Gianni Moscon si è messo il Tour alle spalle e sta lavorando allo Stelvio in attesa di rientrare alle corse il 15 settembre con la Coppa Agostoni e il giorno seguente con la Coppa Bernocchi. Il trentino si è raccontato in un’intervista concessa ad Andrea Schiavon di Tuttosport: ecco il suo pensiero.
«Non ho pensato molto a quanto accaduto al Tour, perché non avevo molto cui pensare, perché non ho fatto nulla. Se avessi davvero cercato di tirare un pugno a Gesbert, perché nelle immagini lui non si ritrae neppure per evitare questo fantomatico colpo? In realtà l’ho mandato a quel paese, in modo plateale. Ma il Team Sky è antipatico a molti, suscita malumori. E, visti i precedenti, io sono la pecora nera, quello più facile da colpire».
E ancora: «Il team è sempre stato al mio fianco, non ho ricevuto nemmeno una multa. E G (il diminutivo di Thomas ndr) a Parigi è stato molto gentile nei miei confronti. E, come lui, anche tutti gli altri compagni».
Il futuro: «Ho parlato con il ct Cassani e voglio guadagnarmi una chance mondiale. Vivo a Innsbruck, è una città in cui mi trovo molto bene e sono a un paio d’ore d’auto dalla mia famiglia. Quando vado a trovare i miei genitori, un giro in trattore per dare una mano me lo faccio sempre. Il percorso mondiale? Durisismo. E il muro finale è qualcosa di impressionante. C’è un tratto in cui la pendenza sfiora il 30% (è del 28% ndr). Servirà un 39x32. Oppure potrebbe andare bene anche un 36x30».
La crono: «Mi piacerebbe continuare a indossare la maglia di campione italiano. E poi, dopo aver dovuto stare così lontano dalle gare, ho voglia di correre ovunque. Ai mondiali? In caso di convocazione per i Mondiali, non è detto però che io partecipi anche alla crono: dipende da quante gare avrò bisogno di fare prima della prova in linea».