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Beniamino Schiavon, laiguegliese, è stato direttore per molti anni della locale Azienda autonoma di cura e Soggiorno sotto la cui spinta nacque nel 1964 il Trofeo Laigueglia. Sono tanti i racconti delle prime edizioni raccolti dai figli Massimo e Roberto prima della scomparsa di Beniamino, avvenuta nel 2023. Ve li proponiamo in una sorta di corsa a tappe verso l'appuntamento con la classifca di apertura del ciclismo italiano.
1975 - EDDY C'E' MA NON PARTE
Laigueglia è un piccolo crocevia di ruote e sogni, di borracce e chiacchiere di corridoio. È qui che inizia la stagione, è qui che ogni ciclista, dai gregari ai capitani, sogna di mettersi in mostra. Non è solo una corsa: è un rito, un primo banco di prova, il momento in cui i campioni si spogliano delle ombre dell'inverno e mostrano al mondo le gambe, la voglia e, soprattutto, il cuore.
E in mezzo a questo fermento, spiccano due nomi che da soli riempirebbero qualunque piazza: Felice Gimondi e Eddy Merckx. Uno, l'italiano, è la costanza fatta persona, un campione che sa soffrire e che non ha paura di perdere. L'altro, il belga, è il Cannibale, quello che non lascia nemmeno le briciole, quello che vince e rivince, come ha fatto qui nel 1973 e nel 1974.
Merckx è a Laigueglia per il tris, e lo si capisce subito: ha portato tutta la squadra Molteni e ha preso posto, come sempre, all’hotel Splendid. Ma non è tutto così semplice, e lo sappiamo bene: il ciclismo è fatto di pedali, ma anche di contratti, di trattative, di compromessi.
È la sera prima della corsa, e a un certo punto arriva la notizia che qualcosa non va: Giorgio Albani, diesse di Merckx, vuole parlare con gli organizzatori. Non è mai un buon segno alla vigilia di una gara.
Beniamino Schiavon, Giancarlo Garassino e Pino Villa si precipitano all'hotel, e lì viene presentato il conto, non per modo di dire: Merckx non parte se non viene adeguato il cachet. Il Cannibale, il re delle strade, bloccato da una questione di soldi. I dirigenti della Molteni sono rigidi come il vento di tramontana: "O così, o niente". Passano le ore, si parla, si cerca di mediare. In fondo, Eddy vorrebbe correre, questo è chiaro. È lì, in disparte, seduto su una poltrona nella hall, con il corpo di un campione e l’aria di un ragazzo a cui hanno appena tolto il giocattolo preferito.
Ma qui non si tratta solo di Laigueglia, si tratta di tutto il calendario, delle classiche, delle grandi corse: cedere oggi significherebbe abbassare il prezzo di domani. E allora niente. Eddy non correrà. Schiavon lo vede mentre esce dalla stanza delle trattative, con gli occhi lucidi e il capo chino. Non è l’immagine di un uomo sconfitto, perché Merckx sconfitto non lo sarà mai. È l’immagine di un ciclista prigioniero del sistema, di un campione che deve rinunciare non per le gambe, non per la strada, ma per una firma che non arriva.
La mattina dopo, il Trofeo Laigueglia parte senza il suo protagonista più atteso. Rimane il ricordo di quel Merckx che avrebbe voluto correre e vincere, e invece ha dovuto restare a guardare, con le lacrime agli occhi e il cuore già lontano, forse sulle strade del Belgio, dove tutto è iniziato.
8 - fine
GIA' PUBBLICATI
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