Vanity Fair. Bani, il ragazzo che fugge dal doping

| 01/07/2010 | 17:13
«Succedeva in cucina, in questa casa dove andavamo una o due volte a settimana. Sul tavolo c'erano delle siringhe di tutte le dimensioni. Quelle grosse, da 20 ml, con il liquido rosa chiaro o trasparente ce le facevano in endovena. Con le altre ci facevano punture intramuscolari. E poi c'erano le pastiglie. Avevamo 17 anni». È il racconto di Eugenio Bani, giovane promessa del ciclismo, sulle «cure» che venivano praticate a lui e ai suoi compagni di squadra nel ritiro di Pagnana, Empoli. Aveva 18 anni quando è stato trovato positivo a un controllo antidoping ai Campionati italiani juniores, il 24 giugno 2009: nel suo corpo c'era un ormone prodotto dalle donne incinte, la gonadotropina corionica, che negli uomini stimola la produzione di testosterone. Ha raccontato alla Procura antidoping del Coni la storia delle siringhe e delle pastiglie, ed è stato squalificato per 21 mesi. Il suo caso ha diviso il mondo del ciclismo. Da un lato, chi accusa lui e suo padre di aver fatto i finti tonti, di aver denunciato, per convenienza, solo dopo essere stati scoperti. Dall'altra, chi sottolinea che a pagare è stato solo lui, mentre  finora non ha subito conseguenze la squadra. Squadra che, per la cronaca, smentisce la sua versione. Una cosa è certa: Eugenio Bani ha preso qualcosa che non avrebbe dovuto prendere. E allora, nel pieno della stagione ciclistica - chiuso il Giro d'Italia e alle porte del Tour de France (che parte il 3 luglio in Olanda, da Rotterdam) -, siamo andati a trovarlo per cercare di capire un fenomeno tanto allarmante quanto ignorato: il doping fra i minorenni.

«Mi sono un po' stupito dell'uso massiccio di questi farmaci», ammette il padre, che è stato molto criticato per non essersi subito opposto. «Ma ingenuamente, in buona fede, pensavo: se lo fanno sarà perché bisogna farlo. Dicevano: "Queste endovene sono ricostituenti". Erano prescritte dal medico sociale. Mi sono fidato di persone che conoscevo. E poi nessuno protestava, neppure i genitori che fanno ciclismo amatoriale, e che forse avrebbero dovuto capire». Qualcosa, in realtà, sospetta anche lui, perché a un certo punto chiede al figlio - che nel frattempo continua a vincere - di prendere qualche campione. «Le poche volte che è riuscito a riportare a casa una fialetta, erano tutte vitamine. Il problema è quando la siringa era già pronta. Lui arrivava dalla doccia, veniva chiamato nella famosa cucina, aprivano il frigorifero e prendevano la siringa. Poi c'erano le pastiglie prima delle gare, meno male che le ha sempre buttate via».  Nel giugno dell'anno scorso, Eugenio Bani corre ai Campionati italiani juniores. Dopo qualche settimana, riceve una chiamata dalla Procura antidoping del Coni: positivo. Casca dalle nuvole, sceglie di collaborare, accusa la squadra. Il 17 dicembre la sua squalifica viene stabilita in 21 mesi. A questo punto entra in scena Ivano Fanini, patron della squadra Amore & Vita, che ha fatto della lotta al doping la sua bandiera. E che prende Eugenio come professionista. Ora Bani si allena, per prepararsi a quando sarà di nuovo il suo momento.

L'articolo completo di Riccardo Venturi su Vanity Fair n.26/2010 in edicola da mercoledì 30 giugno

http://www.style.it/news/le-notizie-del-giorno/2010/6/29/i-ricostituenti--le-pastiglie--la-droga-il-problema-del-doping-nell-agonismo-giovanile.aspx
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COMMENTI
1 luglio 2010 17:53 roger
Ho letto con piacere l'articolo perchè questa storia è veramente significativa e ricca di spunti di riflessione. E poi non si sa più niente degli sviluppi di questa vicenda dalle procure come quella del dr. Torri.
Già che lo ha inserito perchè non lo pubblica per intero, così in edicola compriamo solo tuttobici?

ommioddio
1 luglio 2010 18:13 ullallerollerolla
fior di corridori a far fatica tutto l'anno in giro per il mondo nell'assoluto anonimato e a questi personaggi paginoni sulle riviste patinate e servizi in prima serata su italia1...mi viene il vomito

ottimo lavoro di Vanity Fair.
1 luglio 2010 18:50 marcopolo
Credo che sia invece giusto e meritato che queste notizie vadano a finire anche su riviste non del settore (tanto la maggior parte di quelle che si occupano di ciclismo sono corrotte e scrivono solo di chi vogliono e mai delle verità).
Così tutti, e non solo i ciclo amatori, potranno conoscere (e dire la loro)ciò che a volte succede a questi ragazzi. Altrimenti, considerato l'oceano di omertà nel quale naviga il ciclismo, certe cose non si saprebbero mai!

bravo sergio
1 luglio 2010 19:08 roger
La storia di Bani è talmente particolare e unica che ci si potrà proprio scrivere un libro. Visto che il dr. Bardelli lo ha premiato al suo famoso Memorial, spero proprio che abbia pensato di farlo.
Sarà l'occasione per raccontare cosa succede ai giovani ciclisti da quando diventano juniores in poi
Se questo caso non passava sotto l'attenzione di Fanini, la squadra insabbiava tutto, per difenderlo l'ambra cavallini gli aveva già messo un avvocato e tutto finiva lì.
Nessuno sapeva niente e le cose continuavano come sempre.

1 luglio 2010 19:31 harlock
Eugenio sei un grande gia' da piccolo, ed un esempio per tanti che per paura non parlano,ti aspetto con ansia tra i grandi con la maglia della Fanini, imbocca al lupo.

vergogna
1 luglio 2010 20:18 claudino
mi fate vomitare

ESPONETE IL VOSTRO PROGETTO ANTIDOPING
1 luglio 2010 20:31 jaguar
Frequento vari blog ma solo su questo ci sono una quantità "industriale" di giustizialisti che parlano sempre a vanvera.Fatemi capire: un atleta viene trovato positivo.....lo criticate, confessa....lo criticate!!! Confessa e collabora....lo criticate....ma qual'è il vostro progetto contro il doping?C'è chi parla di fior di corridori a pane ed acqua che corrono nell'anonimato...ma siete veramente sicuri? avete le vostre fonti bene informate? ma fatela finita e se dovete partecipare fatelo in modo logico, critico e costruttivo.Altrimenti siete ridicoli e ragionate come il famoso dott. Ferrari che diceva: "non è doping quello che non si scopre" giusto come le vostre tesi.

Ridicolo..
1 luglio 2010 21:37 AndreaS
Ma ci rendiamo conto.. Dobbiamo fare santo uno ragazzo che ha preso sostanze per più di un anno.. E tanta ingenuità quando di vedono siringhe e pastiglie ogni santo giorno... Mah!!! No ho parole.. Complimenti a tutto bici per l'articolo, zero complimenti per Bani, la sua famiglia e il signor Fanini che come dice lui e' il porta bandiera della lotta al doping..

1 luglio 2010 22:09 fabrizio
Un libro…perché no !!! Se questo può essere utile alla causa di un ciclismo pulito è sicuramente una buona idea . Molti di voi blogger si scagliano contro Fanini , contro Bardelli , contro il Girobio e contro mio figlio…. , legittimo , ognuno ha il diritto di dire quello che pensa e il diritto di criticare , ma criticare e basta è fin troppo facile e allo stesso tempo ipocrita , puerile e vergognoso. Fanini , Bardelli e gli organizzatori del Girobio sbagliano ? può darsi , però tentano di fare qualcosa . Fanini spara sul doping a suo uso e consumo ? può darsi , però ha fatto e sta facendo qualcosa . Mio figlio ha smascherato una pratica diffusa e conosciuta da molti , ha sbagliato ? avrebbe dovuto stare zitto e assecondare il sistema ? può darsi , ma ha preferito parlare e denunciare pur sapendo di rimetterci . Vogliamo che questo sport si flagelli da solo o vogliamo tentare di salvarlo . Ed allora faccio un appello a tutti : il diritto di critica è sacrosanto ma criticare “ a prescindere “ è autolesionista ; critichiamo ma in maniera propositiva , proponendo delle soluzioni , proponendo dei rimedi , proponendo alternative . Solamente con l’unione di più pensieri indirizzati in un'unica direzione potremmo , forse , trovare una soluzione al problema doping. Mio figlio si è trovato suo malgrado coinvolto in qualcosa più grande di lui , non avrebbe mai desiderato divenire “ personaggio “ in questo modo ma continuerà a lottare e combattere perché la verità finalmente affiori ; una verità che , forse , può essere indigesta a molti addetti ai lavori ma una verità che prima o poi dovremo affrontare tutti se si ama davvero questo sport.
Fabrizio Bani

Bani
1 luglio 2010 23:49 ev
Eugenio ha sicuramente sbagliato ed anche la famiglia ne è responsabile, Eugenio credo che dovrà scontare la squalifica senza sotterfugi, ma che deve essere accompagnato in questo suo percorso di squalifica per essere recuperato (ciclisticamente) e rientrare a testa alta.
E' anche vero che non dobbiamo fare finta di niente su quello che Eugenio ha raccontato, e che credo ci sia molto di verità, e mi auguro che quei personaggi maneggioni di quella società ciclistica spariscano dal mondo del ciclismo.
Permettimi però Eugenio lascia perdere Fanini, ti ha già fatto fare delle figure da cioccolataio (vedi le Iene)

Signor Bani
2 luglio 2010 00:02 LorenzoFiuzzi
Noi appassionati di ciclismo siamo anche pronti a scusare chi viene beccato, perchè sappiamo che i corridori professionisti sono vittime di un sistema che li obbliga a farsi se vogliono competere. Altrimenti non si sta in gruppo.
Al contrario, farsi da juniores è veramente fuori da ogni sistema.
Ciò che dà tanto fastidio a tutti è che avete denunciato DOPO essere stati beccati, i veri eroi denunciano PRIMA, e che ora volete apparire come coloro che hanno avuto il coraggio di denunciare. Ma non avete avuto alcun coraggio, solo opportunismo.
25 gen 2010 ... “Perchè Pantani si è dopato?”. “Pur di vincere uno fa di tutto”. Alla domanda incalzante delle “Iene” risponde così Eugenio Bani. E VERGOGNATEVI, PERCHE' PANTATI, AL CONTRARIO VOSTRO, NON E' MAI RISULTATO POSITIVO AD UN CONTROLLO ANTIDOPING. LASCIATE IN PACE ALMENO I MORTI.

x bani
2 luglio 2010 08:25 ullallerollerolla
suo figlio nella pratica diffusa ci si è tuffato in pieno, ci ha mangiato e ci ha vinto. poi una volta trovato positivo ha confessato. non mi fraintenda, ha fatto bene a confessare, ma non può rinnegare il fatto che il braccio nel quale veniva conficcato l'ago era il suo!
aggiungo anche che suo figlio non ci ha rimesso un bel niente se a quest' ora si ritrova professionista e protagonista (potremmo dibattere sull'essere professionista in certe squadre ma non è questo il post adatto). in un normale evolversi della situazione suo figlio sarebbe come si usa dire...a lavorare....ma tant'è...nel ciclismo ce n'è per tante bocche!
saluti

AL BANDO GLI ANONIMI XXXXXXXX SENZA ARGOMENTI....
2 luglio 2010 09:10 renzobarde
...per poter dibattere su questo sito tra persone civili e per un confronto serio. La rivista non dice nulla di nuovo : Eugenio Bani è un giovane che ha pagato i suoi errori, mentre la sua società NON risulta indagata ! Ecco il lato grave della questione nell\'Italia del Di Rocco incapace e del ciclismo truccato ancora, come sempre. Dobbiamo implorare clemenza per Bani che con le sue ammissioni merita una riduzione della pena per potere meglio rappresentare la figura del giovane redento il cui esempio potrà essere di stimolo ai giovani ad abituarsi al ciclismo pulito. E l\'Ambra Cavallini si decida a parlare, a \"difendersi\" se ha argomenti. Per un libro su Bani c\'è tempo : per scrivere dei suoi prossimi successi sportivi ! Renzo Bardelli

attenzione..........
2 luglio 2010 09:11 limatore
attenzione perchè i personaggi implicati in questa faccenda, chiudono con gli junior, ma si apprestano a far ingresso nei dilettanti..... ATTENZIONE ATTENZIONE

Per RENZOBARDELLI:
2 luglio 2010 14:41 Cada
Io credo che 21 mesi sia già clemenza per uno junior che ha ancora la possibilità di avere una carriera davanti. Passati i 21 mesi, che dimostri di essere un corridore con numeri veri, che tanto poi tutti dimenticheranno questa storia, se arriveranno i risultati tra i prof. saluti. Simone Cadamuro.









FORZA FANINI FORZA BANI
2 luglio 2010 20:15 harlock
Piu' commenti leggo ,e piu' tempo passa , sempre piu' fiducia acquisto in voi .

3 luglio 2010 18:34 harlock
<é notizia> oggi alle gare in toscana che la ex sqadra di Bani ambra cavallini vangi nel 2011 non fara' piu' gli iuniores per evitare squlifiche .Il compromesso sembra sia stato suggerito dalla f.c.i. bella roba................. Speriamo che i nas non ciudano la faccenda con i compromessi.

1 agosto 2010 17:08 fabrizio
Ho già pubblicato questo intervento alla notizia “ la Procura federale ha deferito la Montemurlo vangi” per rispondere alla domanda di Maurizio ; dal momento che questa notizia ,però, non si trova più nella pagina iniziale ho il dubbio che Maurizio possa averla letta per cui la ripropongo qui . Un grazie alla redazione di tuttobici.
Caro Maurizio , io non ho mai praticato sport agonistici a nessun livello ; da giovane attendevo la domenica mattina per trovarmi insieme ad altri 10 – 15 amici per fare un giro in bicicletta, bici spesso assemblate da noi stessi e con un abbigliamento degno del miglior Fantozzi . Partivamo e per strada non disdegnavamo di fermarci a pasticcerie e negozi di alimentari ; ogni tanto qualcuno di noi con più fiato o perché più giovane provava a partire sulle piccole salite che facevamo facendo qualche simpatico sfottò ma fermandosi poco dopo perché era più divertente restare tutti insieme. Ti racconto questo , caro Maurizio, per rispondere alla tua domanda : si , io ritengo di far parte di un ciclismo onesto ed ho sempre detto a mio figlio che il ciclismo veniva dopo la scuola , gli ho sempre detto che se fosse andato male a scuola avremmo appeso la bici al chiodo ; certo , ho esultato per le sue vittorie ma non l’ho mai visto già campione e l’ho sempre abbracciato anche quando arrivava tra gli ultimi. Gli ho sempre detto che doveva correre divertendosi e che c’era tempo per farlo come lavoro. Si , caro Maurizio , penso proprio che anche mio figlio faccia parte del mondo del ciclismo onesto.
Fabrizio Bani

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