«Sono ragazzi, figli, padri, fratelli, persone, quelli che insultate e ponete in pericolo quando superate a pochi centimetri, considerandoli un intralcio, rischiando la loro vita e di toglierla ai loro famigliari».
Sono le parole di Joxean Matxin, general manager del team UAE di Tadej Pogacar, pronunciate con la passione di chi vive questo sport di fianco ai corridori, e andrebbero scritte all’ingresso di ogni strada provinciale, via cittadina, sui cruscotti delle automobili, per ricordare a tutti che la strada non è un campo di battaglia, soprattutto quando le parti sono così squilibrate, e ogni volta che si compie una manovra pericolosa nei confronti di un ciclista (parte vulnerabile della strada, così definito dalla legge), si mette a repentaglio una vita.
«Ogni ciclista, professionista o amatore, ha diritto a tornare a casa dai propri cari ogni volta che esce in bicicletta».
Bisogna fare qualcosa per sensibilizzare e far capire a tutti gli automobilisti, a quella minoranza che si comporta male sulla strada, che quando succede una tragedia ne pagano tutti le conseguenze ed è una cosa stupida perché molte volte questi comportamenti sono solo per non perdere quei pochi secondi ed attendere di effettuare un sorpasso in totale sicurezza.
Abbiamo raccolto questo appello in occasione del Giro d’Italia, nella pausa di Livigno, ribadito dai corridori, che hanno espresso una preoccupazione forte e pesante, denunciando una condizione di disagio sulla strada, una sensazione di continuo pericolo e di astio crescente da parte degli automobilisti.
Chi pedala sulle nostre strada sa benissimo di cosa parlano questi corridori, perché in gran parte del nostro paese gli allenamenti non sono così sereni, gli automobilisti sono “arrabbiati, nervosi, sembra che non ci sopportino o che non tollerino la nostra presenza e questi atteggiamenti creano situazioni di serio pericolo”, così ci dice Giulio Pellizzari, il più giovane tra i partecipanti al giro d’Italia, alla vigilia del suo exploit con Pogacar.
«Dobbiamo allenarci in serenità, poterci concentrare sugli obiettivi e invece si pedala con la paura che qualcuno ti possa investire!»: Nicola Conci esprime la sua preoccupazione per quello che accade sulle strade, sempre meno sicure.
Stesso concetto espresso da Luca Covili, che si ritrova spesso a preoccuparsi più delle auto che sfrecciano piuttosto che dei suoi allenamenti.
«La strada è il nostro ufficio», così esordisce Edoardo Zambanini, preoccupato per lo svolgimento del loro lavoro di corridori, ma anche per gli amatori o chi usa la bici per andare al lavoro o farsi un giro “salutare”: «è diventato troppo pericoloso, perché non c’è alcun rispetto sulle strade e la fretta o il nervosismo giocano bruttissimi scherzi, tanto che basta un nulla perché il tutto si trasformi in una tragedia».
Ci sono paesi come la Francia, la Spagna, il Belgio, l’Olanda, solo per citarne alcuni, dove i ciclisti vengono rispettati ed anzi ammirati, al punto che se non c’è sufficiente spazio ti stanno dietro anche a 15 all’ora, pur di non metterti in pericolo, mentre qui ti sfrecciano a velocità folli sfiorandoti, senza minimamente considerare il rischio che stai correndo.
Bruno Cenghialta, direttore sportivo del Team Astana invita tutti gli automobilisti a mettersi al volante con maggiore consapevolezza dei rischi che si fanno correre agli altri utenti della strada, in particolare i ciclisti, che si trovano in una posizione di grande vulnerabilità.
«Si tratta di ragazzi che si impegnano, fanno enormi sacrifici, oggi tutti estremamente educati sulla strada, meritano rispetto, e sono un esempio per i giovani ma anche per gli amatori e per tutti quelli che utilizzano le due ruote, uno sport meraviglioso che però in questi anni è funestato dal pericolo di incidenti. Incidenti che sono in aumento sia per numero che per gravità delle conseguenze».
Atleti e Manager quindi lanciano un appello, garbato ma carico di tensione, a tutti gli automobilisti, un messaggio che vuole essere positivo, di pace e di convivenza pacifica, nello stesso tempo a tutti i ciclisti di comportarsi nel modo più corretto, evitando distrazioni o manovre pericolose (quelle lasciamole alle competizioni) e ovviamente di iscriversi alla nostra associazione ZEROSBATTI, che da anni tutela e protegge tutti i ciclisti, ottenendo non solo il risarcimento dei danni subiti in caso di incidente ma portando alle Istituzioni un messaggio importante di richiesta di più sicurezza e norme più efficaci a salvaguardia di tutti i ciclisti, che siano atleti, amatori o ciclisti urbani.