Le cicliste sono entrate a far parte della grande famiglia del Tour 40 anni fa, nel giugno del 1984. E da subito si è parlato olandese: sei atlete "Oranje" si sono piazzate tra le prime otto nella tappa di apertura, con Mieke Havik a conquistare un successo storico. Su correva sulle stesse strade della gara maschile, anche se su percorsi più brevi, e le insaziabili olandesi avrebbero conquistato ben quindici vittorie di tappa (ma non il successo finale, andato alla statuntense Marianne Martin). Da allora l’arancione d’Olanda ha accompagnato la storia del Tour femminile e avvicinandoci all’appuntamento di agosto con la nuova edizione del Tour de France Femmes avec Zwift che partirà da Rotterdam, abbiamo incontrato alcune delle stelle del passato, del presente e del futuro di questa storia straordinaria.
Leontien van Moorsel è sicuramente una delle stelle più luminose della galassia "Oranje", con un palmares di proporzioni straordinarie e una leggendaria rivalità con la sua eroina d'infanzia, Jeannie Longo. Il loro duello più spettacolare andò in scena sull'Alpe d'Huez nel 1992, con Van Moorsel che vinse il Tour Cycliste Féminin appena tre anni dopo la sua unica partecipazione al Tour de France Femmes (1989). L'atleta olandese di Boekel ha concluso la sua carriera esattamente 20 anni fa alle Olimpiadi di Atene, dove ha conquistato nella cronometro la sua quarta medaglia d'oro olimpica, prima di conquistare lasciare il segno anche in pista prendendosi il bronzo nell'inseguimento.
Quattro volte campionessa del mondo su strada, a 54 anni Leontien ne ha fatte davvero tante di cose da quando ha smesso di pedalare: «Ho fatto davvero di tutto: concerti, televisione, pubblicità... Sono il direttore di gara dell'Amstel Gold Race Ladies. Per 10 anni ho gestito una casa - la Leontienhuis, vicino a Rotterdam - dove aiutiamo 100 famiglie che lottano contro i disturbi alimentari». Una patologia che lei stessa conosce bene visto che ad un certo punto ha dovuto interrompere la sua carriera e superarla prima di tornare alle corse nel 1998.
Leontien, lei aveva 14 anni quando nel 1984 si disputò il primo Tour de France Femmes: cosa ricorda?
«Che allora per la gara maschile era l'unica cosa che contava! Non credo nemmeno che la gara femminile abbia avuto una copertura televisiva in Olanda. Di ciclismo femminile nel mio Paese si parlava solo sulle riviste specializzate e passano alcuni brevi spezzoni in tv, nient’altro».
Cosa l’ha spinta allora a scegliere la bicicletta?
«Ho iniziato a pedalare perché lo faceva mio fratello. Lui ha un anno più di me e abbiamo tre sorelle più grandi. Ogni volta che mio fratello andava alle gare, le mie sorelle dovevano prendersi cura di me. Ma poi andavo a spifferare dei ragazzi con cui si baciavano e tutto il resto... Alla fine, i miei genitori hanno deciso di non affidarmi più alle mie sorelle e hanno iniziato a portarmi alle gare. È così che sono entrata nel mondo del ciclismo. Quando mio fratello è diventato troppo grande per la sua bici, l'ho ereditata e ho iniziato a girare per Rotterdam. All'epoca avevo otto anni. Non appena ho capito di avere un po' di talento, il Tour de France è diventato il mio grande obiettivo».
Il sogno si è avverato nel 1989, a soli 19 anni...
«Che ricordi meravigliosi! Sono arrivata trentunesima, c'era Jeannie Longo ai vertici e volevo diventare come lei. Quel Tour mi ha fatto capire che perdere un po' di peso avrebbe potuto permettermi di puntare al podio. Naturalmente, sono rimasta sconcertata quando il Tour è stato cancellato l'anno successivo, ma sono stato felice che sia arrivata un'altra gara a colmare il vuoto, anche se aveva un nome diverso. Nel 1989 sembrava che le donne fossero solo un diversivo prima che gli uomini entrassero in scena, cosa non ideale. Poi finalmente abbiamo ricevuto l'attenzione che meritavamo: un Tour tutto per noi donne».
E nel 1992, il suo grande duello con Jeannie Longo e lo spettacolo della sfida sull'Alpe d'Huez.
«Quella del 1992 è stata la mia più grande vittoria al Tour. Sono arrivata in punta di piedi e mi sono trovata a sfidare il mio modello. In seguito mi sono resa conto di quanto deve essere stato difficile per Jeannie vedere una giovane promessa sfidarla a viso aperto sul suo stesso terreno. Avevo un rispetto pazzesco per lei come atleta. Come persone, però, siamo di stampo completamente diverso. Le nostre sfide dentro e fuori dalla bici hanno dato grande visibilità allo sport femminile e il nostro duello sull'Alpe d'Huez è passato alla storia! Ero un fascio di nervi, se Longo avesse saputo...».
Cosa pensa del Tour de France Femmes avec Zwift che quest'anno partirà dai Paesi Bassi?
«È fantastico. E confesso di essere un po' gelosa di questa generazione. Quanto mi sarebbe piaciuto correre il Tour in Olanda! Demi Vollering ed io veniamo entrambe da questa regione, da Rotterdam: è davvero qualcosa di speciale vedere la prima tappa e la cronometro che si svolgono qui».
Negli anni '80 le cicliste olandesi erano già una forza da non sottovalutare ma non erano così brave in montagna come le ragazze che sono venute dopo, vedi Anna van der Breggen, Annemiek van Vleuten e ora Demi Vollering. Come mai?
«Le cicliste olandesi di oggi sono più in forma e più magre rispetto agli anni '80. E poi hanno telai fantasticamente più leggeri».
Come fa una piccola nazione di soli 17 milioni di abitanti a sfornare campioni di livello mondiale generazione dopo generazione?
«Abbiamo club ciclistici in ogni angolo dei Paesi Bassi, molte strade pianeggianti e piste ciclabili dove è possibile pedalare in sicurezza ovunque. I bambini imparano a pedalare in questo modo e vanno anche a scuola in bicicletta».
Lei sostiene anche un programma - Rotterdam Peloton - che insegna alle donne ad andare in bicicletta. Perché è stato importante per lei partecipare in questo modo al Grand Départ di Rotterdam?
«Quando otto mesi fa mi hanno chiesto di essere ambasciatore per il Grand Depart del Tour, non volevo solo mettere il mio nome, volevo anche avere un impatto reale, volevo qualcosa di concreto. Così ho chiesto di guidare un nuovo progetto: ci sono tante donne a Rotterdam che non sanno andare in bicicletta e che per questo hanno perso la loro indipendenza. Ho pensato di fare qualcosa per far sì che queste donne possano andare in bici da A a B, e che a loro volta sappiano trasmettere queste abilità alla generazione successiva. Ad esempio, è stato solo a fine carriera che ho iniziato a esplorare i Paesi Bassi in bicicletta e ho scoperto quanto sia bello il mio Paese. Il mio obiettivo è far sì che le donne di Rotterdam siano in grado di uscire e scoprire la loro città e molto molto di più».
LA SCHEDA
Leontien van Moorsel (Paesi Bassi)
Nata a Boekel il 20 marzo 1970
- Campionessa olimpica della corsa in linea (2000)
- Campionessa olimpica a cronometro (2000 e 2004)
- Campionessa olimpica di inseguimento su pista (2000)
- Due volte campionessa del mondo su strada (1991 e 1993)
- Due volte campionessa del mondo a cronometro (1998 e 1999)
- Vincitrice del Tour Cycliste Féminin (1992 e 1993)
- Vincitrice del Tour de la CEE (1992)
- Vincitrice dell'Amstel Gold Race Ladies (2002)
per scoprire le eroine della storia del Tour de France Femmes vai su https://www.letourfemmes.fr/fr/galerie-video/femmes-du-tour
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