Julian ALAPHILIPPE. 10 lode. Era il favorito numero uno e da numero uno si porta a casa la prima tappa francese. Tappa e maglia: da standing ovation. Tutti in piedi, per questo straordinario corridore che parte deciso sulla cote de Mutigny quando al traguardo mancano 16 chilometri al traguardo. Tappa da 46 chilometri orari di media (scusate se è poco), con un finale di rara bellezza. Per il transalpino 11° vittoria stagionale, numero 47 per i Deceuninck Quick-Step. Dopo cinque anni (l’ultimo Gallopin), la maglia gialla torna ad un francese. Alé!
Michael MATTHEWS. 7. È un traguardo che gli sorride, ma sulla cote de Mutigny si fa sorprendere: non è il solo.
Jasper STUYVEN. 7. Attento, alla fine piazzato.
Greg VAN AVERMAET. 6. Finale esplosivo, un po’ troppo per un uomo pesante e di peso come lui.
Peter SAGAN. 5,5. Assieme ad Alaphilippe era l’uomo più atteso, ma lo slovacco attende troppo e si fa precedere da quello là, che va il doppio.
Matteo TRENTIN. 7. È il migliore degli italiani, con un sesto posto che dice molto: Matteo c’è e crescerà.
Sonny COLBRELLI. 6,5. È un lottatore, si butta sempre, ci prova sempre: corridore di carattere e di peso.
Thibaut PINOT. 7. Attento e lucido come pochi, con Bernal guadagna sui rivali: anche oggi è lì.
Egan BERNAL. 7,5. Si porta a casa 5” su molti, anche su Geraint Thomas. Sembrano dettagli (marginal gains), ma in una squadra come la Ineos i dettagli sono tutto. Guadagna 5” un po’ a tutti, da Nibali a Fuglsang, da Uran a Quintana, Richie Porte e Kruijswijk, da Romain Bardet ad Adam Yates: insomma, guadagna.
Fabio ARU. 51. È qui per ritrovare confidenza con le corse, con un Grande Giro. Certo che se poi nel finale sei appiedato da un guasto meccanico (problema al cambio), c’è poco da fare. Se poi a causa di un barrage (la maglia gialla staccata) la tua ammiraglia non può passare e sei costretto a ricorrere quindi alla bici del cambio ruote Mavic, cosa puoi fare? E se poi sei costretto a rifermarti nuovamente per prendere la tua Colnago e nel frattempo il cambio ruote si scontra con un’ammiraglia del seguito altro che perdere 51”… Per quanto mi riguarda, perde anche poco. Che jella!
Alberto BETTIOL. 30. Arriva staccatissimo, anche lui per colpa della “dama dai denti verdi”. Quando al traguardo mancano 30 km, nel pieno della bagarre, è costretto a mettere piede a terra per una foratura. Addio tappa...
Ilnur ZAKARIN. 4. Si arrende molto prima che si scateni la bagarre, e arriva a 3’51”.
Mike TEUNISSEN. 5. A 25 km dal traguardo comincia a battere in testa, e finisce nelle retrovie. Gambe pesanti, pedalata scomposta, l’olandese da tulipano si trasforma in crisantemo. Fine del sogno giallo per l’orange, e su di lui cala la notte. A sorpresa va in maglia, a sorpresa la perde.
Tony MARTIN. 9. Va via la fuga e lui come una sorta di “régulateur” si mette in testa al gruppo e tira da solo per tre quarti di gara. Davanti, al vento, senza chiedere niente a nessuno. Dopo la cronosquadre il tedesco della Jumbo Visma fa gli straordinari: straordinario.
CHAMPAGNE. 8. Il Tour lascia il Belgio (voto 11) ed entra in Francia. Paesaggi incantevoli, e omaggio anche alla regione dello Champagne, che da queste parti è eccellenza e simbolo di un Paese. Noi, poveri tapini, ci consoliamo però con gli spumanti e il prosecco (voto 10): patrimonio dell’umanità.
Tim WELLENS. 7,5. Uomo di classiche, sa come si fa e dove farlo. Resta con i compagni di fuga fino a 46 km dal traguardo, poi quando capisce che la fuga ha il futuro segnato, lui prova a scrivere il proprio, fin quando non arriva a doppia velocità Julian…
Stéphane ROSSETTO. 7. Parte con il numero rosso sulla schiena, per la sua combattività. E a confermare la sua propensione alla battaglia c’è la fuga di oggi, subito in avvio, come da copione più classico. Con lui entrano in gioco anche Yoann Offredo (Wanty), Tim Wellens (Lotto-Soudal), Paul Ourselin (Total) e Anthony Delaplace (Arkéa). Cinque uomini di nome e di assoluto valore, che danno dignità anche ad una fuga che sulla carta è prevedibile quanto scontata.