Abano Terme, Coppa Mazzuccato per allievi. Novanta chilometri. Un circuito breve, da fare due volte, poi un circuito più lungo. C’è anche una salita, quella del Monte Grande. Pronti, via, foratura. Virginio Pizzali mette i piedi a terra, scende dalla bici, strappa il tubolare vecchio, monta quello nuovo, gonfia, riparte e insegue. Non lo hanno aspettato. Davanti c’è battaglia. Due uomini in fuga, poi il gruppo, e a un minuto e mezzo dal gruppo ecco Pizzali. Testa bassa e menare, Pizzali chiede notizie – fuggitivi, distacchi, distanza - a un giudice in moto. Finisce con una scommessa: duemila lire, gli promette il giudice, se vinci la corsa. Ripreso il gruppo, staccato il gruppo, ripresi i fuggitivi, staccati i fuggitivi, Pizzali vincerà la corsa. E il giudice gli allungherà le duemila lire. Nel 1952, una bella cifra. Poi Pizzali torna a casa. In bici, da Abano a Padova, in treno da Padova a Udine, in bici da Udine a Mortegliano. Ormai notte. La coppa nello zaino.
Alla presentazione del documentario di Franco Bortuzzo su Ottavio Bottecchia a Mortegliano, lo scorso 6 dicembre, in una serata dedicata al ciclismo friulano, c’era anche lui, Virginio Pizzali. A parole, a ricordi, a memoria. E con un libro intitolato “Virginio Pizzali – Il campione di Mortegliano”, scritto da Francesco Tonizzo, pubblicato da Alba Edizioni (106 pagine, 10 euro). Racconti, fotografie, ritagli da giornali e riviste, figurine e cartoline, tesserini e coccarde. Oggi, 28 dicembre, Virginio avrebbe compiuto 90 anni.
Quella volta che l’adolescente Pizzali affrontò in un duello a pedali Rino Comuzzo, cicloamatore, sulla salita di Montenars, vicino a Gemona, prima rimase incollato alla sua ruota, poi lo saltò e lo staccò, e così si guadagnò la sua raccomandazione. Quella volta che, con la raccomandazione di Comuzzo, l’adolescente Pizzali si presentò da Dino Doni nella sua bottega di Udine, ottenne l’ingaggio, l’ingaggio prevedeva soltanto una maglia di lana, ma usata. Tutte quelle volte che i compaesani, vedendolo ritornare da una corsa, gli domandavano come fosse arrivato, e tutte quelle volte che l’allievo e poi dilettante Pizzali rispondeva loro “Strac!”, stanco.
Quella volta che a Parigi, al Parco dei Principi, in una prova fra stayer, l’azzurro Pizzali duellò con il fuoriclasse spagnolo Guillermo Timoner fino a sfinirlo e i trentamila spettatori si alzarono in piedi per applaudirlo, di più, osannarlo. Quella volta che il vecchio Pizzali consegnò a Renato Bulfon tutte le sue maglie, oggi esposte nel Ciclismuseo della sua Mortegliano.
E’ così che Pizzali non ha mai smesso di respirare, pedalare, vivere.
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