
I Giusti tra le nazioni sono i non ebrei che hanno salvato gli ebrei durante il genocidio nazista. I Giusti sono persone che salvano, accolgono, testimoniano ed esprimono la propria umanità nel soccorso a un altro essere umano. I Giusti dello sport sono quelli che rendono ogni competizione degna di essere ricordata e vissuta.
E’ stato ripubblicato “Storie dei Giusti dello sport”, in una edizione più ricca (Mimesis, 448 pagine, 22 euro, a cura di Gino Cervi, premessa di Gabriele Nissim). Oltre alle 21 storie già presenti (il calcio con Bruno Neri, Matthias Sindelar, Arpad Weisz, Ernest Erbstein, Socrates, il Fussball-Club St. Pauli, Khalida Popal, compresi gli stadi De Meer di Amsterdam e Monumental di Buenos Aires; il nuoto con Eva Szekely; l’atletica con Peter Norman, Emil Zatopek, Donato Sabia, Son Kee-chung e Nawal El Moutawakel; il tennis con Arthur Ashe; il rugby con La Plata Rugby Club; la ginnastica con Vera Caslavska; il football americano con Colin Kaepernick; l’alpinismo con Nasim Esqhi; e il ciclismo con Gino Bartali, Albert Richter e Augusta Fornasari; https://www.tuttobiciweb.it/article/2023/12/17/1702744724/ora-pasto-giusti-sport-gino-bartali-albert-richter-augusta-fornasari), qui compaiono altre 13 storie. Quelle dello sciatore polacco Bronislaw Czech ritratto da Francesco M. Cataluccio, del pugile franco-algerino Marcel Cerdan descritto da Oscar Buonamano, del medico tedesco Ludwig Guttmann secondo Giacomo Corbellini e del medico italiano (ma nato in Egitto) Antonio Maglio secondo Riccardo Michelucci considerati gli inventori o i padri delle Paralimpiadi, del tedesco Harry Seidel, “il ciclista del Muro di Berlino”, ancora secondo Corbellini, della tennista statunitense Billie Jean King delineata da Bianca Senatore, del portiere di calcio Astutillo Malgioglio raccontato da Paolo Camedda, della stella della pallamano jugoslava Goran Cengic ricordato da Michelucci, della pugile iraniana Sadaf Khadem narrata da Fabio Poletti. Cervi si è occupato della pallavolista Lara Lugli, delle cicliste afghane, della calciatrice palestinese Natali Shaheen e di alcuni calciatori ambientalisti come il norvegese (e genoano) Morten Thorsby.
“Molte delle vicende raccontate in questo libro – scrive Nissim – sono state, e ancora sono, spesso dimenticate perché, con i loro comportamenti, questi sportivi hanno infranto il dogma che lo sport debba essere un mondo che basta a se stesso e che chi ci si dedica debba dimenticarsi di quello che succede intorno a sé”.
Lo sport è molto più del reparto giocattoli della vita. E’ storia, geografia e, oggi più che mai, educazione. Imparare a stare al mondo. Come si deve. O come si dovrebbe. Palla lunga e pedalare.
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