Una volata lunga. Lunga un anno. Tanta rincorsa dall’idea, dal progetto, all’appuntamento, al giorno. Sabato 7 dicembre la festa, domenica 8 il compleanno. Nella sua Errano. Così Renato Laghi ha celebrato i suoi 80 anni con le sue due famiglie, quella formata da moglie, figlie, generi e nipoti, e quella composta da amici, compagni, colleghi del ciclismo. Da Gibì Baronchelli a Italo Zilioli (in una telefonata a viva voce), da Glauco Santoni a Daniele Caroli, da Luigi Castelletti a Giancarlo Toschi, da Walter Gorini a Ginazza Cavalcanti, da Giovanni Fabbri a Vittorio Chiarini, da Alfio Vandi a Michele Coppolillo, dai fratelli di Ercole Baldini al figlio di Pipaza Minardi… Affetto e amicizia, stima e gratitudine, una sana atmosfera doppiamente familiare.
In questa volata lunga, “Un milione di km in bici”. E’ il libriccino (80 pagine di testo, 20 di fotografie) in cui Laghi si racconta. “La bicicletta è stata la mia passione, il mio lavoro per diversi anni, l’oggetto dei miei desideri”, premette. “Desideravo raccontare tutto questo, ma mia moglie mi diceva che ‘la propria vita si racconta quando uno non c’è più’”, confida. Ma con la mia complicità, lo ha fatto. Nel tinello e a tavola, in macchina e al telefono, tra album di foto e scatole di ritagli, sempre accompagnato dal timore di apparire presuntuoso. Il suo milione di km in bici lo ha percorso, e continua ancora, da “cinèla” a pensionato attraverso l’agonismo da allievo a professionista.
La nascita sotto le bombe in un rifugio antiaerei. La folgorazione in un Giro di Romagna, Renato non ha neppure cinque anni, Fausto Coppi quasi 40, e anche quel giorno di maggio il Campionissimo è un uomo solo al comando e la sua maglia è bianca e celeste. La prima bicicletta, una Alpi, acquistata con il gruzzolo accumulato raccogliendo, e poi rivendendo ai ferrivecchi, le schegge delle granate di guerra. La prima corsa a Solarolo, uno più furbo che gli s’incolla alla ruota e lo supera a un niente dal traguardo. Il primo trionfo a 19 anni, campione italiano allievi Csi. Avrà almeno un altro giorno di trionfo, al Giro d’Italia 1977, la tappa da Madonna di Campiglio a San Pellegrino Terme, la foto – mani basse sul manubrio, testa incassata nelle spalle, bocca spalancata, bici inclinata a forza di spingere sui pedali – è stata scelta per la copertina.
Gregario. Di quelli da fatica, da salita, da piazzamento. Per Taccone e Ritter, Bitossi e Baronchelli, Paolini e Visentini. “A Bitossi – racconta Laghi – volevo così bene che quando arrivò secondo ai Mondiali di Gap, lui piangeva sul palco e io piangevo alla tv”. Perché i gregari alla Laghi, ai loro capitani, offrivano gambe e polmoni, ma anche sentimenti ed emozioni. “Visentini, un gentiluomo, educato e leale, elegante e talentuoso – precisa Laghi -. Con lui si rideva. Mi voleva bene. Studiava da maestro di sci. Quando poteva, andava al Passo del Tonale”. Laghi raccoglieva confidenze, adesso distribuisce ricordi. “Taccone aveva un carattere speciale. Fumantino, irascibile, a volte esplosivo. Durante il Giro d’Italia, a Campitello Matese, fece a pugni con Ivan Pierozzi, un nostro compagno alla Germanvox, toscano di Lamporecchio. Li trovammo mentre rotolavano, la sera, sul pavimento, in albergo. Separato a fatica, Vito scappò dall’albergo”.
Di Laghi ha scritto Gianni Mura sulla “Gazzetta dello Sport”: “Laghi non ha quel che si dice un fisico erculeo, però ci dà dentro senza troppo badare agli spiccioli”. E quando la fuga finisce, “lui ha appena il tempo di sorridere, di parlare non è il caso perché si ritrova piuttosto sfiatato”. Di Laghi ha scritto anche Luigi Gianoli, sempre sulla “Gazzetta dello Sport”: “Medio di statura, cosce gonfie da far invidia alle statue del Giambologna, polpacci magri, svelto di vita, profondo di petto, sopra un esile corpo porta in bilico una testina tonda sormontata da ispidi capelli, di cui un ciuffo ribelle gli arriva a toccare un naso piccolo e impertinente, appuntito, anzi arricciato in su come quello di Cleopatra”.
Dodici Giri d’Italia, due Mondiali nel ciclocross, ancora in sella nelle ciclostoriche, Laghi non sente la catena. Neanche quella dei suoi 80 anni.
PS “Un milione di km in bici” (con la prefazione di Claudio Gregori e la postfazione di Sergio Ghisleni, impaginato e stampato dalla Tipografia Faentina) non è in vendita. Però, magari, chissà, Renato Laghi ha una copia in più.
FOTO DI IDO TALENTI