Vincere, stravincere, esagerare. Nelle tappe di mezzo, a tempo perso, tirare pure le volate per il velocista della squadra. Fa simpatia o fa antipatia? E' intelligente o suicida? Gli ortodossi parlano di strategia folle, che fa male a se stesso (spende troppo), ma soprattutto fa male agli altri, perchè finisce per caricarli di frustrazioni e di rancori, in attesa delle inesorabili vendette. C'è anche una metafora su misura, di stampo dolciario: la corsa è una torta, bisogna lasciare una fetta a tutti.
Altri però faticano a capire, ma quali regali, ma quali leggi non scritte, il più forte deve vincere tutte le volte che può, per onorare la corsa, per onorare il lavoro dei compagni, per onorare chi lo paga, e in fin dei conti per godersi il momento migliore della propria vita, che non è mai infinita.
Ma allora, che campione vogliamo: un Teddy Cannibale – così com'è, così com'era il suo modello negli anni '60-'70 – oppure un Teddy in versione Caritas, pronto a fare beneficenza, magari anche interessata per farsi amici strada facendo?
Per fiutare un po' il clima, alla partenza di Avezzano avvio un personalissimo sondaggio. Riporto qui alcune delle risposte significative.
Beppe Saronni (mentore italiano di Teddy ): “Quando la gamba scivola così, è difficile tirare i freni. Calcoli e regali si fanno quando fai fatica e sei al limite: ma a Pogacar non succede, qui al Giro. Troppa la differenza. Mi pare che li abbia già rispettati abbastanza a Prati di Tivo, limitandosi a fare la volata...”.
Damiano Caruso (avversario e saggio del gruppo): “La squadra lavora per lui, lui fa il suo e vince. Se io avessi un compagno così, sarei felice di portarlo al successo tutti i giorni. La diplomazia, le leggi non scritte, i favori, i regali? Non esiste più niente, tutto finito. Questo è un nuovo ciclismo. Chi è più forte vince. Nessuno ti regala niente. Io al suo posto farei lo stesso”.
Roberto Damiani (diesse rivale): “Leggi non scritte? Calcolini sottobanco? Ma per l'amor di Dio. Dopo che lavori tutto il giorno, il vero scandalo è se perdi, non se vinci. Si rende antipatico? Quanto vorrei essere antipaticissimo...”.
Mauro Gianetti (grande capo di Pogacar): “Questo è un ciclismo bellissimo e nuovo. C'è una generazione di campioni che corre in un modo coraggioso, spregiudicato, spettacolare. Lo definirei un ciclismo più libero. Sì, sono ragazzi liberi. Certo, anche di sbagliare. E comunque Pogacar e gli altri fenomeni corrono per vincere, non contro qualcuno. E' la nuova mentalità: facciamo sport, siamo qui per vincere, non per tirare i freni. Pogacar così non si fa amici? Quando sei in difficoltà, comunque nessuno ti aspetta”.
Questo ed altro. Sinceramente, ho incontrato anche parecchi ex corridori che invece piantano il muso, quel signorino adesso non rispetta nessuno, ma un giorno tutto tornerà, chi semina vento raccoglie tempesta, e allora non dovrà stupirsi se nessuno gli tenderà la mano. Le famose “leggi non scritte del gruppo”, tra nonnismo da caserma e mafiette varie. Com'era una volta, sì. Anche ai tempi di Merckx, peraltro...
Se non disturbo il referendum, chiudo con un parere mio, per quel che vale. In questo 2024 si stanno ormai correndo due Giri d'Italia. Quello di Teddy, senza avversari. E quello degli altri, il Giro Due, dove il livellamento è sovrano, però in basso (sperando che presto dà lì salti fuori il nostro Tiberi). Tutti i giorni i due Giri si incrociano sulle stesse strade, ma non c'entrano niente l'uno con l'altro. E' inutile sperare che le regole del Giro due valgano nel Giro di Teddy: lì si parla un'altra lingua, e non c'è verso di capirsi.