Le vittorie di Tadej Pogacar spesso vengono confrontate con quelle di Eddy Merckx, ma questo è un confronto che non piace a nessuno dei citati e tanto meno piace ai belgi, che possono vantare di aver assistito alla nascita del loro campione. Lo diciamo solo una volta per ricordarlo bene: nel 1970 e nel 1974 Eddy Merckx vinse otto tappe al Tour de France. Nella migliore delle ipotesi, Tadej Pogacar, oggi arriverà a quota sei, ma a condizione che batta Remco Evenepoel nella cronometro finale di Nizza. Sarà difficile questo, perché Evenepoel è uno tra i favoriti per forza fisica, ma è il favorito numero uno per desiderio di vittoria.
Il paragone con Eddy Merckx è frequente negli ultimi giorni, ma questa è ovviamente una sciocchezza, in particolare se si guarda al periodo storico e all’evoluzione che il ciclismo ha fatto in questi anni in ogni settore, senza dimenticare materiali, preparazioni e alimentazione. Ma se vogliamo tornare a Eddy Merckx, dobbiamo ricordare che anche lui non ha regalato vittorie di tappa a nessuno. Nessuna vittoria per gli altri, questa era la sua filosofia, che lo ha portato ad avere il soprannome di Cannibale. Il fiammingo, nemmeno nelle corse di paese lasciava le vittorie agli altri, quindi perché oggi dovremmo stupirci di Pogacar?
«Il ciclismo è uno sport dove se puoi devi vincere – Ha detto Pogacar – Per quale motivo devi assecondare il tuo avversario più vicino?».
Questo è un discorso, che dal punto di vista dello sloveno è perfetto e racchiude tutto il piacere che prova nel prendersi una vittoria. Quindi, se fosse costretto a rinunciare al proprio piacere, allora forse inizierebbe anche ad amare di meno questo sport.
«Abbiamo dato alla fuga un vantaggio sufficiente, avevano davvero buone possibilità di vincere la tappa. Ma poi la Soudal-Quick Step ha iniziato ad aumentare il ritmo sul Col de Colmiane. Sapevo già che avremmo affrontato una salita finale molto impegnativa. Remco Evenepoel ha fatto tutto il possibile per superare Vingegaard e durante il secondo attacco, Jonas ha risposto. Sono andato avanti con Jonas, ma non volevo collaborare con lui. Volevo che Mas e Carapaz corressero per la vittoria di tappa. Ma Jonas voleva guadagnare più tempo su Evenepoel, tanto per essere sicuro. Nel ciclismo sei pagato per vincere e se non vinci non si può dire che le cose vadano bene».
In queste dichiarazioni c’è tutto il pensiero dello sloveno e la spiegazione delle sue azioni, che di certo non possono essere ritenute ingiuste. Pogacar in gruppo è rispettato dai suoi avversari e nessuno, neanche Vingegaard, ha pensato che quella quinta vittoria non dovesse arrivare. Questo è il suo modo di correre e al limite, gli appassionati possono dividersi in tifoserie e decidere a chi dare il proprio voto.
Alla fine se guardiamo alle vittorie di Bernard Hinault, quante volte possiamo dire che ha lasciato qualcosa a qualcuno? Le sfide possono essere appassionanti anche per la loro crudeltà e se andiamo a guardare quanto avviene nel ciclocross, non possiamo stupirci se Van der Poel continuerà a sconfiggere Van Aert e tutti gli altri, senza crearsi problemi. Forse ci sarebbe da guardare anche a quanto accaduto a casa nostra e non bisogna andare troppo indietro ai tempi di Coppi e Bartali, ma guardare per esempio se Moser e Saronni si sono regalati vittorie a vicenda.