DEDICATO AD ANNEMIEK VAN VLEUTEN

TUTTOBICI | 31/10/2022 | 08:12
di Gian Paolo Porreca

Cara Annemiek, ti de­dichiamo queste pa­ro­le per i tuoi 40 an­ni, giovanissima ancora, che compirai l’otto di questo me­se. Ti confidiamo la nostra immensa ammirazione per te, per le tue cadute e i tuoi successi infinitamente incredibili, se solo pensiamo alle fratture di Livigno, investita nel 2015, al dramma di Rio, alle Olimpiadi del 2016, da finire in Rianimazione con lesioni vertebrali, quando eri sola in fuga e prossima all’oro...


E ancora alla frattura del polso sinistro, a Maddaloni, al Giro del 2020, e recentissima la lesione composta al gomito destro, nella caduta a freddo nel team relay ai Mon­diali in Australia.


Con le appendici che nel 2020, una settimana dopo pure con il polso bloccato volesti lo stesso correre il Mondiale ad Imola, per l’orgoglio di una campionessa uscente, e arrivasti seconda... E che a Wollon­gong, l’ultimo sabato di settembre, il Mondiale del 2022 sei riuscita addirittura a farlo tuo, con una lezione di stile ma­gistrale.

Ti anticipiamo queste parole almeno e innanzitutto per dirti formalmente che sei la nostra Atleta dell’Anno, se il voto di uno scrittore appassionato e straniero fosse sufficiente per una nomination, tu che in una stagione hai vinto Giro, Tour, Vuelta e Mondiale. Sei ben più di una Ciclista soltanto.

Ma vogliamo adesso affidarti questo racconto speciale e lontano, cara Annemiek, per ricordare a me e a te la prima volta che ci siamo incontrati. Giro d’Italia 2014, era il cronoprologo di Caserta...E questo pensiero di amore che io rivolgevo ad una donna, nella ispirazione romantica di Roxanne Knetemann, tua compagna di squadra, la figlia del gentile Gerrie...

Cara amica mia, Non erano esattamente i Campi Elisi al Tour de France - c’era una canzone di quei tempi, ricordi, al bar di via Petrarca, in voga, Champs Elysées? -, ma era pur sempre un bel vedere, il cronoprologo di Caserta, la sera di luglio, una sera di primo luglio.
Ci avrei messo volentieri un po’ di luna, non fa mai male, specie a chi ha un ricordo sospeso di troppo, nel cuore e nel pezzo da scrivere, ma di luna, al massimo c’era un dettaglio, sopra la Reggia e sul viale Giulio Douhet, in un cielo non smagliante, un cielo svogliato. Ha solo un soprannome di estate, questa estate 2014.
(E l’estate di chi è poi, quando non la hai in te, quando è solo il tuo tempo scaduto?).
Cara amica mia, tu che a stento riceverai messaggi da così lontano, e sai bene che non è un problema di posta, qui che è anche terra tua, perché noi abitiamo ed amiamo ancora in quella stagione che non conosceva la frenesia incandescente e senza eco della e-mail - l’eco della voce tua, invece,
 il 'ciaooo' che accendeva il sole - , non puoi minimamente immaginare perché dopo tanti anni io torni a dedicarti un pensiero.
Un venerdì sera di primo luglio, allora, 40 righe da scrivere, “e mettici pure l’ordine di arrivo nel testo, semmai all’inizio, così la pagina la chiudiamo prima...”, come aveva raccomandato Franco il caporedattore, mi ritornava sempre lucido, inesorabile cesoia delle illusioni, quel concetto fisico di mio padre, “l’estate vera è giugno, quando il sole tramonta tardi”... E già, a luglio, nonostante l’abbuono dell’ora legale, il sole dietro i miei Aurunci se ne va un’ora abbondante prima. (Ma non ti parlerò di solstizio, nè ti raccomanderò Antares, vanne pur certa).
Quell’estate che per me, che faccio ancora il cronista di ciclismo, non è stata mai una corsa, dopo di te. Al massimo, una rincorsa.
Sai, il filare degli spettatori era occasionale, sul Corso Trieste, il percorso sulle due carreggiate di strada opposte, andata e ritorno con il giro di boa al Monumento ai Caduti lì in fondo, era una presenza a singhiozzo, ve­nerdì di luglio, e il ciclismo mio non è mica il calcio degli spalti gremiti, in specie al Sud. E poi la sera quasi prossima alla notte, era già voglia di movida rampante, cresceva già alle 22 la frenesia di rimuoverle - sia pure con il pensiero - le transenne della gara: ti ricordi come ammiravamo, nel dopocorsa, la rapidità di quegli addetti a smontarle e a caricarle sul camion dell’organizzazione le transenne metalliche?
E tu, io a questo Giro non maggiore, sai il Giro Rosa, il Giro delle donne, peraltro, credimi, il più importante evento del ciclismo femminile nel mondo - sai quanto gliene può interessare a quest’ora e a quest’oggi -, non sei mai stata una transenna rimovibile. Non ti ho spostata di traguardo in traguardo, di arrivo in arrivo, di ripartenza in ripartenza. No. Tu sei stata, come il ciclismo, prima ed ultima. O ultima e prima. Ti scrivo, allora, perché un giorno vissuto insieme - il più bello di tutti -, mi torna alla luce inatteso, mentre sotto i riflettori delle moto della polizia stradale le ragazze del Giro Rosa partono e arrivano, fasciate di body di seta, anche se il casco talvolta ne mortifica il sorriso, quasi tutte bionde, anche se tu, cucciolo di donna, eri bruna di sangue...
Un prologo breve co­me un soffio, pensa, per la prima maglia rosa, chi vincerà ci metterà meno di 2 mi­nuti, oltre i 50 all’ora, un sospiro, tira dentro il fiato, come quando sussurravi “ti amoo...”, l’ultima vol­ta prima di fuggire, sui larghi basoli di pietra di Corso Trieste. “Ciao, Car­mine”, “ciao, Ame­­deo...”, gli amici storici del ci­clismo.
Ti scrivo, allora, perchè nel mio spirito di servizio, nell’amore profuso o nel lavoro onorato, mi accompagna ancora quella sfumatura grigia di perfezionismo: già, stare sempre sulla notizia, sapere prima se il Giro 2015 partirà dal Sud, ricordare ricordare, ricordare prima degli altri un evento, una ricorrenza, prima degli altri, di tutti gli altri che hanno capito meglio di me - ma non ci voleva molto, dopo di te - che ricordare o dimenticare è la stessa cosa in fondo. Facciata A e facciata B di un unico 45 giri.
E così, il mio gusto dei nomi - ti chiamavo nell’amore perduto “Leida”, e tu solo sai il perchè - mi ha portato come sempre a spulciare il foglio delle iscritte alla corsa. Le favorite - Vos, Longo Bor­ghini, Ratto, Ferrand Pre­vot, Abbott, Coo­ke -, non solo, ma i nomi an­cor più,  nomen est omen, per quella mia mania-magia per i nomi fiam­minghi e olandesi, non chiedermi neppure tu il perchè, nulla nella mia vita di oggi merita la chance di un nuovo “perché”. Io sono solo una firma in calce.
E così, a Caserta, fra le ra­gazze della RusVelo e del Team Giant, della Lotto Belisol e della Servetto, della Orica e della Cipollini Ga­lassia, mi è balzato allo sguardo e al cuore un nome: Ro­xa­ne Knete­mann, la nu­mero 105.
Ma sì, - e non dire no, amica mia -, Roxane, proprio la fi­glia di Gerrie Knetemann, lui, il campione del mondo olandese, scomparso mentre faceva una passeggiata in bici nel 2004, proprio lei.
E così, a Caserta giusto, sei imperiosamente tornata al comando tu, come nell’estate del ’78, quando avevi per un breve sogno condiviso l’elogio della mia fantasia olandese. E insieme, allora, avevamo gioito davanti alla Tv di casa tua, a Napoli, per la vittoria di quello straniero familiare al Mondiale del Nurburgring - una volata spasmodica contro il favorito di tutti, un italiano poi, Francesco Moser -, senza che gli altri capissero. Gerrie Knetemann, domenica 27 agosto 1978, l’olandese con i Ray-Ban, elegante in fotografia, la maglia Ti-Raleigh, ma come fate a non ricordare? La figlia di Knetemann, qui.
E così, ho pensato a te, non ho destinazioni diverse, e sul giornale ho dovuto privilegiare ovviamente la notizia. Prima Annemiek Van Vleu­ten, una saetta, un’altra olandese della Rabobank. Ma già questo non importava quella sera, chissà se nella vita l’avrei incontrata ancora...
Tu restavi, come Roxane, scolpita in prima pagina, ben oltre le 40 righe dettate. Tu restavi, adesso lo ricordi di certo, nel tuo ben celato oblìo, te lo leggo negli occhi, e ti passi la mano fra i capelli, a cena a Caserta Vecchia, “Alla Castellana”, a festeggiare quella sera di domenica una vittoria altrui, che nel Duomo e davanti al Castello - ridatemi Ca­serta Vecchia, la sua ombra e un’altra stagione - sembrava in­te­ramente nostra. Eravamo una emozione invidiata, forse troppo, illeggibile per lo sguardo degli altri.
La sera di questo lu­glio non era la sera di quell’agosto. E non ho più spazio dentro e fuori questa pagina, nè per me, nè per te. Rivedo Kne­temann, dopo quella vittoria incredibile, piangere di gioia, seduto sul gradino basso del podio, non si sentiva chissà degno di quello più alto, con le mani sugli occhi.
Poi, fino a stasera e oltre, perduta amica mia, salutami la tua estate, non ho ricordo altro che conti.

Hai letto bene, “Prima Annemiek van Vleuten..., chissà se l’avrei incontrata ancora”, Era il luglio 2014.

da tuttoBICI di ottobre

Copyright © TBW
COMMENTI
Hai dimenticato i tuoi dati, clicca qui.
Se non sei registrato clicca qui.
TBRADIO

00:00
00:00
La costa mediterranea della Spagna continua ad ospitare le gare di apertura del calendario 2025 del Team Polti VisitMalta. A partire da domani si svolgeranno le cinque tappe della Volta a la Comunitat Valenciana, gara di categoria ProSeries ad alto...


Filippo Ganna sta facendo sul serio e a dimostrarlo sono i dati pubblicati su Strava, dove si evidenzia come su alcune salite spagnole il piemontese sia stato più bravo di Remco Evenepoel. Andando sull’app di Strava, è possibile seguire gli...


Dopo le biblioteche olandesi con l’energia elettrica prodotta da speciali cyclette mentre si legge un libro o si lavora al computer, anche in Italia il green della bici è arrivato nel mondo della cultura e dell’istruzione. Portabandiera di questa nuova...


Il suo 2024 agonistico si era aperto in Australia, dove aveva ottenuto diversi buoni piazzamenti, per chiudersi alla Tre Valli Varesine Woman dello scorso 8 ottobre con una lunga fuga sotto la pioggia e il quattordicesimo posto finale. Ora, quattro...


Poco più di 3 mesi fa la città di Valencia e soprattutto i suoi dintorni venivano colpiti dalla DANA, la catastrofe naturale che ha causato oltre 230 morti. Non c’è modo di sorridere, ma quantomeno dal 5 al 9 febbraio,...


Assistere un team professionistico porta le aziende a sperimentare e far evolvere i propri prodotti nel mondo delle corse, un percorso come quello fatto da Briko con il Team VF Group - Bardiani CSF Faizané. La formazione italiana per la stagione...


Filippo Grigolini sul podio bacia la medaglia di bronzo. Quelle di papà Andrea e mamma Anna, che sono venuti a Lievin, in Francia, per seguire il figlio al mondiale di Ciclocross sono lacrime di gioia. Una favola azzurra con la...


“Seconda stella a destraquesto è il camminoe poi diritto, fino al mattinopoi la strada la trovi da teporta all’isola che non c’è”Edoardo Bennato La strada Via dei Mille 9 di Castel Bolognese porta invece a un isola che c’è: l’isola...


Atlete provenienti da ogni parte del mondo, le strade di una delle isole più belle ed affascinanti colorate a festa, i faraglioni a fare da straordinario sfondo: sono alcune delle prerogative dello storico avvio 2025 del Giro Mediterraneo in Rosa,...


Le prime gare di stagione sono arrivate, l'Europa sta per indossare i panni tradizionali del continente di riferimento per il mondo delle due ruote e quindi non può esserci momento migliore per andare a scoprire le forze nuove del ciclismo...


TBRADIO

-

00:00
00:00





DIGITAL EDITION
Prima Pagina Edizioni s.r.l. - Via Inama 7 - 20133 Milano - P.I. 11980460155




Editoriale Rapporti & Relazioni Gatti & Misfatti I Dubbi Scripta Manent Fisco così per Sport L'Ora del Pasto Le Storie del Figio ZEROSBATTI Capitani Coraggiosi La Vuelta 2024