia gli ultimi settori erano così scivolosi che non si poteva nemmeno spingere. La priorità era riuscire a stare in bicicletta. Lo si è visto il giorno dopo anche con i ragazzi, sul pavè bagnato era come andare sul ghiaccio.
L'esperienza maturata nel ciclocross nelle categorie giovanili con il GS Fiorin sicuramente mi è servita e mi servirà tra 6 mesi: saper guidare la bici e capire al volo dove conviene mettere le ruote fa la differenza. Per le prossime volte mi auguro gli organizzatori aumentino il chilometraggio, 115 km sono pochini anche se c'è tanto pavè. Per evitare una lotta per le posizioni esagerata e ridurre i rischi sarebbe opportuno allungare il tratto che precede il primo settore di pavè (questa volta è stato di soli 30 km, vissuti come una lunga volata visto che tutte volevamo prenderlo in testa) e portare la corsa a 140-150 km come le altre classiche.
A proposito di “prime volte” memorabili, sono felice che oggi verrà presentato il Tour de Femmes, il Tour de France per noi donne che finalmente torna ad affiancare il Giro d'Italia Donne, finora l'unica grande corsa a tappe in cui potevamo cimentarci. È un altro passo importante per lo sport al femminile e per tutto il ciclismo come movimento in generale.
Siamo sulla strada giusta, proprio come Machining meets Cycling by CERATIZIT che procede a passi spediti per la crescita di giovani ciclisti lavoratori.
A presto,
MG