IL PIU' GRANDE SPETTACOLO DOPO IL BIG BANG

di Pier Augusto Stagi

Tadej POGACAR. 10 e lode. Il più grande spettacolo dopo il Big Bang è il suo. Lo confeziona con cura e attenzione, diciamo anche con pazienza e impazienza, perché lo sloveno ad un certo punto non sta più nella pelle e dà l’impressione di voler partire a razzo da un momento all’altro. Attaccato alla radiolina chiede lumi in ammiraglia, lui che illuminato è da sempre. Attende che gli diano il via e lui va, facendo calare la notte. Il cono di luce è tutto per lui, che vince la tappa e questo Giro con assoluta facilità, con un’autorevolezza disarmante e un’autorità che non si vedeva da tempo. Tutto semplice, tutto dolce, anche se probabilmente non è così, perché dietro ad ogni corsa e rappresentazione ci sono tanto lavoro e tanta fatica. E allora che la festa cominci, come previsto, come richiesto, come da desiderio del diretto interessato. Voleva la sesta tappa, il sesto sigillo ed eccolo qui. Vince, stravince e distribuisce sorrisi e borracce (il passaggio della borraccia al ragazzino che gli corre a fianco è delizioso: voto 110). Sembra giocare al luna park, ma non è un Cannibale: è tutt’al più goloso. Si pappa il Giro come un Buondì Motta, il Tour sarà un più duro: ma trattasi pur sempre di torrone.

Il RAGAZZINO Astana. 1000. Ha una maglia celeste dell’Astana il ragazzino, insegue quella di color rosa e un sogno che gli sfiora il viso, gli accarezza le guance e lo prende per mano. Quel ragazzino sono io, sei tu, siamo noi, forsanche sono Coppi e Bartali, che una bottiglia se la passarono e ancora oggi se ne parla: chi la passò a chi? Oggi non ci sono dubbi, quella borraccia sappiamo perfettamente chi l’ha data e a chi: un grande campione, un grande ragazzo già uomo che di nome fa Tadej Pogacar, l’ha donata in piena competizione a questo ragazzino incredulo che si è trovato tra le mani il dono più prezioso. Taddeo la prende al volo dal suo massaggiatore su lato di destra e la porge con delicatezza al ragazzino sulla sinistra che gli corre a fianco. Per un attimo corrono assieme. Per un attimo corriamo con loro anche noi. Magia, emozione, soffi al cuore: è il ciclismo.

Valentin PARET-PEINTRE. 8. Fa corsa di livello, lui e tutta la sua squadra. I fratelli di Francia onorano noi, fratelli d’Italia. Erano anni che i transalpini non venivano a disputare la corsa rosa con tale agonismo e voglia di fare.

Daniel Felice MARTINEZ. 8. Il colombiano della Bora-Hansgrohe si prende oggi un terzo posto importante e un secondo finale di assoluto livello. Corsa di grande regolarità, senza apparenti cedimenti. Sempre lì sul pezzo, capace anche di attaccare la maglia rosa, che non è come dirlo.

Antonio TIBERI. 8. Si era prefissato come obiettivo la maglia bianca di miglior giovane: centrato! Si era prefissato un posto nei dieci, possibilmente nei cinque: centrato! Si era prefissato di mostrarsi al mondo: inquadrato!

Einer RUBIO. 7. Zitto zitto arriva lì, 7°, tra i primi, sempre con i primi. E non sarà l’ultima.

Giulio PELLIZZARI. 9. Il marchigiano di Camerino dimostra una volta di più quello che sa fare, ma soprattutto quello che potrà fare. È un pagherò ciclistico e una promessa di riscossione, un buono del tesoro fruttifero che potremo incassare ben presto. È una delle più belle facce di questo Giro, il ragazzo della porta accanto che porta speranze e sogni, i suoi e i nostri. Questo Giro ha portato fuori, elevato, rivelato e mostrato al mondo un ragazzo di assoluto talento. Il più giovane del Giro e uno dei più intraprendenti e combattivi. Uno di quei ragazzi che un paio di anni fa – al pari di Alessandro Pinarello - è stato protagonista di una disputa politico-regolamentare con Ruggero Cazzaniga, vicepresidente della Federciclismo, che fece di tutto per ostacolare il suo passaggio in Bardiani, alla corte della famiglia Reverberi (difatti poi i ragazzi si sono entrambi tesserati in Slovenia, a casa di Pogacar). Giulio e Alessandro, due ragazzi che sono stati tirati su come si conviene da uno dei team più esperti e preparati del gruppo, con attenzione e intelligenza. Oggi è la vittoria di chi ha permesso tutto questo, ed è la Caporetto di chi più che una visione ha delle visioni: miopi e trinariciute, inadeguate al ciclismo di oggi e forse anche di domani.

Geraint THOMAS. 7. Vorrebbero fargli la festa, ma se la fa da solo, con la sua volontà, la sua voglia di tenere duro a 38 anni oggi. Fatica, soffre ma non si offre all’altare sacrificale. Sull’altare, o meglio, sul podio, ci resta. Eccome se ci resta. Festa!

Ben O’CONNOR. 6,5. La vede brutta, rischia di perdere una posizione, poi la posizione la ritrova.

Michael STORER. 8. È una delle più belle sorprese di questo Giro: decimo nella generale! A 27 anni arriva con una Tudor che sta crescendo, e lui la aiuta a crescere. Bravi i nostri Tosatto e Cozzi, bravi i ragazzi di Cancellara, il team leader che ha contezza del tempo: se l’è preso, ha programmato la sveglia e manca poco al risveglio. Squadra da sogno.

Rafa MAJKA. 10. Perfecto! Come dice lui, come fa lui, come pedala lui, quando decide di chiudere i lavori preliminari e lanciare il bimbo sloveno alla conquista del Giro. Lavoro perfecto di tutta la squadra, dei suoi diesse, del suo team. Perfecto!

Filippo ZANA. 5,5. Arriva con il serbatoio un po’ vuoto, anche perché si trova a fare un lavoro non programmato, quello di classifica, lui che era qui per conquistare almeno una tappa. Fa quello che può e chiude in 11° posizione. Resta l’amaro in bocca, eppure del dolce c’è.

Lorenzo FORTUNATO. 5,5. Fatica tanto, in una tappa davvero dura, in un Giro duro, corso comunque con determinata continuità.

Davide PIGANZOLI. 6,5. È un altro bimbo della nostra nidiata. Ha soli 21 anni ed era al suo primo Giro d’Italia. Il ragazzo della Polti Kometa oggi è il quarto degli italiani, dietro a Tiberi, Pellizzari e Caruso. Un ragazzo che è venuto qui a vedere l’effetto che fa, un atleta che per la prima volta nella sua vita si è trovato a pedalare al fianco di atleti di livello e chiude il suo Giro con un 13° posto nella generale: non è mica poco

Jan HIRT. 6,5. Tiene duro, lotta come un gladiatore e alla fine viene premiato con un salto doppio: chiude 8° nella generale. Bravo!

Romain BARDET. 5,5. Fa quello che può, in un Giro in cui parte male e prosegue peggio. Poco costante, ma tenace come pochi, oggi però perde due posizioni.

Andrea PIETROBON. 6. Il ragazzo è di Pieve di Cadore, dove i genitori gestiscono una farmacia. Sente profumo di casa e ha voglia di farsi vedere: lo fa, fin che può.

Davide BALLERINI. 7. Scalpita, ha voglia di lasciare in segno in questo Giro, ha voglia di scompaginare le carte al re assoluto di questo Giro: almeno ci prova. Prende e va (con Germani) il canturino, che si aggiudica il primo traguardo volante di Possagno: alle sue spalle Theuns e Andrea Pietrobon.

Lorenzo GERMANI. 7. E' il 22enne laziale della Groupama FDJ che prende e va con Davide Ballerini (Astana Qazaqstan Team). Sono loro due i dinamitardi di giornata. È grazie alla loro voglia di attaccare che poi si attaccano, si accodano altri corridori, come Nicola Conci (Alpecin - Deceuninck) e Jimmy Janssens (Alpecin - Deceuninck), Henok Mulubrhan (Astana Qazaqstan Team) e Rubén Fernández (Cofidis), Andrea Vendrame (Decathlon AG2R La Mondiale Team) e Edward Theuns (Lidl - Trek), Pelayo Sánchez (Movistar Team), Andrea Pietrobon (Team Polti Kometa) e Alessandro Tonelli (VF Group - Bardiani CSF - Faizanè). Sarà poi il laziale a passare per primo sul primo punto iconico di questa tappa, a Cà del Poggio, nel cuore delle colline del Prosecco, dove il prosecco incontra il mare, dove Alberto Stocco grande ristoratore e albergatore ha dato vita ad una sosta ciclistica esclusiva (gemellata con il Muro di Grammont), dove si respira aria di famiglia e amore per il ciclismo. È qui che Lorenzo Germani passa per primo, davanti a Davide Ballerini, e Andrea Vendrame, che qui a casa Stocco, a Cà del Poggio, ha in pratica una seconda casa. Ma forse non è l’unico, non è il solo: qui il ciclismo è davvero di casa, qui a Cà del Poggio ogni ciclista, dal campione all’amatore, trova una famiglia. È qui che la piccola grande parrocchia del ciclismo, come la definì l’indimenticato e mai ricordato a sufficienza Mario Fossati, trova il proprio approdo.

Giovanni ALEOTTI. 4. Sono in quattro a festeggiare il loro genetliaco. Il modenese di Finale Emilia festeggia i 25 anni, Geraint Thomas 38, il transalpino Alex Baudin 23 e Tobias Foss 27. È un giorno di festa, per loro, ma anche per il Giro.


 

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