
Di sorprendente ormai c’è poco o nulla, perché i 18enne nel mondo professionistico non si contano nemmeno più. Ma tra tutti, Paul Seixas è uno di quelli che pare avere quel quid in più per diventare un fuoriclasse. 7 mesi fa vinceva il Giro della Lunigiana - battendo Lorenzo Finn, un altro, si spera, con quel quid in più - oggi lotta con alcuni dei migliori scalatori del mondo al Tour of the Alps 2025.
Classe 2006, di Lione, 185 centimetri in appena 61 kg, viso da bambino, perché di fatto ancora lo è. Cresciuto tra strada e ciclocross, Seixas (si pronuncia come si legge) l’anno scorso è diventato campione del mondo a cronometro ma ha vinto un po’ ovunque, corse a tappe e classiche internazionali. La Decathlon AG2R La Mondiale non ci ha pensato un attimo: un anno di apprendistato tra gli U23 non serve, passa direttamente professionista.
Un talento purissimo, al quale sono bastati un paio di mesi per mettere il bastone tra le ruote anche ai professionisti. All’esordio coi grandi ha chiuso 5° il GP La Marseillaise, poi si è piazzato 10° nella tappa di Jebel Jais all’UAE Tour (corsa WorldTour, ricordiamolo), poi ha chiuso 2° la Paris-Camembert e ora ha centrato due podi su due al Tour of the Alps.
«Direi che questo primo anno da professionista sta andando alla grande, non mi aspettavo certo di essere a questo livello - spiega mangiando caramelle durante il defaticamento -. Se penso che l’anno scorso ero con gli juniores e ora sono a lottare con alcuni dei migliori corridori del mondo è pazzesco. È incredibile quanto sono migliorato in un solo anno, ma da quando sono professionista mi alleno praticamente il doppio e questo a quanto pare sta facendo la differenza. Fino all’anno scorso non mi allenavo poi così tanto».
«È chiaro che il salto junior-WorldTour è considerevole, ma mi è bastato lavorare bene negli ultimi mesi per essere già qui a questo livello. Lo so che sembra assurdo, ma è così» ammette, sorpreso ma neanche troppo, Seixas.
In attesa di scoprire quali limiti abbia, il giovane francese spiega di amare particolarmente le montagne (il suo sogno è andare in Nepal): «Sono prima di tutto uno scalatore, ma sto cercando di migliorare in ogni aspetto importante del professionismo - racconta ancora con apparente facilità -. Sto lavorando per le cronometro, sull’esplosività, in tutto insomma. Voglio diventare un corridore a tutto tondo».
Non è nemmeno impossibile vederlo vincere questo Tour of the Alps. «Vediamo, va già bene così. Oggi (ieri, ndr) abbiamo fatto la prima salita di Telves a ritmo altissimo, pensavo che sulla seconda scalata sarei scoppiato. E invece eravamo tutti nella stessa condizione, stavamo soffrendo. Ho recuperato bene, ma Storer andava a un ritmo davvero troppo alto, era lui il più forte».