E’ il 19 marzo 1974, ad Albenga, sulla strada statale Aurelia, transita la Milano – Sanremo con Felice Gimondi in maglia iridata lanciato verso la vittoria. Contemporaneamente all’ospedale di Albenga nasce Mirko Celestino, futuro campione del ciclismo su strada e ct della Nazionale di mountain bike. Tanti auguri a Mirko che oggi festeggia il cinquantesimo compleanno. Per un ligure del Ponente nascere in concomitanza alla Milano – Sanremo è tutto un programma.
Mirko, orgoglioso cittadino di Andora (Savona), il fattore campo l’ha sempre onorato, sostenuto da un tifo intenso. Nel 2001 in un tripudio di bandierine azzurrine ha trionfato al Trofeo Laigueglia, la corsa di casa. “Allora il cast del Laigueglia era degno di una gara della Coppa del Mondo – sottolinea Mirko-: rappresentava un punto fisso nel programma dei campioni e delle squadre principali”. Al successo nella “Sanremo” è andato vicino alla vittoria nell’edizione 2003: primo Paolo Bettini, secondo Celestino, terzo Luca Paolini. Bettini e Paolini erano compagni di squadra alla neonata Quick Step, Mirko aveva la maglia della Saeco. “Ero nella morsa di due forti corridori – fa notare Mirko, che tra i professionisti stradisti ha gareggiato dal 1996 al 2007 con 13 vittorie ottenute in corse frequentate da campioni - e Bettini era imbattibile in determinate situazioni. Passare ad Andora per me era magnifico in quelle corse. Un anno i miei tifosi avevano distribuito le bandierine azzurrine, e in altre occasioni i palloncini d’identico colore”.
Ciclisticamente Mirko è maturato tra Liguria e provincia di Bergamo. Da junior ha gareggiato alla Romanese-Andorese, nata dall’unione tra la società con sede a Romano di Lombardia e quella di Andora. Da dilettante è stato all’Unione Ciclistica Bergamasca (divenuta Polti) alla corte di Antonio Bevilacqua, suo mentore. Nel 1995, la sua ultima stagione tra i dilettanti, ha anche trionfato al Campionato d’Europa su strada a Trutnov, in Repubblica Ceca. Era la prima edizione del Campionato d’Europa.
Mirko è sicuramente un atleta che ha saputo sfruttare al meglio le proprie caratteristiche. In salita andava forte senza essere corridore da corse a tappe di 3 settimane. “L’unico vero rimpianto della mia carriera professionistica – afferma – riguarda il bottino di successi che poteva essere più pingue. Ho avuto la sfortuna di combattere contro tanti campioni”. Nei primi due anni da professionista ha acquisito esperienza senza ottenere vittorie. I primi successi li ha festeggiati nel ’98: una tappa più classifica al Regio Tour in Germania, e il Giro dell’Emilia a Bologna sotto la pioggia col rettilineo d’arrivo ai Giardini Margherita. Nel finale di quel Giro dell’Emilia fuggì con Massimo Donati e Michele Bartoli e in volata prevalse il corridore di Andora. L’ordine d’arrivo era ricco di numi illustri trattandosi dell’ultima occasione per assicurarsi la maglia azzurra al Mondiale di Valkenburg.
“Mi guadagnai la convocazione e quello di Valkenburg fu il primo che disputai dei 3 Mondiali da professionista”. Furono tre anche le vittorie del ligure nel 1999, con la Coppa Placci a Imola e le prove di Coppa del Mondo Hew Cyclassics Amburgo e Giro di Lombardia. Il successo di Celestino ad Amburgo davanti a Schweda e Vainsteins contribuì a rendere popolare la gara tedesca vinta spesso da italiani. L’edizione 1999 del “Lombardia” terminò a Bergamo, ai Portici del Sentierone, e Mirko dominò lo sprint a 5. “Sulla salita di Città Alta – racconta – in fuga c’erano Di Luca, Mazzoleni e Camenzind. Li raggiunsi in discesa insieme a Konyshev sulla curva d’immissione al rettilineo d’arrivo. Vinsi con uno sprint incredibile”. Il neoprofessionista Di Luca finì secondo, 3° Mazzoleni, 4° Camenzind e 5° Konyshev. Quell’anno Mirko aveva indossato la maglia azzurra al Mondiale a Verona: “Una crisi di fame m’impedì di lottare fino al rettilineo d’arrivo per la vittoria. Si trattò del primo dei 3 Mondiali vinti da Freire”. Nel 2001 ci fu l’ennesimo “triplete” di Mirko, vincitore appunto del Laigueglia e poi di Tre Valli Varesine e Milano – Torino. La Tre Valli arrivò in via Sacco a Varese, come quelle dell’era attuale, Mirko se l’aggiudicò con 9” di vantaggio grazie alla progressione sulla salita dei Ronchi. Sul podio con lui salirono Paolo Valoti e Gianluca Bortolami.
La Milano – Torino terminò sulla pista del Motovelodromo. “Avevamo scalato il Superga – spiega – una salita ripida ma non lunghissima. Per me andava bene collocata nel finale di una gara in linea”. Celestino versione pistard prevalse in volata su Niki Aebersold e Eddy Mazzoleni, una delle sue vittime preferite.
Nel 2002 Mirko s’impose a Mura nella tappa più difficile del Brixia Tour, la corsa di patron Giuseppe Bresciani. Il paesino d’arrivo era “Mura” di nome e di fatto date le pendenze. “Nel 2003 ho concesso il bis alla Milano – Torino che terminò su strada, in Corso Casale. Vanto vittorie in entrambe le versioni d’arrivo, strada e pista”, aggiunge con una punta d’orgoglio. Ecco il podio della Milano – Torino, che in quelle annate partiva a Novate Milanese: 1° Mirko, 2° Davide Rebellin, 3° Martin Perdiguero. Merita rilievo anche la Settimana Coppi e Bartali che il ligure ha dominato nel 2003. Proprio alla “Coppi e Bartali” , l’anno dopo, ha lanciato l’ultimo acuto vincente della carriera da stradista nella tappa di Faenza. Mirko da professionista ha militato innanzitutto alla Polti, per lui una seconda famiglia col manager Gianluigi Stanga, il ds Bevilacqua e altri dirigenti, poi 4 stagioni alla Saeco, infine a Domina Vacanze e Milram. “Ho avuto compagni di squadra fantastici. Colui con cui ho maggiormente legato è Fabio Sacchi”.
Nel 2001 è stato coequipier di “Re Leone” Mario Cipollini alla Saeco. “Mario – assicura Celestino – riguardo cura dei particolari e allenamenti era molto meticoloso. Lo ritengo un precursore dell’epoca attuale”. A fine 2007 la carriera di Mirko subì una brusca svolta: “All’età di 33 anni mi sono sentito vuoto di stimoli, avevo voglia di cambiare. E così ho optato per le gare di mountain bike, in particolare le marathon. Volevo vivere un ciclismo senza l’assillo di dimostrare il massimo ad ogni costo e la mountain bike poteva essere la scelta migliore. Io la bici da montagna l’avevo utilizzata spesso negli inverni precedenti. Ho fatto in tempo a fare il professionista nell’epoca in cui dopo il Giro di Lombardia di staccava la spina per riprendere con le corse in febbraio, quindi lo spazio per pedalare sulla mtb lo ritagliavo sempre tra novembre e dicembre. Adesso è tutto diverso, non fanno in tempo a smettere di gareggiare che iniziano i ritiri, a gennaio ci sono le gare e praticamente su strada si corre tutto l’anno”.
Mirko si è preso belle soddisfazioni da biker: “Sette anni magnifici di attività , con un argento e un bronzo ai Mondiali marathon, e 2 Campionati italiani”. Anziché dirigere un team World Tour di stradisti ora è ct azzurro della mountain bike. “Ricopro la carica da sette anni, è bello e spero di prendermi altre soddisfazioni”.
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