Dopo le ultime notizie sui conflitti in atto al confine tra Congo e Ruanda, in Belgio - che in passato ha avuto delle colonie in Africa - si sono intensificate le domande a Golazo, società belga organizzatrice di eventi sportivi, che proprio un anno fa ha firmato un contratto di collaborazione con la federazione ciclistica ruandese per l’organizzazione dei prossimi mondiali a Kigali. Non solo in Belgio, ma anche in altri Nazioni ci si interroga sul fatto che un Paese come il Ruanda, coinvolto in un conflitto, abbia diritto oppure no di organizzare un evento sportivo mondiale che tra i suoi messaggi ha anche quello di pace, fratellanza e opportunità. I quotidiani del Belgio hanno così chiesto a Gert Van Goolen di Golazo di rispondere ad alcune domande che riguardo la crisi che c’è al confine tra Ruanda e Congo.
«Per essere chiari, non siamo noi gli organizzatori del Mondiale - ha affermato con chiarezza Gert Van Goolen di Golazo - I Campionati del Mondo sono organizzati dall’Unione Ciclistica Internazionale, noi siamo stati assunti da loro come subappaltatori. Siamo stati incaricati esclusivamente dell'implementazione pratica e logistica. Quindi non spetta a noi ma all'UCI prendere una decisione in merito».
Le domande insistenti sono nate dopo gli episodi di ieri, dove a Kinshasa, Capitale della Repubblica Democratica del Congo, le ambasciate di Belgio, Olanda, Stati Uniti, Kenia, Ruanda e Uganda sono state attaccate dai manifestanti mentre centinaia di migliaia di persone stanno fuggendo a causa dei combattimenti nella parte orientale del Paese. La polizia ha sparato gas lacrimogeni mentre i manifestanti marciavano verso le ambasciate cercando di saccheggiare o dando fuoco a parti degli edifici diplomatici. Le proteste sono state organizzate contro l'avanzata dei ribelli dello M23, sostenuti dal Ruanda, che hanno conquistato la città di Goma.
Sicuramente Golazo non può annullare i Campionati del Mondo di ciclismo o spostarli in un altro Paese, ma potrebbe scegliere di non essere più coinvolto nell’evento. Va precisato che ad oggi nessuna delle parti coinvolte nell’organizzazione ha parlato di un piano B e per tanto il Mondiale, se non ci saranno nuove indicazioni, si terrà a settembre a Kigali. «Abbiamo un partenariato contrattuale che non si può semplicemente rescindere. Aspetteremo e vedremo quale decisione prenderà l'UCI e poi vedremo cosa faremo anche noi».
Lunedì mattina Golazo ha contattato l'UCI in merito alla questione, spiegando di essere impegnata a monitorare attentamente la situazione nel Congo orientale.
Come è noto il Belgio ha un legame particolare con questi territori, poiché parte del Congo, del Ruanda e del Burundi sono state sue colonie fino all’inizio degli anni Sessanta, per tanto la partecipazione di una società belga nel Mondiale di Kigali in questo momento potrebbe essere mal vista nei territori di conflitto.
Ulteriori informazioni sulle questioni politiche tra il Belgio e le sue ex colonie sono arrivate dalle dichiarazioni del belga Johan Swinnen che negli anni Novanta, quando ci fu il genocidio, è stato diplomatico sia in Ruanda che in Congo. Secondo Swinnen c’è la necessità urgente che la comunità internazionale mandi un segnale al regime di Paul Kagame, presidente del Ruanda dal 2000. Secondo Swinnen, anche l'annullamento o lo spostamento dei Campionati del mondo di ciclismo potrebbero rientrare in questa ipotesi.
«Questo non sarebbe un atteggiamento invadente o neocoloniale. Siamo di fronte a violazioni del diritto internazionale e dei diritti umani – a dichiarato Swinnen alla stampa belga -. È nostro dovere opporci a questo. Il Campionato del Mondo di ciclismo rappresenta esattamente l'opposto ed è un'opportunità unica per Kagame di diffondere un'immagine diversa al mondo e nascondere i suoi crimini. Oppure pensate che il popolo ruandese trarrà beneficio da un simile Mondiale?».
La situazione è politicamente e moralmente difficile per chi, come il Belgio e di conseguenza una società come Golazo, ha avuto un coinvolgimento diretto con questi territori. Intanto si aspettano notizie anche da Nelly Mukazayire, il ministro dello sport ruandese eletto lo scorso dicembre. Mukazayire è convinta che i Mondiali di ciclismo siano una grande opportunità per il Ruanda e riguardo le guerriglie al confine del Congo non si dice troppo preoccupata, poiché si tratta di una zona nella quale da oltre un decennio vengono registrate piccole sommosse. Pertanto al momento il governo ruandese non vede difficoltà di svolgimento per l’evento.
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