Il titolo evoca e ricorda il nome di un corridore pugliese di buona levatura, nato a Trinitapoli, al tempo in provincia di Foggia mentre ora è in quella di Barletta-Andria-Trani, il 10 marzo 1943, in una famiglia numerosa, otto figli. Il territorio è a vocazione prevalentemente agricola e si trova nella parte a nord della zona nota anche come regione storica della Capitanata, nell’ambito della riserva naturale Salina della vicina Margherita di Savoia con le sue saline sull’Adriatico, le più grandi d’Europa, in suggestiva ambientazione.
Già in giovanissima età Damiano Capodivento prova un’attrazione particolare per le due ruote ma trova però difficoltà anche a ricoverare nell’angusta abitazione di una famiglia numerosa, la “bici da corsa”, virgolette d’obbligo, con la quale coltiva la sua passione primaria.
Non fa mancare comunque il suo apporto di lavoro, con molteplici e vari impieghi, per il sostentamento della numerosa famiglia ricavandosi però, anche con sacrifici di sonno e riposo, la possibilità di pedalare e misurarsi con qualche amico in sella a un mezzo che, anche a distanza di tempo, definisce “un cancello” che, comunque, gli permetteva di praticare la sua passione.
Approda poi nell’agonismo tesserandosi per la squadra ciclistica Lanotte con sede nella vicina Barletta, la città della famosa, storica, disfida. Città che dagli anni 1930 ospita un velodromo, battezzato Littorio, e pista con curve sopraelevate, lunga i canonici m. 333,33 con fondo in cemento. Negli anni 1950 il velodromo è ribattezzato e dedicato a Lillo Simeone, medico e dirigente sportivo. È l’unica pista omologata attualmente in Puglia ma, da tempo, in stato di completo abbandono, purtroppo, come altre nel territorio italiano.
Damiano Capodivento si mette in bella evidenza, con molteplici risultati di rilievo e, a 17 anni riveste la maglia di campione regionale allievi. Le vittorie sono frequenti, soprattutto nelle gare con dislivelli sensibili. nelle corse delle categorie giovanili nelle gare del sud.
Il nome di Capodivento attira l’attenzione e l’interesse del Commissario Tecnico dei “puri” azzurri, l’esperto romano Elio Rimedio, che favorì il passaggio di Capodivento, con un corposo carnet di vittorie, alla Compagnia Atleti di Roma dove poteva allenarsi compiutamente, inquadrato nell’U.C. Vittorio Veneto per ragioni burocratiche sportive.
Lo stesso Rimedio lo seleziona per il Tour de l’Avenir 1965, con il compagno di squadra in maglia tricolore, il marchigiano Giancarlo Polidori di Sassoferrato e Aroldo Spadoni, altro marchigiano purosangue, originario di Corinaldo. Capodivento mette a frutto le sue doti di scalatore passista al servizio della squadra azzurra, soprattutto. Nel frattempo, si era tesserato per la Sima di Jesi, formazione di primo rilievo, allora anche quale azienda di notevole dimensioni, dove hanno gareggiato molti nomi poi passati con successo al professionismo.
Il passaggio nella massima categoria avviene nel 1966 nella veneta Vittadello con i milanesi Cribiori, Vigna e quindi Vito Taccone con il quale Damiano ha subito un buon rapporto, grazie anche all’aiuto che poteva garantire in salita al focoso abruzzese, e Polidori. È un esordio denso di difficoltà dato che non sempre è convocato alle corse e scopre che il motivo è il costo delle trasferte dalla Puglia che pesano sul non principesco “budget” della formazione.
L’anno seguente, il 1967, è ingaggiato dalla milanese Max Meyer guidata dall’ammiraglia da Gastone Nencini e formata da un mix fra giovani e meno giovani pedalatori. La sua situazione non muta di molto ma, con tenacia, continua l’avventura fra i prof nella GBC guidata dal d.s. Franco Cribiori, nel biennio successivo, il 1968 e il 1969. Era una formazione composita con molti specialisti della strada, della pista, del ciclocross, con presenza di molteplici passaporti internazionali ripartiti fra i tesserati.
Capodivento qui conferma le sue doti di combattività sui terreni mossi e in salita, con piazzamenti di rilievo anche al Giro d’Italia dove si distingue nella classifica della combattività. Per 15 tappe ha conservato il cappellino rosa in palio per il primo della classifica all’Intergiro di allora che ha poi passato, nientepopodimeno che, a Eddy Merckx. E ci tiene molto a ricordarlo, giustamente.
Ha poi altre proposte per proseguire la carriera professionistica ma, da persona avveduta, comprende che forse è il tempo di scrivere la parola fine alle corse fra i professionisti ma non abbandona assolutamente, anzi…, la passione per pedalare e si trasferisce al nord stabilendosi a Caronno Pertusella, provincia di Varese, a metà strada fra Milano e Saronno, lungo la vecchia s.s. Varesina aprendo un autolavaggio e un piccolo negozio di biciclette.
E si diletta a gareggiare fra i cicloamatori, con serietà e assidua costanza, dove ottiene un’estesa messe di risultati con maglie tricolori passando di categoria in categoria fino agli over 70.
Ingrandisce l’autolavaggio e il punto vendita e assistenza per le biciclette che tuttora frequenta quotidianamente anche se, con il lavoro manuale, ha “alleggerito il rapporto” così come in bici che usa solo per distese passeggiate.
Nel 2017 è stato festeggiato dalla Municipalità di Barletta per il suo curriculum sportivo e ai festeggiamenti ha preso parte anche Domenico De Lillo in quanto suo papà, il noto massaggiatore e fisioterapista Pasquale, era nativo di Trinitapoli. Il De Lillo “stayer”, con carriera lunga e variegata, varie volte ricordata anche in questo sito, ha sempre mantenuto – e tuttora mantiene – una viva amicizia con la famiglia dell’amico Damiano Capodivento, come testimoniato nell’immagine proposta.
E l’amico Damiano reagisce vivacemente quando il noto stayer, prima corridore e poi avveduto allenatore in moto, viene definito “ciucciaruote” anche su strada. Accetta e sposa la definizione di “limatore-principe” per l’amico italo-elvetico, per l’abilità con la quale limava la ruota posteriore di chi lo precedeva, con innato stile ed eleganza, sia in pista, sia su strada, ovviamente strada in esclusiva pianura.
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