«Noto come la stampa, vedi articolo di Francesco Ceniti sulla Gazzetta di oggi unito a molti altri, dia molta rilevanza alla prestazione fornita da Bigham: non discuto o disconosco la performance, ma il fatto che le massime istituzioni ciclistiche, Uci e Uec, non disconoscano la divulgazione all’opinione pubblica di un record che non ha alcun appiglio o validità regolamentare per poter essere riconosciuto o ed omologato»… Poi Angelo Francini, che generalmente nelle questioni regolamentari si aggira con assoluta sicurezza e disinvoltura prosegue la sua analisi su facebook, sostanzialmente sostenendo che questo non è un record.
Potrò anche sbagliarmi e se così fosse, chiedo scusa a tutti anticipatamente, ma questo record è più che valido. Non c’è nulla di scandaloso. Non vi piace che il povero Daniel Bigham abbia stabilito un record con i fiocchi? Fatevene una ragione: è il bello dello sport. È il bello della ricerca. È il bello della ricerca applicata al ciclismo. Ed è bello che un ragazzo di 30anni, con una laurea in ingegneria in tasca, si sia messo in gioco tutto tondo sull’anello di Grenchen. Ed è altrettanto bello che un team di livello come la Ineos Grenadiers se ne sia assicurato le gambe, ma soprattutto la testa.
Dan Bigham quest’anno si è piazzato secondo al campionato britannico crono, si è ritirato al campionato in linea ed è stato dodicesimo nella crono dei Giochi del Commonwealth. È un pistard, non da oggi, ma da tempo, e sempre ai Giochi del Commonwealth è stato secondo con il quartetto dell’inseguimento. È un corridore regolarmente tesserato: quest’anno direttamente dalla Federazione britannica come “Private Member”. Un anno fa lo era per la Continental Ribble Weldtite, con la quale ha disputato il Tour of Estonia, il Tour of Slovenia e il Tour of Britain, e poi con la nazionale ha partecipato al mondiale crono dove si è classificato 16°, mentre alla “mixed relay” ha chiuso al quinto posto. E per finire, secondo al campionato britannico crono.
Il 1° ottobre 2021 aveva tentato il record dell’ora sempre a Grenchen percorrendo 54,723 e strappando a Wiggins il record britannico. Allora il record non fu omologato dall’UCI (ma solo dalla British Cycling) perché Bigham non era iscritto al sistema antidoping dell'UCI, quindi al passaporto biologico, cosa invece che per questo record ha regolarmente fatto.
Non è il primo non professionista che prova a battere il record: nel 2018 ci ha provato l’olandese Dion Beikeboom, nello stesso anno ci ha provato anche il danese Martin Toft Madsen, più volte campione nazionale a cronometro e partecipante ai mondiali ma mai passato professionista. Anche Thomas Dekker, quando ci provò nel febbraio del 2015, non era più professionista ma era rimasto da pochi mesi senza contratto e avrebbe poi annunciato il suo ritiro agonistico. Questo solo per il bene della verità e di un ragazzo che deve essere solo applaudito per quello che ha fatto. Per quanto riguarda l’Uci o la Uec, caro Angelo, forse è il caso di trovare altre magagne. In questo caso non hanno fatto altro che assecondare - regolamento alla mano - un ragazzo che ha fatto qualcosa di eccezionale. E come tale va celebrato.