Il campione d'Italia Giacomo Nizzolo è stato protagonista di un «Uno contro tutti» molto interessante. Stimolato dalle domande del nostro direttore Pier Augusto Stagi e dei tifosi presenti in sala, il brianzolo della Trek Segafredo ha parlato della sua carriera, della sua crescita, della seconda maglia rossa conquistata al Giro d'Italia, del tricolore, del mondiale e delle ambizioni per le prossime stagioni.
Una tradizione che si rinnova, un campione che continua a crescere e si mette in discussione in un momento chiave della sua carriera. Dopo il saluto del sindaco Stefano Soldan e il benvenuto dei padroni di casa, vale a dire i fratelli Lucchetta, è stato premiato con una loro bellissima cucina Edward Ravasi, corridore della Colpack e della nazionale, che ha conquistato la vittoria nell'Oscar tuttoBICI Gran Premio Euromobil riservato agli Under 23.
Dopo i meritati applausi riservati dalla platea a questa giovane promessa che dall'anno prossimo difenderà i colori della TJ Sport, i riflettori si sono concentrati su Nizzolo. «Il 2016 è stato un anno bellissimo, dopo la tappa conclusiva del Giro d'Italia e la bella dose di incazzatura che ho accumulato quando la vittoria mi è stata tolta dalla giuria ho puntato al campionato italiano. Dopo il successo tricolore, ho messo nel mirino un'altra maglia: quella azzurra. Ho dovuto conquistarmi i gradi di capitano per il campionato del mondo contro un Elia Viviani che ha strameritato il titolo olimpico. Come dice mio padre "non sono nato la domenica, ma il lunedì". Mi devo conquistare sempre tutto, senza mai sedermi. A Doha abbiamo corso molto bene e alla fine la sfida iridata si è decisa con una "volata tra finiti". Con qualche forza in più un bronzo mondiale l'avremmo potuto portare a casa, ma non ho rimpianti. Sagan è un fuoriclasse, in un ciclismo di altissimo livello, in cui ognuno cura il minimo dettaglio lui gioca, gli viene tutto facile. Uno così non è mai esistito, è giusto che indossi lui la maglia iridata».
Questa serata di chiacchiere e confidenze ha rappresentato una sorta di giro di boa per il tricolore, a cavallo fra la stagione appena conclusa e la prossima che già si profila all'orizzonte con il primo ritiro che si svolgerà in Spagna ad inizio dicembre. «D'inverno faccio quello che non posso fare durante l'anno, come andare in moto (ma non scrivetelo) e fare le cose normali che fanno i miei amici nella vita di tutti i giorni, come andare a ballare. Rimettermi in riga è difficile nei primi giorni, ma ripreso il ritmo mi pongo i miei obiettivi e lavoro per ottenerli. Qualche mattina avrei voglia di mettermi sul divano, ma non si può. Bisogna cambiarsi e uscire ad allenarsi. Le vittorie si costruiscono con i sacrifici di tutti i giorni».
E ancora: «Tra i velocisti di oggi penso il più forte di tutti sia Marcel Kittel, è vero che gli serve la squadra per disputare al meglio lo sprint, ma raggiunge punte di velocità che gli altri si sognano. Ammiro molto Alexander Kristoff, come ha vinto il Fiandre lui davvero in pochi. Nel 2017 avrò al mio fianco John Degenkolb, non posso negare che per me sarà una figura ingombrante ma sono già entrato nel mood di rubargli il mestiere, di imparare da lui. La convivenza non sarà semplice per uno come me, molto ambizioso, ma essere insieme a lui in squadra sarà senz'altro un motivo di crescita per me. Il mio programma prevede il Giro d'Italia, al Tour de France la squadra sarà costruita attorno ad Alberto Contador. Il mio obiettivo per la prossima stagione? Arrivare in ottima condizione alla Milano-Sanremo, la mia corsa dei sogni».
Alla fine della stagione 2017 sarai contento se...? «Vinco una tappa al Giro, mi confermo in maglia rossa, in maglia tricolore e porto a casa una medaglia mondiale. Lo so, la sto sparando grossa, ma ho bisogno di puntare in alto e darmi delle responsabilità. Vivo per l'adrenalina».
da Pieve di Soligo, Giulia De Maio
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