Alfonsina, la pioniera. Maria, la pura. Alfonsina, la scandalosa. Maria, la volatile. Alfonsina, la circense. Maria, la montanara. Alfonsina, “il diavolo in gonnella”. Maria, “la mamma volante”.
Alfonsina, la prima e unica donna ad aver mai corso il Giro d’Italia degli uomini (con gli uomini). Maria, la prima italiana ad aver conquistato (due volte) il Tour de France.
Alfonsina, che è stata un’apripista, “una delle prime a varcare il limite. A mettersi in gioco in un mondo dominato dagli uomini. E lo ha fatto con una bicicletta, un mezzo spericolato che sembrava già di per sé una sfida al sentimento del tempo. Qualcosa di rivoluzionario, certo un po’ sospetto”. Maria, che si è sempre divertita, “in qualsiasi specialità. Lo sport per me non è stato un sacrificio, ma una grandissima opportunità. Il mio hobby è diventato il mio lavoro. Pochi sono così fortunati”, “Avrei fatto molta più fatica ad abitare in città in un condominio di otto piani”.
Alfonsina Strada e Maria Canins sono la prima e la settima di diciassette donne che Dario Ceccarelli ha eletto “Le ragazze irresistibili” (Minerva, 240 pagine, 18 euro, con la prefazione di Diana Bracco, l’introduzione di Silvia Salis e la postfazione di Lella Costa), le donne vincenti nello sport italiano, le uniche due cicliste fra atlete come Ondina Valla e schermitrici come Bebe Vio, tuffatrici come Tania Cagnotto e canoiste come Josefa Idem, nuotatrici come Federica Pellegrini e sciatrici come Federica Brignone. Quelle che non solo riempiono i medaglieri, ma soprattutto quelle che sono esempio di ostinazione e talento, consapevolezza e serietà.
Ceccarelli trae la sua Alfonsina dagli archivi della storia: “Non le perdonano di mostrarsi sudata e scarmigliata come un muratore. Una vergogna per tutta la famiglia che alla fine, tramite sua madre, le offre una via d’uscita: quella di sposarsi”, “Anche al Nord serpeggia una certa diffidenza per le donne in bicicletta a volte descritte dai giornali come esaltate virago dedite a una disciplina ben poco femminile”, “In un Giro senza campioni, la più famosa è lei, Alfonsina. Un simbolo di coraggio e tenacia, di passione e personalità. Tutti l’aspettano, tutti l’applaudono, tutti la incitano”. Ceccarelli rivela la sua Maria tra intervista e confidenze: “Ho cominciato a correre in bicicletta a 33 anni”, “Se avessi cominciato a correre a 15 anni sarei stata un’altra persona”, “Quando parlo alle mie giovani colleghe, dico sempre di pensare allo sport come un divertimento e non come una costrizione. Queste ragazze, lo dico con affetto, sono un po’ matte. Si allenano 4-5 ore al giorno. Io non l’ho mai fatto. Neanche prima di una corsa importante”, “La vita non è solo bicicletta o sci”.
Alfonsina, la matta. Maria, l’infaticabile. Due ragazze – Ceccarelli ha ragione - irresistibili.
Se sei giá nostro utente esegui il login altrimenti registrati.