Sono passati appena pochi giorni dall'approvazione delle nuove norme UCI in fatto di sicurezza e subito scoppia la polemica: oggi al Tour de la Provence i corridori hanno dovuto fare i conti con ostacoli non segnalati lungo il percorso. In particolare sono stati fatti notare dei dossi di separazone di corsia non segnalati, proprio nell’ultimo chilometro della gara, dove il gruppo andava a velocità elevate.
A lanciare l’allarme è stato Carlos Barbero, corridore della Qhubeka-Assos, che ha postato su Twitter, le foto di ostacoli non segnalati. «Dovremmo iniziare a preoccuparci di ciò che conta davvero. Due dossi non segnalati nell'ultimo chilometro. È già brutto quando troviamo queste cose a 100 km dal traguardo ma negli ultimi km, con le pulsazioni al massimo, è una trappola che può finire con grande probabilità con una caduta».
Queste sono state le parole del corridore spagnolo, ma anche altri corridori hanno detto che gli ultimi 10 chilometri della corsa erano pericolosi, con rotatorie poco visibili e restringimenti della strada.
La prima tappa del Tour de Provence è stata vinta da Davide Ballerini, autore di una straordinaria volata su Arnaud Démare e Bouhanni. Ma al termine della corsa le polemiche sul tema della sicurezza sono subito scattate.
I corridori in gruppo, si lamentano per le norme che sanzionano alcune posizioni in bici e si chiedono: perché pensare a questo piuttosto che ai pericoli sul percorso? Un intervento è stato fatto anche dal corridore della Lotto-Soudal Thomas De Gendt, che ha detto: «Trovo strano che l'Unione Ciclistica Internazionale adesso proibisca certe posizioni in bici, mentre ci sono altre 101 cose che devono essere affrontate. Perché io so che correre in bicicletta è pericoloso, sicuramente lo è farlo in un gruppo di centocinquanta persone, sto sempre attento, ma mi chiedo dove sia tracciato il confine della sicurezza».
Barbero è stato supportato dagli ex corridori David Etxebarria e Loïc Chetout, e da Andrey Amador (Ineos Grenadiers). Carlos Verona (Movistar) anche è intervenuto rispondendo al compagno: «È questo che rende il nostro sport pericoloso e non la posizione che assumiamo in bicicletta».
Un intervento è stato fatto anche dal CEO di Flanders Classics, Thomas Van den Spiegel. «È incomprensibile che quel cordolo non sia stato indicato in alcun modo». A cogliere anche la palla al balzo, è stato The Riders Union, il nuovo sindacato dei corridori, che ha subito risposto: «Cari organizzatori, i ciclisti sono i migliori ambasciatori del vostro evento. Possono gestire una bici, anche al limite, ma non spingersi oltre. Si prega di proteggerli da tali pericoli».
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