IL PASTO TURCO. LE STORIE DI EDO

PROFESSIONISTI | 24/02/2018 | 12:19
Si era perso. Si stava cercando. Si è ritrovato. E’ ancora lui: Edoardo Zardini, professione scalatore. Qui – Tour of Antalya, terza tappa - ha scalato una salita di 15 km, cominciata da zero, nella periferia di una città costruita a furia di cemento, e finita in una pineta a 1250 metri, in alto le vette bianche di neve di ieri, in basso il mare turchese di storie di millenni. Non primo, e neppure secondo, ma terzo: quello che conta non è il gradino sul podio, ma il grado di conoscenza, di riconoscimento, di identità. Si era perso, si stava cercando, si è ritrovato, e non poteva succedere se non su una salita.

Zardini ha una prima storia da raccontare, quella di oggi: “Pronti, via, dopo tre o quattro chilometri se ne va il dorsale 217, qui i corridori non si conoscono, li si valutano a occhio, e non me la sentivo di andargli subito dietro. Avevo un sospetto: che quando vai via così, vuole dire che ne hai. Così, siccome nessuno lo inseguiva, ho deciso di farlo io. Sulla salita la selezione è venuta naturale, dietro siamo rimasti in tre o quattro, qualcosa guadagnavamo, non abbastanza. Non lo abbiamo più ripreso. E nella volata per il secondo posto, mi ha scavalcato il dorsale 155”.

Primo il russo Artem Ovechkin, 31 anni, specialista di crono e cronoscalate, nuovo leader nella generale, secondo l’eritreo Awet Habtom, 20 anni, scalatore, terzo il veronese Zardini, 28 anni, il corridore ritrovato. “Ma secondo o terzo conta poco, conta solo chi vince”.

Zardini ha una seconda storia da raccontare, quella di stamattina: “Sveglia alle 6.30, colazione alle 6.40, due fette di pane con il miele, due cucchiai di yogurt e un caffè. Avrei potuto anche digiunare, ma non volevo avere una sensazione di vuoto. Alle 8 eravamo alla partenza. Dieci minuti di riscaldamento, ma già due pedalate mi erano bastate per capire che stavo bene. Il via alle 9.30. E pensare che ieri stavo ancora meglio. Ieri freddo e pioggia, oggi fresco e sole, ma quando stai bene, stai bene e basta. Ieri c’era una salita molto più dura di quella di oggi, ho scollinato secondo, in discesa – bagnato, ghiaia, terra - ho sbagliato tre curve, pensato che se fossi caduto avrei buttato via metà stagione, e tirato i freni”.

Zardini ha un’altra storia da raccontare, quella di tutti i suoi ieri: “Il giorno più bello quattro anni fa, al Giro del Trentino. Primo, davanti a Cadel Evans, Michele Scarponi, Ivan Basso e Bradley Wiggins. Non so se mi spiego. Non c’è stata gioia più grande, neppure quando vinsi nel Tour of Britain 2014 davanti a Nicholas Roche. E negli ultimi due anni non ci sono stati giorni felici né fortunati. Non mi ritrovavo. Ho dovuto cambiare aria, squadra, tecnici. Qui c’è Luca Scinto che mi dà coraggio, i compagni fiducia, la strada convinzione. Voglia, quella, ne ho sempre avuta. Ho cambiato preparatore, adesso mi affido a Michele Bartoli, fra le prime cose un test sulle intolleranze alimentari, ho scoperto che stavo sbagliando, frutta secca e legumi mi gonfiavano, non li digerivo, non li assimilavo, invece latticini, carne rossa e glutine mi vanno bene. L’ideale: uova di gallina e quaglia e albicocche”.

Zardini, quante storie ci sarebbero da raccontare: “E’ da quel Giro del Trentino che non mi sentivo così. Sono tornato al mio peso di allora, 61 e mezzo. In programma Larciano, Tirreno-Adriatico e Settimana Coppi e Bartali. Il grande obiettivo è il Giro d’Italia. Per me il Giro è tutto, più del Tour, la corsa delle corse, ogni tappa come un Mondiale, e punto a una tappa, comunque ad andare bene e forte, mettermi in mostra, cogliere l’occasione, provarci fino in fondo. Ho sofferto a saltare le ultime due edizioni. Io soffro quando penso troppo: pensare mi consuma, mi logora, mi frena. Ho provato a farmi aiutare, soprattutto un anno fa, quando ero proprio a terra. Ora le sensazioni sono buone, nelle gambe e nella testa. E ogni volta che avrò un dubbio, tornerò a fare il mio test: la Peri-Fosse, dalla Valdadige ai Lessini, 9,3 km all’8,7 percento medio, con un muro al 18, il mio record è 27’50”, ma se la fai in 27’ vinci una tappa al Giro”.

Si era perso, si stava cercando, e adesso che si è ritrovato, Zardini ci proverà.

Marco Pastonesi




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