Che tappa! Yates e Carapaz danno spettacolo. I loro attacchi sono un terremoto sulla Vuelta. O’Connor però resiste, Roglic soffre e Tiberi abbandona. Siamo solo alla 9a tappa e la corsa spagnola è sempre più avvincente, impronosticabile, folle.
Il piccolo Adam Yates si trasforma in un gigante e, a 32 anni, sigla l’impresa della vita: vittoria di tappa (a quasi 38 di media con una tappa di circa 4.500 metri di dislivello), maglia di leader della montagna e rientro in classifica. Impresa bella e insperata. Adam, dopo avere sfruttato il lavoro di Soler e Vine, parte dalla fuga di 26 a 58 km dal traguardo. Da affrontare c’è ancora una doppia scalata di Hazallanas. Ma lui va, inespressivo e potente. Beve e si bagna, una macchina da guerra. Per capire l’impresa bisogna ricordare che il suo attacco più lungo è stato di 7 km, quando vinse a San Sebastian nel 2015.
Complimenti anche al team di Yates, alla Uae, che di primo mattino ha a che fare con il ritiro di Joao Almeida. Motivo ufficiale, dopo la batosta di ieri, Covid. Così, quando sembra che la loro presenza in questa Vuelta diventi marginale, ecco che s’inventano un attacco fantastico. E dietro, nel gruppo O’Connor-Roglic, brilla Sivakov. Davanti alla disperazione, sembrano rinati.
Un capolavoro ieri l’ha fatto anche Richard Carapaz. Non passerà alla storia, perché non ha vinto, ma per partire a 90 km dal traguardo in solitario e con questi tre terribili gpm da affrontare ci vuole coraggio. O essere matti. L’ecuadoriano, che dopo essere stato escluso dai Giochi ha trovato una grinta nuova tanto da essere eletto come il supercombattivo del Tour, ai piedi del Puerto de el Purche è partito, da solo, dal gruppo come un missile. La “locomotora del Carchi” ha ingranato la marcia. Spietato, ha ripreso e superati tutti i fuggitivi tranne uno, Yates. Ora nella generale è 3° a 4’32” dalla maglia rossa, mentre Roglic è solo 39” più avanti. Dopo avere vinto il Giro 2019 ed essere arrivato secondo alla Vuelta 2022 può puntare a conquistare questa Vuelta.
Lo spagnolo Mas, finalmente, è andato all’attacco sull’ultima salita. Andava di sicuro più forte di Roglic e O’Connor ma stavolta la fortuna non è stata dalla sua parte. In discesa, infatti, se l’è vista brutta su una curva a sinistra. A perso prima l’anteriore, poi il posteriore. La bici sembrava un cavallo imbizzarrito che voleva disarcionarlo. Eric è finito fuori strada e, grazie al cielo, in quel tratto c’era uno slargo sterrato prima del guardrail e lo strapiombo. Lo scalatore della Movistar è riuscito a non cadere e rimettere a posto immediatamente la catena caduta, ma addio sogni di gloria.
O’Connor, aiutato da Gall, ha gestito abbastanza bene la situazione difficile, e al traguardo s’è pure preso i 4 secondi di abbuono del 3°. Dopo il traguardo non si nasconde, anzi sfodera molto orgoglio e convinzione: «Mi sono sentito molto meglio di ieri, ho dato tutto quello che ho dentro e che è sempre stato nelle mie possibilità. Non sarà facile togliermi questa maglia». E siccome ormai tutti parlano di ciclismo moderno ecco ribaltato un altro concetto “storico”. «Non cambia nulla sapere come sono le salite - afferma il leader che la pensa in modo opposto rispetto a Yates -. La peggiore fu la prima, è sempre durissima. Su Hazallanas mio sono sentito meglio».
Roglic, invece, oggi potrebbe avere passato una giornata storta. Visto com’è andato fino a ieri, difficile pensare che oggi abbia risentito dei problemi alla schiena legati alla caduta del Tour. Inoltre, la gestione tattica della corsa da parte della Red Bull resta sempre abbastanza discutibile. Lasciare andare una fuga con 26 corridori con dentro Yates e Gaudu non è un'azione molto sensata. Eppure, sulla carta, sono proprio loro la squadra più forte. Ma se Aleotti da lontano e Lipowitz dopo hanno dato il loro contributo, c’è da notare che Martinez non sembra neanche parente di quello che abbiamo visto al Giro e Vlasov è sempre inconsistente.
E Tiberi? Ha sofferto tantissimo il caldo, ha preso proprio un colpo di calore.Il team ha provato a raffrescare il corridore fermandolo, ma non c'è stato nulla da fare, purtroppo Antonio era proprio in grandissima difficoltà e si è fermato. Al momento il team non parla. Bisogna però ricordare che nei giorni scorsi il suo compagno Caruso è stato costretto a lasciare la corsa per il Covid. Oggi, prima di lui, sempre della Bahrain si era arreso l’austriaco Rainer Kepplinger. Ora l’italiano meglio piazzato in classifica è Lorenzo Fortunato (Astana), 18° a 11’12”.
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