È andata in onda oggi alle 12.30, su Sky, l’intervista esclusiva raccolta dal bravissimo Luigi Vaccariello al dominatore della stagione 2024 Tadej Pogacar. Una chiacchierata a cuore aperto, che noi vi riproponiamo in parte.
Quella di quest’anno possiamo archiviarla come la stagione della consacrazione assoluta.
«Sì, credo che possiamo dire che è stata la stagione perfetta. Ma dobbiamo subito guardare avanti. Dobbiamo dimenticare questa stagione. È stata bella, bellissima, ricca di successi, ma ora pensiamo all’anno prossimo».
Tanti i momenti magici, c’è un’immagine che porta co sé più di altre?
«Ne ho due: sono foto molto belle. Una è delle Strade Bianche e l’altra del Giro di Lombardia. Molto simili per quanto riguarda il modo di esultare alla fine, ma con un po’ di emozioni diverse. Quella delle Strade Bianche riguarda la prima gara della stagione, quella del Lombardia invece rappresenta l’ultima. La vittoria alle Strade Bianche è stata la conferma dell’ottimo lavoro fatto durante il periodo invernale. Il successo al Lombardia (il quarto consecutivo) invece potremmo dire che è stata la ciliegina sulla torta per finire una grande stagione».
Ad interagire con il collega di Sky Luigi Vaccariello e Tadej Pogacar, la compagna del fuoriclasse sloveno, anch’essa atleta di livello, Urška Žigart.
«È stata una stagione speciale – spiega Urška -. Quando poi è finita ero un po’ spaventa. Perché conosco Tadej e so che lui vuole migliorare sempre e obiettivamente è complicato pensare di fare una stagione migliore di questa. È riuscito a raggiungere tutti gli obiettivi che aveva in mente. Ovviamente è stato bellissimo vedere da vicino tutte quelle vittorie. Ma allo stesso tempo è stato stressante. Ma alla fine di tutto non ci si può lamentare di nulla, non si poteva avere di più».
Uno snodo importante è stato la Liegi.
«Era molto importante per me – ha spiegato il campione del mondo -. Due anni fa alla vigilia della gara Urska perse sua mamma, decidemmo di tornare a casa e non gareggiare. L’anno scorso sono caduto, ma ero partito con lo stesso spirito, quello di vincere per onorare la memoria della mamma di Urska. Quest’anno, alla fine, ce l’ho fatta e sono riuscito a dedicarle il successo».
«La Liegi e il Giro delle Fiandre sono due corse molto dure dal punto di vista emotivo – spiega Urska -. Faccio fatica a concentrarmi solo sulla gara. Ricordo mia mamma ogni giorno. In questo senso è un giorno come gli altri, ma quello è stato un giorno perfetto, dove ogni cosa è andata come doveva, spero che mia mamma ne sia stata felice».
Pogacar poi viene sollecitato da Vaccariello a ricordare la caduta a Liegi 2023 e crisi al Tour 2023.
«Sono stati molto importanti, non solo per quest’anno, ma per tutta la mia carriera in generale. Ho imparato tante cose su me stesso, ho provato cose nuove quando mi sono rotto la mano. Ho perso il tour del France perché mi sono infortunato e non sono arrivato nella migliore condizione possibile. Ho imparato tante cose da quei momenti. Questo mi ha aiutato a fare tanti passi in avanti ed arrivare il più in forma possibile quest’anno».
Vaccariello gli chiede il suo rapporto con l’Italia.
«L’Italia per me è speciale, ma credo che per tutti i ciclisti sloveni il ciclismo italiano rappresenti un punto di riferimento. Un paese e un movimento a cui siamo molto legati. Siamo abituati a gareggiare in Italia da quando abbiamo 9, 10 anni. Fino ai 12 anni si fanno tante corse in Italia. Allo stesso tempo siamo molto abituati ad allenarci nel vostro Paese. Il vostro Paese è spesso un punto di passaggio in macchina per noi sloveni. Per me l’Italia è quasi una seconda casa. Ci sto molto bene e mi piace molto girare in bici per le vostre bellissime regioni. Mangio più pasta che pizza. La pasta poi ha diversi condimenti. Quindi per rispondere alla tua domanda: ti direi pasta. Però mi piacciono tanto anche le specialità romane, come l’amatriciana, la carbonara e la cacio e pepe. Questi tre piatti sono senza dubbio i miei tre preferiti. Già al Giro sono rimasto molto sorpreso dall’affetto e dal calore del pubblico nei miei confronti. Ogni giorno, anche nelle tappe più lunghe, c’era tantissima gente per strada, ho sentito tantissimi tifosi urlare il mio nome. Quindi, sentire per 5-6 ore qualcuno che ti incita urlando il tuo nome è stato qualcosa di particolare per chi vive fuori dal nostro mondo. Poi al Giro dell’Emilia, ero da solo in fuga, pioveva tanto. Ma io continuavo a sentire persone che mi incitavano e facevano ancora più rumore. È stato qualcosa di semplicemente fantastico».
L’obiettivo di quest’anno era l’accoppiata.
«Il piano era provare a vincere Giro e Tour. Quando al Giro ho visto che siamo riusciti ad ottenere tutto quello che volevamo, ho capito che se fossi riuscito a recuperare bene sarebbe stato possibile ripetersi anche sulle strade di Francia. Con Urska siamo riusciti a rilassarci qualche giorno dopo il Giro. Quando poi abbiamo ripreso la preparazione insieme è stato sì un momento di relax, ma allo stesso tempo abbiamo lavorato duramente. In quel momento, nei giorni di riposo dopo il Giro, ho realizzato che era possibile arrivare al Tour in buona condizione e quindi vincerlo».
Niente Olimpiade, però.
«Dopo il Tour ho dovuto decidere velocemente se fosse giusto andare all’Olimpiade o iniziare a prepararsi bene per il Mondiale. Ho deciso di non ammazzarmi fisicamente per l’Olimpiade, e di prendermi qualche giorno di relax, di respirare un po’ per poi concentrami al 100% sul Mondiale di Zurigo. Perché ho capito che con la condizione che avevo, potevo giocarmi le mie carte per diventare campione del mondo».
Con Urska un’intesa perfetta.
«Noi stiamo molto bene assieme. Ci motiviamo a vicenda. Però credo che lei mi motivi di più di quanto faccia io con lei. Sono molto felice di avere una donna come lei accanto. È vero, siamo entrambi ciclisti. Anche se a volte è un po’ complicato incastrare i nostri vari impegni. Capita che non ci vediamo per tanto tempo perché siamo in posti diversi. Ma lo capiamo e ci capiamo a vicenda».
«Se Tadej ha tempo viene alle mie gare – precisa Urska -, ma sfortunatamente non ci riesce molto spesso nel corso della stagione. Quando so che c’è, lo cerco sempre lungo la strada ed è bello saperlo lì».
Tadej è meglio come fidanzato o come ciclista?
«Non posso fare confronti, non ho altri fidanzati a parte lui. Ovviamente sto scherzando. Penso sia una grande persona e questo lo rende allo stesso tempo un fidanzato amorevole, un ciclista immenso, un ottimo cuoco. Poi sa anche pulire bene. Sa fare davvero tutto. È semplicemente una grande persona».
Hai appena cambiato squadra, sei passata nella stessa squadra di Remco Evenepoel: sarai più una insider per Tadej e per Remco?
«Penso che nessuno dei due abbia bisogno di grandi informazioni. Credo che tutto quello che fa Tadej a livello di allenamenti sia pubblico e sotto gli occhi di tutti. Non ci sono segreti. L’unica cosa che conta è andare più forte del tuo avversario. A parte tutto, è un team molto professionale. Questa cosa rappresenta più una battuta che abbiamo fatto io e Patrick (Lefevere) per far divertire i media. Non c’è nessun problema».
E nel 2025 quali saranno i prossimi obbiettivi?
«Una gara che ho messo nel mirino è la Milano-Sanremo. Non è qualcosa per cui lavori tutto l’anno, ovvio. Devo solo affrontarla con le giuste motivazioni, credendo in me stesso. Provarci ogni anno. Chissà magari riuscirò a vincerla. Ma se non dovesse mai accadere non sarebbe un problema. La Sanremo l’ho fatta già 4-5 volte e sono arrivato molto vicino a vincerla. La Roubaix non l’ho mai provata. Forse la Roubaix non è proprio una corsa adatta a me. Magari può essere una corsa più iconica. Ma per me equivale alla Sanremo».
Ci pensa alla storia che sta riscrivendo?
«In questo momento non è cosi importante pensare a quello che rappresenterò nella storia. Magari un giorno lo racconterò ai miei nipoti, ma per ora voglio solo godermi il momento e affrontare il prossimo anno senza pensare al passato».
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