Domani inizieranno ufficialmente i Giochi Olimpici di Parigi 2024 e da dopodomani cominceranno a roteare i pedali e scorrere le ruote sulle strade della capitale francese. Alla vigilia dell'evento a cinque cerchi che infiamma la passione sportiva di tutto il mondo, Warner Bros Discovery broadcaster ufficiale dell'Olimpiade ha organizzato un incontro virtuale tra giornalisti internazionali (tra cui noi di Tuttobiciweb) e un'accoppiata di talent Eurosport: Jens Voigt, apprezzato commentatore del ciclismo su strada, e Jo Rowsell, ex plurititolata pistard inglese.
Qui di seguito le dichiarazioni di Voigt
«Ritengo sia un errore piuttosto sciocco far correre soltanto 90 corridori in una gara da 273 chilometri, nell'estate parigina, con un circuito finale così insidioso. Cos'avevano in mente?! Rischia davvero di venir fuori una corsa noiosa con pochi atleti al traguardo: già di per sé alcuni corridori più "esotici" fanno fatica a resistere più di tanto, oltretutto con squadre composte da così pochi uomini chi si prenderà la responsabilità di tirare l'inseguimento? Se proprio volevano così pochi partecipanti, sarebbe stato meglio per la competizione tagliare almeno 50 chilometri di percorso… Ad ogni modo, venendo ai favoriti, la prima menzione è per il campione del Mondo Van der Poel, reduce da un Tour de France sotto i suoi standard in vista del picco olimpico, e la seconda per un Remco Evenepoel che al Tour ha mostrato una bella condizione. Col forfait di Pogacar, e considerando che Tom Pidcock verrà dal cross-country in mountain bike dove si augura di bissare l'oro di Tokyo (che frustrazione per gli altri biker vederselo arrivare lì solo per determinati appuntamenti di prestigio e vincere quasi sempre!) non vedo tanti altri che attualmente possano avere le forze per andare a conquistare una gara così massacrante. E torniamo al punto di prima: solo la Milano Sanremo è più lunga, ma la corre il doppio dei corridori e ci sono tutte le migliori squadre al mondo. Qui potremmo aspettarci una fuga forte che va via subito e nessuno la prende più fino alla fine, o al contrario un gruppo che procede lentamente per oltre cento chilometri così da risparmiare energie in vista del finale. Per quanto riguarda la cronometro: comprendo la lodevole volontà e la necessità logistica di farla tutta sullo stesso percorso per uomini e donne, ma in effetti con un profilo così piatto sarebbe stato più corretto allungare il percorso della crono maschile di 10-20 km rispetto ai 32,4 previsti. Mi aspetto un altro grande duello tra Ganna e l'iridato Evenepoel. L'assenza di Pogacar? Non escludo possa avere a che fare in parte con la mancata convocazione della fidanzata Urska Zigart: di gran lunga la miglior ciclista slovena, a cui vengono preferite due ragazze di cui il c.t. è direttore sportivo nel club… Comunque senza Tadej la Slovenia, una delle poche a poter schierare "ben" 4 effettivi, potrebbe sfoderare tattiche meno prevedibili per Mohoric o Tratnik e infiammare la corsa. E se uno di loro dovesse partire, potrebbero provare a seguirlo corridori che corrono "da soli" per nazioni con un solo partecipante, come l'ungherese Attila Valter che in Visma Lease a Bike non può esprimere tutto il suo potenziale in quanto gregario. Peccato per l'assenza di Carapaz: l'Ecuador ha legittimamente scelto Narvaez, magari si potrebbe in futuro introdurre una wild-card aggiuntiva per il vincitore della precedente Olimpiade. Concludo ora con un'affermazione forte: per me ha poco senso che alle Olimpiadi corrano i professionisti. Proprio così: ogni anno abbiamo 3 grandi giri, 5 classiche monumento, Europei e Mondiali. La corsa olimpica, che oltretutto non permette neanche al vincitore di indossare alcuna insegna della vittoria a 5 cerchi, è francamente un "di più" che non ha la stessa importanza che riveste per sport come nuoto, lotta, boxe o atletica. Capisco il discorso che fa Patrick Lefevere: pago tutto l'anno questi professionisti, e nell'anno olimpico li devo "perdere" per quasi un mese? Per me nel ciclismo olimpico dovrebbero correre giovani o dilettanti! Peraltro questo permetterebbe di reintrodurre alcune specialità come i 100 km a squadre, che coi professionisti è difficile riproporre perché richiederebbe una preparazione troppo specifica che cozzerebbe col resto dell'ingente attività. E speriamo che l'avvento di esports o altre nuove discipline non induca a tagliare altri eventi ciclistici nel programma olimpico...»
Qui di seguito le dichiarazioni della Rowsell
«Comprendo pienamente il discorso di Jens sull'importanza della corsa olimpica nel ciclismo, ma chiaramente non vale lo stesso al femminile poiché le grandi gare come grandi giri e classiche monumento o non sono ancora tutte in calendario o tendono a stare meno sotto i riflettori, quindi l'Olimpiade è fondamentale per mettere in evidenza le donne, soprattutto dal trionfo nel 2012 di Marianne Vos, che 12 anni dopo è ancora nella startlist a cinque cerchi. Parliamo di pista adesso: nell'inseguimento a squadre femminile, competizione a me molto cara (Jo ha vinto due ori olimpici di fila a Londra e Rio, ndr) penso che a giocarsi il podio saranno la Nuova Zelanda, la "mia" Gran Bretagna nonostante la grave assenza della fuoriclasse scozzese Katie Archibald, la più talentuosa atleta con cui ho avuto l'onore di correre, che si è rotta la gamba il mese scorso, poi le padroni di casa della Francia e l'Italia, che non vedo l'ora di ammirare all'opera perché, nonostante diversi infortuni come quello di Elisa Balsamo, riescono sempre a correre con un vigore che mantiene ogni sfida accesa fino all'ultimo. Così come sarà interessante assistere alla difesa del titolo dei loro colleghi uomini contro una Danimarca sempre fortissima e una Gran Bretagna che, finalmente, sembra aver ritrovato solidità dopo la sfortuna degli anni scorsi, con un Ethan Hayter "on fire" e il valore aggiunto di una figura particolare e preziosa come l'atleta-ingegnere Dan Bigham. Dalla squadra britannica mi aspetto ottime cose inoltre nella velocità, sia maschile che femminile: lato uomini i favoriti restano gli olandesi con Harrie Lavreysen, sia chiaro, tuttavia i miei connazionali sanno come migliorare il proprio livello appositamente per le Olimpiadi e confido in Jack Carlin; le donne possono contare sulla campionessa mondiale Emma Finucane e su una chioccia come Katy Marchant che è un esempio formidabile di atleta che è riuscita a centrare l'obiettivo della terza partecipazione olimpica pur essendo diventata mamma dopo Tokyo. Sono pure curiosa di vedere l'idolo di casa Benjamin Thomas tentare l'assalto doppio a omnium e madison. E tornando alla Gran Bretagna: nella madison femminile non ci sarà la coppia d'oro di Tokyo Archibald-Kenny, e l'assenza di Katie a cui facevo riferimento prima sarà pesante anche dal punto di vista umano, dato che lei è unica e riesce sempre a stimolarti con una battuta o uno spunto di riflessione; ma ci sarà il duo Evans-Barker campione del Mondo in carica, dunque sono piuttosto fiduciosa… Non ho menzionato l'omnium femminile: beh, è forse la prova più difficile da pronosticare. Ma in generale noto con enorme piacere che viviamo un periodo storico della pista dove diverse nazioni si contendono le medaglie: ogni previsione è maledettamente complicata e questo è un bene. A contribuire a tale equilibrio c'è il livellamento verso l'alto nello sviluppo dei materiali, che è sempre stato un fiore all'occhiello britannico ma ormai tutti i principali Paesi riescono a beneficiare delle tecnologie più avanzate: nelle prossime settimane vedremo probabilmente un nuovo casco, una nuova tuta, nuove pedivelle, nuovi componenti vari, le case produttrici vogliono impressionare il pubblico per aumentare le proprie vendite e ciò innesca la continua innovazione… Così come a Tokyo molti record furono battuti, mi aspetto di vederne infrangere qualcun altro qui a Parigi, nonostante il velodromo sia a un'altitudine più bassa rispetto a quello giapponese. Concludo con un accenno alla strada femminile: nella crono segnalo un'atleta di cui si sa meno ma che potrebbe essere una sorpresa, l'americana Taylor Knibb che è una triatleta ma ha vinto i campionati statunitensi a cronometro ed è stata convocata. A Parigi 2024 gareggerà sia nella crono che nel suo triathlon, la terrò senz'altro d'occhio. Nella prova in linea permettetemi di fare un nome britannico: Lizzie Deignan, alla quarta Olimpiade (e alla prima, proprio a Londra nel 2012, fu argento dietro la Vos). Pure lei è mamma come la Marchant, anche se nella strada hai più libertà nella preparazione rispetto alla pista dove devi seguire un rigido programma al velodromo di Manchester. Veterana della Lidl Trek, ad oggi forse non ha il motore di una Pfeiffer Georgi ma ha la speciale abilità di prepararsi al meglio quando conta, a prescindere che sia un periodo globalmente positivo o meno per lei. Vista la sorprendente Kiesenhofer di Tokyo, penso ci sia qualche speranza per Lizzie. Un'altra outsider può essere l'ungherese Blanka Vas, che conosce molto bene alcune delle favorite belghe e olandesi dato che corre in SD Worx. In conclusione, come non citare ancora l'Italia: Elisa Longo Borghini purtroppo non ha avuto il risalto che meritava la vittoria della maglia rosa, per colpa della concomitanza tra Giro d'Italia Women e Tour de France maschile, comunque penso sarà il faro di una formazione azzurra che sa sempre riconoscere una leader e lavorare per lei.»