Carlotta Cipressi ha una gran voglia di ripartire, di mettersi in gioco, non vede l’ora di buttarsi a capofitto nella sua prima stagione nel World Tour. Ci bastano poche parole per capire che la ventunenne di Forlì è entusiasta all’idea di iniziare a correre, non a caso con alcune compagne ha deciso di volare già in Spagna una settimana prima dell’arrivo della squadra, per farsi trovare pronta. Dopo l’esperienza nel team devo della Uae, per due anni correrà con la Human Powered Health, formazione statunitense con grande componente italiana; accanto a lei ci sono infatti Giada Borghesi, Barbara Malcotti, Katia Ragusa e Silvia Zanardi, senza dimenticare lo staff con Giorgia Bronzini.
Il primo incontro con la squadra è stato in grande stile, la prima volta con il nuovo team, con le compagne e soprattutto la sua prima volta in America, a Boston nella sede dello sponsor principale in cui tutte le atlete sono state sottoposte a tantissimi test specifici. Per Carlotta è stato come un grande sogno, un ambiente tutto nuovo in cui si è trovata subito a suo agio «Avete presente il sogno americano di cui tutti parlano? Ecco è stato esattamente quello, 5 giorni pazzeschi in cui ho capito che dietro la squadra c’è una grande struttura, ma soprattutto mi sono trovata bene. Sono all’avanguardia su tutto, è incredibile, quando siamo ritornate a casa avevamo analisi si ogni tipo» ci dice Carlotta senza troppi giri di parole.
E’ appena arrivata, eppure ha già costruito qualcosa di saldo e di prezioso in particolare con il nuovo preparatore Enrico Campolunghi con cui si è confrontata a lungo per trovare il miglior percorso possibile, vuole crescere, vuole farsi trovare pronta. «Con Enrico ho subito formato un bel rapporto, mi ha ascoltato, ha capito di cosa avevo bisogno e ha cercato di creare il percorso migliore per me anche sulla scia di quello che ho fatto prima. Tra di noi c’è un dialogo costante, ci sentiamo praticamente ogni giorno per capire come mi sento; il mio obiettivo è migliorare sulle corse a tappe e stiamo lavorando profondamente in questa direzione senza però tralasciare. Vorrei migliorare a cronometro, è una disciplina che amo particolarmente e ormai è diventata decisiva nelle corse a tappe, la squadra mi ha appoggiato immediatamente e mi ha fatto già provare la nuova bici da crono, è una figata.»
Fa un certo effetto sentire parlare Carlotta dei suoi sogni e delle sue ambizioni soprattutto se si pensa che esattamente un anno fa stava combattendo con la seria possibilità di dover abbandonare la bici per sempre. Una miocardite l’aveva obbligata ad oltre 3 mesi mezzo di stop praticamente assoluto, i dubbi, le paure, ma soprattutto l’impossibilità di pedalare avrebbero potuto distruggere tutto per sempre e invece con una determinazione incredibile ha deciso che doveva assolutamente raggiungere il suo obiettivo. «
Esattamente un anno fa non sapevo se avrei potuto tornare in bici, è stato bruttissimo perché non potevo letteralmente fare nulla. Appena i problemi si sono risolti e mi hanno dato il via libera per ricominciare sono andata dritta con l’obbiettivo che avevo dal 2023 ovvero fare il salto in una World Tour, non mi interessava che squadra fosse, se la Uae Adq o un’altra, volevo farcela. Sono ritornata in bici il 27 gennaio, ho fatto una pedalata nemmeno di un’ora accompagnata dal mio fidanzato, è stata una sensazione stranissima, facevo addirittura fatica a fare le rotonde. Le prime settimane sono state durissime, non potevo pedalare oltre l’ora e mezza, poi appena rientravo passavo il pomeriggio nel letto per cercare di riprendermi dalla fatica, il mio fisico non era preparato. Sapevo benissimo che potevo saltare da un momento all’altro, ma ho capito che l’unica cosa da fare era tenere d’occhio la testa, pormi un obiettivo e andare dritta senza mollare. Ho iniziato a fare il doppio degli allenamenti, ho curato ogni dettaglio e poi finalmente il 27 aprile sono ritornata alle gare, è stato stupendo.» Ci spiega Carlotta con la forza e la sicurezza di chi ce l’ha fatta. I dati parlano di una ventina di giorni di gara, praticamente nulla in confronto a delle stagioni lunghissime a cui siamo stati abituati, eppure è comunque riuscita a farsi notare, a dare il massimo e a conquistarsi un posto nel world tour. Il momento decisivo è stato sicuramente il Thuringem, la gara a tappe tedesca che ha corso con la formazione Uae Adq, i sei giorni più difficili della sua carriera ciclistica, come ci dice lei, ma che le hanno permesso di mettere da parte le paure e accumulare un bagaglio di esperienza incredibile.
La ventunenne di Forlì nonostante sia giovanissima, può vantare un’esperienza incredibile, tante gare importanti sulle sue spalle con cui ha dovuto fare i conti sin dall’esperienza in Valcar quando, appena diciottenne, si è ritrovata catapultata in un mondo pazzesco. «Sicuramente il passaggio ad elite è stato il momento più difficile della mia carriera, ero all’ultimo anno delle superiori e in un attimo mi sono ritrovata al via della Liegi e della Freccia Vallone. E’ stata una botta a cui non ero preparata, ero sul muro di Huy e quasi non mi rendevo conto di quello che stavo facendo, ho sentito la fatica per tre giorni, ma poco dopo avrei dovuto correre la Liegi. Questa esperienza però mi è servita tantissimo, sono cresciuta come persona e come atleta, ma soprattutto ho iniziato a lavorare su me stessa e ad approcciare le corse nel modo giusto». Carlotta ha fatto tesoro di tutto quanto, ha raccolto, ha messo tutto nel suo prezioso bagaglio pronta a tirarlo fuori nel momento del bisogno. Durante il difficile anno in Valcar ha imparato tanto, come muoversi in gruppo, la gestione di una gara; poi nelle due stagioni della devo Uae è cresciuta ancora ed ora è pronta per il grande salto. In Human Powered Health ad imparare tanto anche prendendo esempio da due atlete esperte come Thalita de Jong e Ruth Edwards che l’hanno già presa sotto la loro ala. L’atleta di Forlì partirà dal trittico spagnolo di Maiorca e poi cercherà di costruire la sua stagione dando priorità alle corse a tappe senza però far mancare qualche classica.
Con Carlotta diventa subito una chiacchierata fiume da cui non vorremmo staccarci mai, tra gli obiettivi, le speranze, i sogni. Quello per il 2025 è provare ad essere al via di una grande corse a tappe, non ha preferenze, anche se il sogno più grande di tutti è riuscire un giorno ad essere competitiva al Tour de France e magari indossare la maglia a pois che l’ha sempre affascinata fin da bambina. Per lei il ciclismo è sempre stato qualcosa di necessario e naturale, una passione sfociata guardando in televisione il secondo Giro vinto da Ivan Basso e tifando per il suo grande mito Tom Boonen. «Lo so Tom Boonen con le corse a tappe non c’entra nulla, ma l’ho sempre adorato e mi piacerebbe correre la Roubaix proprio perché lui ne ha vinte quattro e sarebbe bello anche incontrarlo» ci spiega Carlotta prima di salutarci. Ma manca un ultimo sogno da dirci, ce lo tiene per il finale forse perché è al contempo quello più magico di tutti e anche quello più a portata di mano. «Da quest’anno ai mondiali ci sarà la categoria Under 23, il percorso è molto adatto alle mie caratteristiche e spero fortemente di ritornare ad indossare la maglia azzurra, è la mia ultima possibilità e soprattutto un grande obiettivo.»
Se sei giá nostro utente esegui il login altrimenti registrati.