Comunità cinese in lacrime: si è ritirato Ji Cheng, ribattezzato per comodità Ji Cheng. Se ne va lasciandosi alle spalle una lunga serie di record: primo atleta della Repubblica popolare al via del Giro, primo atleta della Cina a correre una cronosquadre a Ischia, primo atleta del paese asiatico a scendere in Calabria, primo atleta del più abitato Paese del mondo ad arrivare a Matera. A tutti questi primati, adesso ne aggiunge un altro: primo cinese a ritirarsi dal Giro.
Bye bye, Ji Cheng: è durata poco. Non si può dire che sia stato anche bello: non ha fatto in tempo a farsi conoscere. Quando è sbarcato a Napoli, con l’etichetta di principale novità del Giro, ha ripagato la massima attenzione di cronisti e telecamere con frasi memorabili: «Cosa conosco dell’Italia? Niente. Della storia del ciclismo? Niente. Del Giro? Niente». Sconfortati, hanno provato a chiedergli del suo Paese. Davanti a una domanda così arguta e intelligente, trasmessa in mondovisione, gli è venuta spontanea una risposta: «In Cina hanno tanto riso».
Se ne va Ji Cheng, meglio noto come Ji Cheng. Lo ha fermato l’influenza: appena il termometro è salito, i medici lo hanno fatto scendere dalla bici. Cancellando il grande sogno del primo giallo a tinte rosa: arrivare a Brescia. Quando l’ha rivelato, tutti hanno pensato che volesse concludere il Giro dopo esserci riuscito alla Vuelta. Niente di tutto questo: il suo vero obiettivo era il maiale in agrodolce di un ristorante cinese di Lumezzane.
Non se ne va solo Ji Cheng: con lui, lascia il Giro anche la coloratissima quanto rumorosissima comunità cinese al suo seguito. Una squadra di dieci giornalisti, armati di tutto: cineprese, macchine fotografiche, computer, sala montaggio, ma soprattutto di piatti di salame, olive e pecorino. Impossibile non notarli (i cinesi, non i prodotti tipici): ogni volta che si sono manifestati, hanno trasformato la sala stampa in un angolo di Chinatown. Una novità che ha rovinato la vita ad un inviato italiano, che in oltre vent’anni di Giro non aveva mai lavorato in condizioni così difficili.
Davanti all’avanzata delle troupe (truppe) cinesi, è stato costretto progressivamente a ritirarsi: un paio di giorni fa si è dovuto barricare nei bagni. La Cina è vicina, ma anche molto invadente.
La frase del giorno. «Scusate, mi sono perso nel marasma più totale». (Andrea De Luca, inviato Rai, svela il suo modo di raccontare la corsa)
Certi articoli sembrano scritti solo perchè si ha troppo tempo a disposizione.
Avendo avuto a che fare con cinesi per lungo tempo so come son fatti, ed immagino che possano aver creato scompiglio.
Però bisogna ricordarsi una cosa, sono stati i giornalisti ed RCS a creare la nuvola di aspettative su questo cinese che al massimo lo si poteva vedere in testa al gruppo nelle tappe pianeggianti come accaduto nella Vuelta dello scorso anno.
Una piccola nota a titolo informativo sul "giallo" (parola razzista a mio modo di vedere) che nessuno cita; nei primi anni alla Skil-Shimano (adesso Argos) prendeva 300euro al mese, mai nessuno che citasse questa cosa.
10 maggio 2013 11:43dopatodichianti
mi sembrano fin troppi 300 euro al mese per un paracarro di cotanto livello!
domanda: fosse italiano sarebbe professionista?
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