QUINTANA. «Essere leader mi ha fatto crescere»

PROFESSIONISTI | 19/11/2015 | 09:45
Nairo Quintana è approdato a soli 21 anni alla corte di Eusebio Unzue e quattro anni dopo dimostra di essere andato anche più forte del previsto: ha già vinto il Giro d'Italia e conquistato due secondi posti al Tour de France. E con le insegne di capitano si prepara ad affrontare un 2016 importante che lo vedrà in corsa per puntare al successo al Tour, ai Giochi di Rio e alla Vuelta.

«Sembra ieri quando sono approdato qui alla Movistar, invece sono passati quattro anni fantastici, nei quali sono cresciuto in un ambiente perfetto».

Ora lei è il leader della squadra.
«Così dicono - conferma sorridendo - ma non è qualcosa che si compra, è qualcosa che si conquista per strada e che bisogna saper mantenere. Io ho potuto correre come capitano e questo mi è servito molto per crescere».


Due secondi posti al Tour ma molto differenti. E quello del 2015 ha dimostrato che lei può arrivare alla vittoria.
«Nel 2013 ho raccolto quel che veniva giorno dopo giorno, quest'anno ho dimostrato di poter star bene fra i corridori che puntano al successo. Ho confermato i progressi fatti e soprattutto fatto vedere di poter vincere nei prossimi anni»

Alla Vuelta ha chiuso al quarto posto e nella stagione 2015 ha vinto solo la Tirreno-Adriatico: è poco o è soddisfatto?
«No, poco no. Poco è quando non riesci a lottare gli obiettivi che ti sei fissato e io l'ho sempre fatto. E la vittoria ottenuta al Terminillo, sotto la neve, è di grande prestigio».

Cresce il numero dei colombiani nella Movistar: ora siete in quattro.
«Un nuovo arrivo colombiano all'anno e fra dieci anni avremo una squadra colombiana… Scherzi a parte, sono molto contento che Eusebio abbia fiducia in me e nei miei connazionali. Poche volte si sono visti quattro colombiani in un grande team».

Torniamo al Tour 2016: chi considera il suo rivale principale, Contador o Froome?
«Soprattutto Froome. Ma non dimentico Contador perché pedala sempre molto forte ed è un corridore astuto. Sì, oggi sono loro i miei rivali principali».

Tutto deciso per il calendario?
«Sì, tutto deciso, per evitare qualsiasi tipo di problema. Sono convinto di poter affrontare due grandi giri per vincerli. Ma prima di tutto viene il Tour, che voglio preparare con tutta calma».

Il prossimo anno la Colombia avrà sei formazioni Continental ma ha perso la sua Professional, il Team Colombia.
«Non è male avere sei team Continental, ma l'altro era Professional e la gente del mio Paese sente il vuoto lasciato dal Team Colombia. Ma penso ci sia un altro progetto che può approdare nell'etile del ciclismo nel 2017 o 2018».

Si riferisce alla Manzana Postobón?
«Sì, sono sulla buona strada. Hanno un progetto che si basa sulla crescita dei talenti, prevedono di compiere un passo per volta e penso che possano fare molto bene».

Si vede in futuro come leader di un team colombiano?
«A dire la verità non ci ho mai pensato».
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