Nello scandalo che sta lasciando del neo-presidente federale Dagnoni un mucchietto di polvere, resta un elemento che a me inquieta molto, più degli altri: quei 106mila euro che la Federazione deve a un non meglio precisato (si fa per dire) intermediario, all'inizio sembrava tramite la società irlandese, ma dopo il fuggi-fuggi generale e la pioggia di smentite rimasti sul tavolo come figli di nessuno.
In mezzo a tanta nebbia, una sola certezza: bisogna pagare 106mila euro a qualcuno che ha procacciato pubblicità al ciclismo azzurro, ma ora non si sa chi sia questo qualcuno. Le chiacchiere stanno a zero. Il presidente e la sua corte possono procedere con le loro acrobazie per uscirne in qualche modo, ma su questo punto c'è poco da discutere: a chi devono andare, perchè ci devono andare, questi 106mila euro?
Al punto in cui è arrivata la vicenda, sembra che questi soldi scottino da bestia. Nessuno li rivendica più, tutti girano alla larga, stanno diventando orfanelli senza padre e senza madre. Eppure la Federazione era pronta a versarli, nei modi più oscuri e tortuosi, certo, comunque considerava la questione come un un atto dovuto, una pura formalità da sbrigare solo a livello formale. Poi è arrivata Norma Gimondi, eccetera eccetera.
A dir poco surreale, questa faccenda. Non c'è verso per la Federazione di onorare l'impegno. E allora? Se proprio stanno diventando così imbarazzanti e ingombranti, questi 106mila euro, mi faccio avanti come volontario: me li prenderei io. Ho già una mia idea: destinazione benefica. Usciti da una squallida vicenda, possono diventare preziosissimi aiutando chi so io. Confermerebbero, come diceva Seneca, che il denaro in sé non ha nulla di satanico, se mai sono gli uomini con le loro mani e i loro maneggi a renderlo buono o cattivo. Se usati con intelligenza e generosità, i soldi possono servire a imprese grandiose. Può essere così anche stavolta. Nel caso, io sono qui. Tutti sanno dove trovarmi. Così prendiamo due piccioni: aiutiamo chi ha bisogno, ma soprattutto la finiamo di raccontarcela.