IL PASTO IN RWANDA. IL FAMELICO RUGG

PROFESSIONISTI | 16/11/2016 | 12:57
RUSIZI (Rwanda) – Sull’ultima salita, a 15 chilometri dal traguardo con vista lago, a più di 2 mila metri di altitudine mascherata da pini e travestita da banani, aveva gli occhi di un animale in caccia. Famelici e spaventati. Allertati e disperati. Smaniosi ed elettrici. Stava raggiungendo i due fuggitivi, che invece non avevano più neanche gli occhi per piangere tanta era stata la fatica, soprattutto la terapeutica forza del sogno prima e la drammatica malattia della disillusione poi. I tre sono precipitati a tomba aperta fino a tre chilometri dal traguardo, quando la strada ha ripreso a salire e la spia della riserva segnava rosso fisso.

Dietro, il gruppo non si rassegnava, inseguiva, ululava. Il rettilineo finale si trasformava in un calvario. Il famelico Timothy Rugg, americano, ce l’ha fatta: ha resistito fino all’ultimo metro, e ha vinto. Ma né il sognatore Samuel Mugisha, ruandese, né il disilluso Sébastien Fournet Fayard, francese, ce l’hanno fatta: aspirati, inghiottiti e deglutiti dal gruppo. Ma ne valeva la pena.
La Karongi-Rusizi, terza tappa del Tour of Rwanda 2016, è stata l’apoteosi del paesaggio, il festival delle baie, il paradiso della bicicletta. Circo, teatro, geologia: da non credere che tanto spettacolo, arte e scienza venga poi ospitato, a parole, da un sito di sport. Il luogo che tutti vorrebbero vivere a pedali, anche se non lo conoscono e che, finalmente visto, non potrebbero neppure dire di averlo immaginato: un’altalena di salite e discese, di villaggi e boschi, di granturco e papaie. Fiordi norvegesi emigrati all’Equatore, e a ogni curva una tribuna di terra rossa, rossa come se fosse la ferita sanguinante dei prati, dei campi, degli orti, della stessa strada, e per una curva-tribuna che si spegne c’è un’altra curva, la successiva, che si accende, che arde, che esplode, e così al passaggio dei corridori la terra crepita di tifo, passione, festa itineranti.

Uno stadio di 115 chilometri e 900 metri itineranti creati per delirare di ciclismo. Tant’è vero che la prima fuga è nata al pronti-via, ispirata dal ruandese Alex Nizeyimana, adottata dall’americano Rugg e agguantata dall’algerino Abdelmalek Madani. Finché la fuga buona si è rivelata quella di Fournet e Mugisha, prima con il canadese Guillaume Boivin, poi con Rugg. E all’arrivo stavolta la polizia si è rassegnata all’antica legge dei numeri e non ha trattenuto l’invasione oceanica, pacifica, sudata, scoppiettante. I più atletici si sono arrampicati su acacie ed eucalipti, i più equilibristi sui cartelloni pubblicitari, gli altri si sono trasformati in siepi, muri, reti e poi svincolati, sciolti, liberati almeno per toccare o soltanto sfiorare un corridore, recuperare un palloncino gonfiato di aria umida o conquistare una borraccia-trofeo per i secoli dei secoli.

La giornata era cominciata in albergo con le squadre di Algeria, Cameron, Eritrea, Kenya, Sud Africa, gli svizzeri della Meubles Descartes Prodis, i francesi dell’Alta Savoia, la Stradalli-Bike Aid, la Dimension Data e la LowestRates di Rugg. Il bagno provvisto di doccia ma con bacinella e tanica perché non si sa mai (infatti indispensabili dopo che lo sciacquone, al secondo tentativo, aveva cominciato uno sciopero a oltranza). La colazione, per tutti, con caffè americano o tè africano (tè, latte e zenzero: la mia scelta), pane (in cassetta), burro (a quadretti) e marmellata (in scatoletta di alluminio), uova sode, banane, papaie e mele. La connessione wifi sepolta, soffocata e ridicolizzata dalle connessioni di telefonini e tablet. Infine un poliziotto che apriva il cancello dopo avere montato la guardia tutta la notte. E nelle orecchie, e poi anche nel cuore, l’eco dei canti di misteriosi uccelli notturni.

Marco Pastonesi

ORDINE D'ARRIVO

1 – Timothy Rugg (USA – Team Lowestrates.ca)
2 – Joseph Areruya (Rwanda – Les Amis Sportifs) at 2''
3 – Metkel Eyob (Eritrea – Dimension Data for Qhubeka) at 2''
4 – Tesfom Okubamariam (Eritrea – National Team of Eritrea) at 2''
5 – Patrick Byusenge (Rwanda – Club Benediction) at 10''


CLASSIFICA GENERALE


1 – Valens Ndayisenga (Rwanda – Dimension Data for Qhubeka)
2 – Joseph Areruya (Rwanda – Les Amis Sportifs) at 1'16''
3 – Tesfom Okubamariam (Eritrea – National Team of Eritrea) à 1'23''
4 – Jean-Bosco Nsengimana (Rwanda – Stradalli-Bike Aid) à 1'26''
5 – Metkel Eyob (Eritrea – Dimension Data for Qhubeka) à 1'28''

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COMMENTI
Poeta
16 novembre 2016 18:38 emmemme53
Marco ti seguo sempre. Le tue ciclo-cronache sono sempre più un inno alla sublimazione del ciclismo. Continua perché le opere d'arte hanno, quasi sempre, un senso di profonda riflessione poetica.

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