Felicità per il bis tricolore, un bis giovane e che dunque ha più carati. Sarebbe magnifico restare su questo focus, guardarci l'ombelico e compiacerci allo specchio, ma qualcosa bisognerà pur dire della classifica generale, che in definitiva conta qualcosa in un grande giro come il Giro d'Italia.
E allora diciamolo: passano i giorni e questa maglia rosa sta diventando sempre più stretta. Non è un candeggio venuto male, è proprio di una taglia troppo piccola per un Giro d'Italia che voglia crescere. Una XXS, extra extra small. Spiace dirlo, e personalmente mi sento molto carogna a farlo notare, ma se si cerca di dire la verità io non vedo che questa. Lopez è bravissimo e simpaticissimo, la sua lacrima facile intenerisce le zie d'Italia, e detto ad alta voce non sta rubando niente. Ci mancherebbe altro. Non è un intruso e un imbucato, non ha scippato la maglia rosa scassinando la cassaforte nottetempo. Se l'è andata a prendere e se la tiene giustamente addosso.
Però, senza toccare niente di Lopez, senza togliere niente a Lopez, bisogna dire altrettanto chiaro e forte che a lungo andare il suo dominio non sta facendo tanto bene al Giro. Certo è sempre bello quando un giovane sconosciuto si fa conoscere tenendosi la maglia per qualche giorno, nei giorni meno importanti e faticosi. Sono struggenti riempitivi. Di più: a dirla tutta, il Giro si è costruito negli anni una luminosa fama di cantiere per campioni, portando in alto nomi ancora un po' sommersi, leggi Dumoulin, leggi Quintana, leggi lo stesso Carapaz. Dunque, ben venga questa tradizione da grande ostetrica del ciclismo mondiale.
Con Lopez, però, siamo su un altro terreno. Lopez in rosa per tutto questo tempo dice molto – pure troppo – sul livello del Giro 2022. Andando avanti ancora un po', e tutto fa pensare che magari arriveremo a martedì, finirà nel modo peggiore. E cioè che un Giro già in cerca d'autore, partito con il lanternino per mancanza dei tre numero uno (Pogacar, Roglic, Bernal), alimenterà ancora di più le accuse e le maldicenze sul suo spessore qualitativo.
All'inizio anche Lopez sembrava la classica maglia rosa di transizione, tant'è vero che i primi a non dare importanza risultano proprio quelli della sua squadra, come dimostra la scelta di lasciarlo solo sul Blockhaus per assistere in massa un Ciccone alla deriva. Tutti erano convinti che poi i pesci grossi si sarebbero magnati velocemente il pesce piccolo. Invece ciccia. Passano i giorni e le tappe, ma Lopez sta sempre là. Beato lui, bravo lui, ma è arrivato il momento di chiederci dove siano finiti gli altri. Che cosa siano diventati gli altri. E' una chiamata ufficiale ai favoriti perchè si diano una svegliata, chiaramente. Certo non possiamo pensare che sia Lopez a sfilarsi la maglia e a dire prego, fatevi avanti, qualcuno se la metta. Sono gli altri a dovergliela strappare. Oltre tutto non è un'impresa d'altri tempi, quella che si chiede: i sedicenti big sono tutti lì a un millimetro, basta una mossa e Lopez può cadere, come dimostra la fatica sfacciata sul Blockhaus. Ma bisogna volerla questa maglia.
Naturalmente, spiegheranno i teorici della strategia che Lopez in rosa conviene a tutti quanti. Alla partenza di Parma, Dario Cioni mi confermava ad esempio che la Ineos non ha nessuna fretta di silurare Lopez. Carapaz vuole solo l'ultima maglia rosa, a Verona. Lopez in rosa è tanto stress in meno e tanta fatica in meno.
Tutto vero, tutto giusto. Resta però il problema del Giro nel suo complesso, del Giro con la sua reputazione: questa maglia rosa gli sta stretta, così stretta da mettere in risalto fianchi adiposi e panza opulenta, segni evidenti di decadimento estetico. Serve un nome, serve un campione. Serve qualcuno che non si accontenti del minimo sindacale, ma ambisca ancora alle grandezze del leader. C'è qualcuno in Giro che abbia questi requisiti, che coltivi ancora i sogni romantici della vera grandezza?