Il nome è Daniele, ha 47 anni e di professione fa il gruista. Oggi ha consegnato la propria verità e verisione a varesenews.it, dopo l'incidente avvenuto a Porto Ceresico la scorsa settimana e che ha visto vittima il corridore professionista Luca Chirico. Quello che colpisce è che molti - come noi - che non conoscono le dinamiche dell'accaduto, con grande serenità prendano posizione e sotto questo articolo, lascino il loro “illuminato” pensiero, augurando al ciclista e ai ciclisti il peggio. A tale proposito, quale difensore di Luca Chirico, tuttobiciweb.it ha contattato l'avvocato Federico Balconi, che ha confermato che «depositeremo presso la Procura competente, atto di querela nei confronti dell'automobilista ma anche nei confronti del responsabile della testata che ha pubblicato l'articolo e di tutti i commentatori “leoni da tastiera”. Chiederemo - ha aggiunto l'avvocato Balconi, che è anche resposabile di ZeroSbatti - l'azione penale per tutti i reati che verranno ravvisati dalle condotte descritte o emergenti in fase di indagine, sentiti i testimoni, costituendoci parte civile in caso di giudizio penale». Quello che vi proponiamo qui di seguito è parte dell'articolo che potrete leggere integralmente su varesenews.it
Daniele – questo il nome dell’automobilista che per ragioni di riservatezza preferisce non esporsi con le sue generalità – si è rivolto alla redazione di Varesenews attraverso il suo legale, l’avvocato Gianpiero Maccapani per raccontare la sua versione dei fatti, negando di aver volontariamente speronato lo sportivo che era in strada in quel momento assieme ad un collega. «Ma quale speronamento? Io andavo dritto per la mia strada e addirittura sono stato più volte apostrofato e minacciato da uno dei due, tanto da essermi rivolto a una pattuglia della guardia di finanza per far valere le mie ragioni» (nella foto di repertorio, una strada di Porto Ceresio).
Partiamo dall’inizio, ci racconti. «Martedì nel primo pomeriggio ero in auto con la mia compagna lungo la strada di Porto Ceresio poco prima della stazione. Sarà stata l’una e mezza. Avevo davanti a me due auto, e i due ciclisti. Il primo veicolo, una macchina di servizio della polizia locale ha sorpassato. Poco dopo è uscito in sorpasso anche il mezzo che precedeva immediatamente la mia auto. In quel frangente i due ciclisti si sono appaiati e mentre a mia volta sorpassavo, la mia compagna ha fatto loro la classica domanda retorica: ‘Ma in fila indiana no?’. E siamo andati oltre. Tuttavia poco dopo uno dei due ciclisti mi ha sorpassato a sinistra dandomi un forte colpo allo specchietto e pronunciando la frase: ‘Va che ti vengo a prendere’. La mia auto non ha lo stereo e avevo i finestrini abbassati a bassa velocità, sotto i 50 orari, quindi ho sentito distintamente la frase. Non ci ho dato molto peso, fino all’arrivo ad uno stop dove lo stesso ciclista mi ha chiamato e ha pronunciato questa frase: ‘Adesso scendi che ti gonfio’».