Il 26 agosto 1923 la delibera, 13 mesi e due giorni i lavori per la costruzione, il 28 (e il 29) settembre 1924 – era la festa patronale - l’inaugurazione. Quel “moggio e mezzo di terreno dei Cappuccini”, poi battezzato Campo Giovinezza dal nome della società sportiva che lo gestiva, ospitava un campo da calcio, una pista da atletica e un’altra di 350 metri per il ciclismo. Maddaloni si trasformò così in una città olimpica fra gare di salto in lungo e in alto, eliminatorie e finali dei 100 metri, una corsa e una staffetta podistiche, una marcia e un torneo di tiro alla fune, nonché prove di velocità, eliminazione e americana, campionati riservati ai corridori e prove aperte a tutti. Nel 1930 quella stessa pista avrebbe accolto addirittura Costante Girardengo e Alfredo Binda.
C’è un libriccino che profuma di pista e sa di strada, che vive di ricordi e abita di sogni, che s’illumina di facce e brilla di biciclette. “Dal Giro dei Tre Mari al Girorosa” (132 pagine, 10 euro) significa cento anni di ciclismo a Maddaloni. Lo hanno scritto Angelo Salvatore Letizia e Amedeo Marzaioli, lo ha pubblicato la PPG di Caserta, è introdotto dal saluto del sindaco Andrea De Filippo ed è accompagnato dall’introduzione di Gian Paolo Porreca. Ed è composto da cartine e mappe, lettere e locandine, ritagli di giornali e comunicati federali, tabelle e statistiche, informazioni e cronache, e un patrimonio di fotografie che, da sole, raccontano passione, trasmettono amore, tramandano esistenze e vibrano di sentimenti.
Come quella foto (a pagina 59) della squadra della San Pellegrino schierata alla partenza del Giro d’Italia 1962, sulla sinistra Gino Bartali direttore sportivo in giacca e cravatta, al centro Aldo Moser capitano. Come quella foto (a pagina 61) con sette corridori al Giro d’Italia 1963, chini sui manubri, una salita alpina, fra due muri bianchi di cristalli di ghiaccio, c’era lo spagnolo Jesus Galdeano, dorsale 16 e maglia Cite, che allungava il braccio destro e con la mano ricavava una palla di neve da succhiare per dissetarsi, e c’era Alberto Marzaioli, dorsale 102 e maglia nera, non perché fosse ultimo in classifica, ma perché la sua squadra, la San Pellegrino, in polemica con la Federazione per l’assegnazione di due maglie tricolori, aveva ritirato la formazione e liberato gli atleti sulla possibilità di concludere comunque il Giro. Come quelle foto (a pagina 106), cinque delle 21 esistenti a documentare il passaggio di Fausto Coppi per Maddaloni, alla stazione e in paese, fra locomotive e carretti, bici e muli, signori e contadini. Come quella foto (a pagina 108) di Silvia Persico, a colori (la foto e anche Silvia), braccia al cielo in quell’eterno sorriso e quell’infinita gioia della vittoria, nella Maddaloni-Maddaloni di 77 km al Girorosa 2019.
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