Tralasciando per il momento ogni possibile approfondimento sull’ultima complessa e contorta revisione del codice della strada, licenziata in questi giorni dal Parlamento, voglio esprimere la mia personale partecipazione alla soddisfazione e al merito di Marco Cavorso e dell’ACCPI (Associazione Corridori Ciclisti Professionisti Italiani) propositori e insieme protagonisti della distanza del metro e mezzo da osservare nel sorpasso dei ciclisti.
Questa norma, divenuta legge, sconta un certo scetticismo di efficacia a causa di quel “ove le condizioni della strada lo consentano” che il legislatore ha voluto precisare nel nuovo art. 148, tuttavia, a mio avviso, nessuno può sottrarsi all’onesto pensiero che comunque da qualche parte occorreva partire e che una legge, per quanto inizialmente fragile, è pur sempre un atto ineludibile e che dà forza a tutte le azioni possibili perché un poco alla volta questo principio trovi sedimento nella cultura di chi conduce veicoli sulla strada.
E casomai questo fosse poco, c’è forse altro che la FCI e il mondo del ciclismo hanno ottenuto da questo aggiornamento del Codice della Strada?
Un abbraccio quindi a Marco Cavorso per il suo straordinario impegno, nato dall’inguaribile ferita di avere nel 2010 perso suo figlio Tommaso mentre sulle strade della Toscana si allenava insieme ai suoi compagni.
E un grazie all’ACCPI che, protagonista di questa come di altre iniziative per la sicurezza dei ciclisti, è stato insignito del Premio Sicurezza in occasione della 28ª edizione del Giorno della Scorta, tenutosi a Faenza il 24 novembre 2019. Una giornata, per noi del G.S. Progetti Scorta, tra le più significative.
Nel tempo, tanti e troppi sono i ciclisti che hanno perso la vita sulle strade del nostro Paese, diversi dei quali spinti da noi stessi a pedalare in nome dello sport e della passione sportiva.
Il “metro e mezzo” può essere anche il rispetto della loro memoria, con il carico di dolore dei loro cari e degli sforzi che molti di questi hanno e stanno compiendo perché non accada mai più.
Per questo, questa misura dell’1,5 m, che sa tanto di regola tecnica, mi piacerebbe che almeno nell’ambito del ciclismo sportivo, da oggi si prendesse l’abitudine di chiamarla più significativamente la “distanza Tommaso”.
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