Oggi è un gran giorno per Maurizio Fondriest che festeggia quota 60: è nato a Cles, in Val di Non, il 15 gennaio 1965. Tanti auguri, Maurizio. Con “Mau” Fondriest festeggiano la moglie Ornella e i figli Maria Vittoria, Carlotta e Lorenzo.
Normalmente nel ciclismo si considerano fuoriclasse i corridori che ai successi nelle classiche in linea abbinano quelli nei grandi Giri a tappe. Maurizio Fondriest non ha mai vinto Giro d’Italia o Tour de France, tuttavia merita un posto assai importante storia del ciclismo. Nelle classiche in linea Fondriest è stato un finisseur formidabile, elegante nello stile e potente, capace di vincere allo sprint oppure per distacco.
Il corridore della Val di Non era tra i più forti anche nelle categorie giovanili e l’etichetta di “ragazzo prodigio” verso la fine dell’anno 1986, l’ultimo per lui tra i dilettanti di prima serie, gli scatenò attorno bagarre tra le squadre che volevano accaparrarselo per il debutto tra i professionisti. Scelse l’Alfa Lum di Primo Franchini.
«Mi volevano la Gewiss di capitan Argentin, la Del Tongo Colnago di Saronni e altre grandi squadre. Scelsi l’Alfa Lum perché senza essere uno squadrone mi garantiva maggiore spazio strategico e soprattutto la possibilità di crescere. All’Alfa Lum compagni di squadra come Amadori, Caroli e Rossi mi diedero consigli importanti».
Già nel 1987 Maurizio festeggiò la prima vittoria da professionista a Lerida in una tappa della Vuelta a Catalunya. «La prima vittoria da professionista non si scorda mai. Quel giorno a Lerida provai una gioia immensa».
Maurizio è stato anche campione di precocità. Infatti nel 1988 si laureò Campione del Mondo a Renaix, in Belgio. Effettivamente il “pasticcio” tra Criquielion e Bauer agevolò un po' il trentino. Bauer chiuse verso le transenne Criquielion che cadde. Fondriest tagliò il traguardo a braccia alzate davanti a Bauer, che venne squalificato. Fondriest il 28 agosto ’88 meritò pure di essere fortunato: aveva 23 anni, sul rettilineo d’arrivo in salita del Mondiale era in prima linea a combattere contro corridori che calcavano le scene del grande ciclismo professionistico da molto tempo. Nel palmares di Maurizio spiccano anche la Coppa del Mondo 1991 e quella del ’93. «Come grande gioia della carriera – precisa – insieme al Mondiale 1988 ci metto la prima Coppa del Mondo».
Quell’edizione si concluse a Bergamo con una cronometro dominata da Rominger. «Vinsi la Coppa del Mondo ’91 all’ultima prova e diventò una vittoria simile a quella di una classica in linea. Era stata un’edizione incerta della World Cup». I tifosi di Mau in Viale Papa Giovanni festeggiarono con dei fumogeni.
La seconda Coppa del Mondo coincise con la stagione migliore di Maurizio tra i professionisti. «Fu bellissima anche quella del ’93 però senza pathos finale: alla viglia dell’ultima prova avevo un vantaggio notevole sul secondo». Nel 1993 Maurizio s’impose in 26 corse, compresa la Freccia Vallone. Costruì la vittoria in Coppa del Mondo coi successi alla Milano-Sanremo e al Grand Prix di Zurigo.
La Sanremo del 20 marzo ’93 è un altro capitolo indimenticabile nella sua vita, più che nella carriera agonistica: a 2 ore circa dal via della classicissima nacque Maria Vittoria. «Essere diventato papà – disse Maurizio al microfono di Adriano De Zan – mi ha dato una forza incredibile».
Quell’anno Mau s’impose altresi nella Freccia Vallone con arrivo sul Muro di Huy. La “Freccia” non era prova di Coppa del Mondo, comunque è tuttora considerata tra le classiche più nobili. Tra ricordi più belli della carriera di Mau c’è il successo nella Coppa Agostoni 1990. Arrivò in solitudine sul traguardo di Lissone a coronamento di una fuga lunghissima. Bugno, Chiappucci, Ballerini e altri grandi vennero staccati da Maurizio sul circuito del Lissolo. «Non era una novità per me la fuga a lunga gittata. Al Giro d’Italia dilettanti avevo vinto allo stesso modo la tappa di Chiavari».
Nei 12 anni di carriera professionistica Fondriest ha vinto 69 gare. «Potevano essere molte di più. I problemi alla schiena mi hanno frenato. Non sono stato fortunato. Altri campioni hanno avuto in carriera dei problemi che ne hanno rallentato il ritmo delle vittorie: tra questi Gianni Motta».
All’Olimpiade di Atlanta il corridore di Cles è arrivato 4° nella cronometro individuale. Atlanta 1996 è stata la prima Olimpiade aperta ai corridori professionisti. Le partenze della cronoindividuale avvenivano a scaglioni. Sfortunatamente Mau prese il via in quello disturbato dall’abbondante pioggia. Il vincitore Indurain e altri furono più fortunati. «Sono cose che possono capitare, accettai il 4° posto. Mi scocciò molto di più essere arrivato 2° all’Amstel Gold Race 1991. Sarei stato il primo italiano a vincere la classica olandese».
L’Amstel ’91 lo vinse Frans Maassen. «Fu molto scorretto, motivo che fa pesare quel 2° posto. Nel 1991 senza i problemi alla schiena sarei andato molto forte al Mondiale di Stoccarda. Forse avrei vinto».
Nella sua carriera si è anche divertito a vincere in pista. A Dalmine, in una prova del Giro d’Italia delle piste 1993 per professionisti dominò la corsa a punti. «Naturalmente fu molto bello anche vincere in pista. Però non ho mai ambito alla maglia azzurra della pista. Negli ultimi anni effettivamente far parte della Nazionale dei pistard è diventato più importante».
L’ultima maglia che Mau ha indossato nella carriera professionistica è stata quella della Cofidis, nel ’97 e ’98. Lo sponsor Cofidis ancora oggi è nel ciclismo con una squadra World Tour. «Fa piacere vedere Cofidis sempre in evidenza nel grande ciclismo. Il fondatore del team mi accolse con entusiasmo».
Sicuramente oggi Maurizio e famiglia gusteranno la torta del compleanno e brinderanno. Tuttavia l’odierna non è la “festa ufficiale” dei 60 anni. «La faremo dal 26 ottobre al primo novembre in SudAfrica: parteciperò alla Gravel Burn con mia figlia Carlotta. Negli ultimi giorni ci raggiungeranno anche Maria Vittoria, Lorenzo e Ornella». Ancora auguri, campione!