Dopo le finali della BMX di questa mattina, nel pomeriggio ho avuto modo di riordinare i pensieri e fare un po' d'ordine sul mio taccuino. Al termine delle cronometro avevo avuto l'occasione di scambiare due chiacchiere con il tecnico della Nazionale svizzera femminile Edmund Telser, che due giorni prima aveva portato le sue ragazze del cross country a uno storico podio completamente rossocrociato, e nella prova contro il tempo ha guidato Marlen Reusser all'argento.
L'apprezzato tecnico altoatesino è il Salvoldi del ciclismo svizzero dal 2014 e, a differenza del nostro CT oltre a essere responsabile del settore strada e crono, lo è anche del fuoristrada. È proprio con la mtb che Edi, così lo chiamano tutti, si è fatto notare oltre confine guidando, tra gli altri, il Team femminile Colnago Südtirol International fin dagli albori.
«La Nazionale Italiana ha ottimi tecnici e a livello giovanile non abbiamo nulla da invidiare agli svizzeri, che a livello di scouting non sono fortissimi - risponde alla nostra provocazione di tornare ad allenare al di qua del confine visto il fermento del periodo. - La grande differenza è che in Italia trattiamo già allievi e juniores come se fossero professionisti, mentre in Svizzera la priorità è data agli studi e al lavoro. Marlen ha iniziato a correre 4 anni fa e ora è sul podio olimpico. Tra le mie fila ho junior che hanno già vinto mondiali ma nonostante ciò lavorano 8 ore al giorno e si allenano alle 6 della mattina. Il ciclismo è solo una parte della loro vita, vi si dedicano a tempo pieno solo quando arrivano alla massima categoria e allora hanno ancora margini di miglioramento. In Svizzera inoltre si lavora molto sulla tecnica, con gare ad handicap, tipo gimkane con prove da superare, a tutte le età».
Edi è entrato in Swiss Cycling come tecnico della mountain bike ma ora ha carta bianca per quanto concerne il settore femminile a 360°. «La Federazione Svizzera mi dà grande fiducia e questo mi permette di lavorare liberamente, non mi manca nulla. Chiaramente da italiano sarebbe un sogno tornare a lavorare per la FCI, ai tempi di Alfonso Morelli ho fatto un po' da suo assistente per gli junior, ho collaborato con Paola Pezzo e lavorato tanti anni con Eva Lechner».
Edi ha gioito per gli atleti svizzeri quanto ha sofferto per gli azzurri. Non lo nasconde. A suo avviso cosa hanno sbagliato i nostri? «So che sono stati in altura, noi dopo varie valutazioni abbiamo scelto diversamente. Non abbiamo ritenuto fosse una buona idea visto il gran caldo che avremmo trovato in gara. Siamo venuti al test event 2 anni fa e da allora ci siamo preparati per quello che avremmo incontrato quando saremmo tornati qui, alte temperature e afa comprese».
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