
Per la seconda stagione consecutiva la primavera di Wout van Aert si è chiusa senza vittorie. Pur facendo registrare un’invidiabile continuità ad alto livello (dalla Dwars door Vlandereen all’Amstel Gold Race il belga non ha mai fatto peggio del quarto posto), come nel 2024 il portacolori del Team Visma Lease a Bike ha chiuso i primi quattro mesi dell’anno senza acuti, rimandando ancora una volta l’appuntamento col successo nelle classiche da lui più agognate, Giro delle Fiandre e Parigi-Roubaix.
Per tentare di portarle a casa quest’anno van Aert aveva optato per un avvicinamento diverso, scegliendo di correre di meno e rinunciando ad alcune manifestazioni a lui adatte (Sanremo e Strade Bianche su tutte) per focalizzare testa ed energie proprio sulle due Monumento del pavé, corse in cui però la condizione e la brillantezza palesate alla fine si sono rivelate insufficienti per competere per il successo.
Fra coloro che hanno provato a dare una spiegazione del perché a van Aert continui a mancare qualcosa in gara in questo periodo dell’anno, uno di quelli che ha fornito una spiegazione decisamente interessante è stato l’ex pro’ belga Jan Bakelants che, al podcast di Sporza “Wielerclub Wattage”, ha posto l’accento su un aspetto che finora non era ancora stato particolarmente preso in considerazione: la stagione.
“Penso che la primavera non sia il periodo in cui può trarre il massimo da sé stesso. Wout può allenarsi quanto vuole, ma in primavera sarà sempre un po' meno efficace rispetto all'estate. Ne è una prova il fatto che ha vinto la sua unica corsa monumento in quel periodo (la Milano-Sanremo spostata in agosto causa Covid-19, ndr). Per Van der Poel vale il contrario: non va make d'estate, ma non è mai appariscente come van Aert”.
Il parere di Bakelants è interessante per diversi motivi. Il nativo di Oudenaarde è innanzitutto un ex professionista che, dopo aver appeso la bici al chiodo nel 2022, sta comunque continuando a pedalare e dunque sa il fatto suo di come funzioni oggi il ciclismo di alto livello. La seconda ragione d’interesse è data dal fatto che Bakelants e van Aert sono amici, quando capita pedalano insieme e perciò il punto di vista dell’ex Intermarchè-Wanty sul trentenne di Herentals è certamente privilegiato. Infine, prendendo spunto dalle sue parole e guardando la periodizzazione delle vittorie di van Aert, si può notare come i numeri supportino la teoria di Bakelants.
Da quando è passato tra i grandi del pedale, infatti, van Aert ha conquistato solamente 10 delle due 49 vittorie complessive nei primi quattro mesi dell’anno (dato pari al 20,4%) e appena 7 nei mesi di marzo e aprile, ossia quelli in cui abitualmente si disputano le gare a lui più adatte e da lui maggiormente inseguite. Che dunque, in fondo, il belga davvero non sia un uomo da primavera o che, quantomeno, a inizio anno fatichi di più? Possibile, anche se nel ciclismo, è noto, ogni stagione fa storia a sé e può essere influenzata dai fattori più disparati.
Ci potrebbe essere una minor predisposizione di van Aert a performare nei primi mesi dell’anno ma, se così fosse (e sulla cosa forse la sua squadra e lo stesso atleta ci ragioneranno), ci sarebbero anche dei correttivi da adottare in fase di preparazione e approccio a questi appuntamenti, aggiustamenti che forse verranno presi in considerazione e vedremo l’anno prossimo. Ciò che è certo, ad oggi, è che nelle corse che van Aert aveva posto come suoi principali obiettivi della prima parte dell’anno anche questa volta è mancato qualcosa e questo, da chi gli è vicino e attento ai suoi risultati, è stato notato tanto da avanzare una nuova possibile spiegazione sul suo rendimento, buono ma non vincente, agli albori della stagione.