«Finalmente una proposta concreta, da presentare a tutte le componenti del ciclismo professionistico internazionale». Renato Di Rocco, presidente della Federciclismo, nonché vice-presidente dell’organizzazione mondiale della bicicletta, non si nasconde dietro un dito e accetta di farsi carico della proposta avanzata da Gianni Savio venerdì scorso nel direttivo di Lega a Milano.
Ormai è un fatto più che chiaro: con la riforma del ciclismo professionistico, dalla prossima stagione il movimento italiano rischia seriamente di chiudere i battenti. Le Continental sono formazioni dilettantistiche con una piccola finestra sul mondo del professionismo. Le Professional formazioni di seconda divisione, che rischiano di cessare la loro attività per mancanza di fondi. La ragione è semplice. La riforma prevede un allargamento delle formzizoni di World Tour da 18 a 20, con la conseguente riduzione da 4 a 2 delle wild-card.
Per fare un’attività di alto livello tra le Professional non sono più sufficienti 2/3 milioni di euro a stagione, ma stando bassi almeno il doppio. In questo momento, in Italia, senza la sicurezza di correre il Giro d’Italia è un investimento assolutamente improponibile. «Questo, però, non è assolutamente un problema solo italiano, ma di tutto il movimento – precisa Di Rocco -. La Francia, che ha tante formazioni di seconda fascia di buon livello, rischia altrettanto se non di più. L’Uci ha deciso di proporre una riforma che va al rialzo. L’asticella si alzerà e di molto, noi dobbiamo provare a saltare, non certo a stare sotto».
Una riforma al rialzo, che vede al momento le azioni del ciclismo italiano molto in ribasso. Ma la proposta di Savio sembra più che ragionevole.
«Mi farò parte attiva per portare nelle stanze opportune del ciclismo mondiale questa proposta – promette Di Rocco -. Mi sembra un’idea di assoluto buon senso: su due “wild-card” dire che almeno una deve essere riservata alla squadra del Paese organizzatore non è certo una follia. È una proposta di buonsenso e come tale spero che la considerino tutte le componenti del ciclismo, dall’Uci alla Lega per arrivare anche alla Rcs Sport».