La decisione di accorciare la tappa ha provocato diverse discussioni in gruppo. Significative le parole di Gianni Moscon, rilasciate al microfono di Gianfranco Benincasa su RaiSport: «Si era già cominciato ieri sera a parlare del maltempo, di possibili cambiamenti, di una tappa diversa da quello che era previsto. Stamattina si sono fatte diverse ipotesi, dobbiamo dare atto agli organizzatori che hanno pensato a noi corridori, mi spiace per oro che avevano disegnato una grande tappa. È vero che c'è il maltempo, ma per me si poteva correre, poi se qualcuno voleva fermarsi poteva farlo. Non ce l'ha ordinato il dottore di fare i ciclisti professionisti. Se non ci piace, possiamo cambiare lavoro».
Poi al microfono di tuttobiciweb il trentino ha precisato: «Ieri sera c'era stato un colloquio fra CPA e organizzatori e la decisione era quella di fare la tappa. Per noi la linea era quella e a quella avremmo diovuto attenerci»,
Anche Stefano Garzelli, commentatore di Raisport, che si trova in questo momento a Crans Monatna, ha criticato la decisione: «A mio parere non ci sono le condizioni per applicare il protocollo per le condizioni estreme. Tra l'altro stamattina s parlava della cancellazione della Croix de Coeur, la cui discesa è molto più impegnativa e rischiosa di quella del Gran San Bernardo, invece si è arrivati alla cancellazione della prima salita. È evidente che si è trattato di un accordo, con l'organizzazione che ha accolto in parte le richieste dei corridori ma ha preteso che ci sia gara vera nella parte finale della tappa».
Anche Ben Healy si allinea: «Dobbiamo solo correre. Queste sono le condizioni del Giro, te lo puoi aspettare. Tutti stanno soffrendo - ha detto l'irlandese della EF a Eurosport -. Ora avremo una corsa dura e breve, che sarà più adatta ai corridori di classifica».
Jack Haig manifesta invece dubbi sulla scelta della cancellazione del Gran San Bernardo e non della Croix de Coeur: «Non sono d'accordo con la decisione - ha detto all'Australian SBS - perché stamattina diversi corridori volevano eliminare la Croix de Coeur dal percorso a causa della superficie potenzialmente pericolosa in discesa. E poi perché in vetta non hai tempo per indossare giacche che ti proteggano. Ora partiamo ai piedi della salita, in salita ci scalderemo, ma poi si arriva a una pericolosa discesa in cui molti corridori rischieranno per recuperare. Quindi non capisco il compromesso».
«Abbiamo discusso ieri sera con il CPA - ha detto il leader della corsa Geraint Thomas a Cyclingnews - tutte le squadre hanno votato su ciò che volevano fare. Ad essere onesti, penso che sia una buona decisione. Penso che sarà ancora una tappa super dura. Abbiamo già visto tanti ragazzi tornare a casa malati, quindi se vogliamo arrivare a Roma con almeno 50 atleti, questa è una buona decisione. Penso sia un buon compromesso».